Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jennifer Owens (Irlanda, 1982 - ) - Discussion Developed (2008)

 

Le promesse sono solo promesse

di Gianni Di Quattro

 

È vero che i politici fanno tante promesse nelle campagne elettorali per potere avere il voto del maggior numero di cittadini possibile ed essere dunque eletti. La maggior parte dei cittadini intuisce che sono solo promesse e che non verranno mantenute anche perché, al di là della volontà del singolo candidato richiedente la fiducia, è nella maggior parte dei casi proprio impossibile poterle mantenere.

È impossibile perché la macchina dello Stato, della sua burocrazia non consente ad un singolo deputato o senatore di mantenere grandi promesse a meno che non si tratti del leader di un partito importante ed anche in questo caso forse non dobbiamo usare più la parola impossibilità, ma certamente al suo posto non conviene usare la parola facilità. Nella migliore delle ipotesi tutti i deputati e senatori infilano nelle leggi di un certo respiro e soprattutto in quella che ogni fine anno viene definita di bilancio e che è in pratica il budget dello Stato, piccole varianti, emendamenti, integrazioni fatte all’ultimo minuto quando non possono essere più cancellate pena il ritardo di tutta la legge che sono favori a propri elettori o a propri parenti o a propri interessi (quello che viene chiamato il mercato delle vacche e che rappresenta uno degli spettacoli più volgari della democrazia e la rappresentazione del degrado massimo della figura di parlamentare).

Questa situazione è molto diffusa in tutto il mondo e rappresenta un buco del sistema democratico, ma è evidente con maggiore intensità e diffusione nei paesi dove la rappresentanza parlamentare è maggiormente degradata, tra i quali purtroppo è da annoverare anche il nostro.

Del resto le promesse dei politici ricalcano le famose promesse di marinaio e non solo, sono tante le persone che oggi fanno promesse che poi non mantengono, anche nel mondo commerciale e sono famosi certi spregiudicati operatori che riescono ad accumulare fortune facendo credere le famose lucciole per lanterne o persino vendendo cose che non esistono e che masse di cittadini credono di avere avuto.

Forse questo è l’aspetto più inquietante della questione e cioè che la presentazione di un qualche cosa di falso e che qualunque mente serena e anche modestamente dotata dovrebbe riuscire a capire, riesce ad avere consenso e successo nella popolazione. Non ci si può meravigliare del successo di un candidato o di un partito che propone illusioni quando la gente è riuscita a comprare del sale da cucina come strumento magico o a fare investimenti finanziari assolutamente non credibili affidando i propri averi a lestofanti di tre cotte, con l’unico merito di sapere parlare in modo fascinoso.

Del resto il problema è quello di un mondo a cominciare da quello politico, che lo fa per conquistare il potere, che racconta bugie, favole e illude milioni di persone promettendo quello che la gente vuole sapendo che non potrà mantenere le promesse. Al massimo potrà far credere di averle mantenute con lo stesso sistema della fascinazione o di non averle potute mantenere per colpa di questo o di quello, in genere avversari e competitori precedenti, coesistenti o futuri possibili.

Questo mondo oggi si chiama il mondo delle fake news e tutti ne parlano, lo spiegano, tanti partecipano ad iniziative che si propongono di svelarlo e attutirlo. Finora senza esito e anzi le rilevazioni dicono che il mondo delle fake news è in aumento e del resto corrisponde alla realtà virtuale, ad una realtà che non esiste e che può essere solo percepita se chi la racconta o la vuole vendere usa i metodi giusti.

I metodi giusti vuol dire individuare i temi di maggior fascino per le masse e soprattutto utilizzare in modo appropriato e spregiudicato la tecnologia. Tramite la tecnologia si possono definire i contorni delle persone che ci interessano (elettori, compratori, seguaci), si possono fidelizzare con una azione continua di presenza attraverso gli smartphone (oggi di gran lunga lo strumento più diffuso e utilizzato al mondo), si possono in definitiva coinvolgere nei propri progetti di potere promettendo molto e dando poco. Del resto si sa che oggi molti leader politici sono alla ribalta grazie all’uso “sapiente” della tecnologia, i casi ad esempio di Trump e di Salvini sono casi importanti in paesi occidentali, apparentemente colti, oggi oggetto di studio e di interesse di tanti altri paesi e di tanti altri leader politici internazionali.

Il pericolo può venire dal momento in cui tutti incrociano le loro battaglie utilizzando la stessa tecnologia (oggi in mano a livello mondiale a poche aziende) e le stesse metodologie. Cosa può succedere, come possono reagire milioni di persone sollecitate allo stesso modo da persone diverse che promettono le stesse cose, come può fare a vincere uno dei tanti competitori? Può esserci un pericolo sociale in questo momento non chiaramente focalizzato e comunque non immediato.

Piuttosto, un altro pericolo esiste e questo più immediato. Che può succedere se qualcuno dei politici decide di mantenere le promesse fatte e che sono impossibili o che comunque possono procurare lacerazioni profonde di intere strutture statali e di equilibri sociali portando quel paese al di fuori di ogni competitività e facendolo precipitare in breve tempo in una profonda crisi?

In altri termini, il pericolo maggiore dei nuovi scenari politici e tecnologici, sempre più correlati, non viene dal fatto che una forza politica promette, vince e non mantiene, ma dal fatto che una forza politica, promette, vince e mantiene. Il salto verso l’ignoto è forte, la paura dello sfascio ancora di più. Non è in ballo la fine della democrazia o la sua limitazione, potrebbe essere in ballo la esistenza stessa del paese dove questo fenomeno, raro ma possibile, si dovesse verificare. E la sensazione è che questo aspetto del problema o non viene capito o viene sottovalutato, certamente non considerato in modo adeguato perché la gente è abituata che non importa chi vince o perde tanto nulla cambia. Ma prima o dopo anche il gattopardo potrebbe sbagliarsi!

 

Inserito il:25/01/2019 12:43:49
Ultimo aggiornamento:25/01/2019 12:48:28
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