Palloncini in piazza Tiananmen
I 100 anni del Partito Comunista Cinese
di Vincenzo Rampolla
1 luglio 2021, ore 12:51 - una cronaca virtuale.
La Cina festeggia il secolo di vita del Partito Comunista Cinese (PCC) e del nuovo mondo che ha creato. Di fronte a 70.000 persone radunate nell'iconica Piazza Tiananmen a Pechino, Xi Jinping sta posando come erede di Mao Tse-tung. Due giorni dopo aver esaltato la sua gestione della pandemia di Covid, questo giovedì il regime cinese ha organizzato una fastosa cerimonia. Nella Piazza Tiananmen di Pechino, migliaia di partecipanti in squadre istruite perfettamente hanno celebrato il 100° anniversario del PCC fondato clandestinamente nel luglio 1921 a Shanghai e regnante sovrano nel mondo dal 1949.
Uno schermo più che gigante, migliaia di bandiere hanno salutato la cerimonia con decine di migliaia di palloncini. Per commemorare il centenario della nascita del PCC, Pechino ha voluto le cose in versione grandissima, immensa, maestosa. Migliaia di persone selezionate con cura, scelte per formare il pubblico per la grande cerimonia, non hanno dormito la notte della vigilia, accampate per superare gli infiniti controlli di sicurezza. Davanti ai loro occhi assonnati, migliaia di soldati, studenti, liceali, si sono mobilitati in perfetta sequenza sulla grande piazza Tiananmen e sui suoi 440.000 mq attraversati da un enorme tappeto rosso trionfale.
All’apertura della cerimonia, sono iniziati canti di massa di canzoni comuniste, tra cui quella intitolata Senza il Partito Comunista, non ci sarà la Nuova Cina.
Una gigantesca bandiera falce e martello sventola sulla piazza, poi nel cielo è apparso il numero 100, formato da 30 elicotteri. Sono seguiti aerei militari da combattimento e una pattuglia acrobatica che ha lasciato una scia multicolore sulla capitale. Mentre gli elicotteri continuano il volo in formazione 100, si sentono 100 colpi di cannone e viene issata da Xi la bandiera nazionale su un palo piantato di fronte alla Porta di Tiananmen. È da questa piattaforma, da dove il fondatore del regime di Mao Tse-tung proclamò la Repubblica popolare, che parlerà Xi Jinping. Al potere dalla fine del 2012, indossa il rivoluzionario costume cinese, soprannominato per l'occasione il costume di Mao e si erge imponente sopra il gigantesco ritratto dell'ex leader. I due uomini appaiono con lo stesso vestito grigio chiaro. La differenza sta nel ritorno all’identificazione del Partito con il suo leader, Xi Jinping, avvenuta nell’ultimo decennio del PCC. Il limite a due mandati, pensato per evitare che si ripetessero le dinamiche di lotte intestine e di corruzione emerse nel passato, è stato cancellato e si assiste a un accentramento del potere in una sola figura, in assenza all’orizzonte di un erede al nuovo trono. Erede emulo di Mao, l'attuale numero uno cinese si affida a questa figura tutelare, ancora venerata da molti cinesi, per affermare la sua autorità. Compagni, cari amici... esordisce Xi Jinping. Incrocia la sua tradizionale retorica di partito con riferimenti comunisti, assicurando che il marxismo rimanga la bussola del Paese nonostante le radicali riforme economiche intraprese da 40 anni, grazie all'economia di mercato. Il popolo cinese ha creato un mondo nuovo, afferma in tono duro. Solo il socialismo può salvare la Cina, ribadisce convinto.
Con una lotta coraggiosa e tenace, la Nazione ha inaugurato un grande balzo, raggiungendo la prosperità per diventare forte e per realizzare il ringiovanimento che è in un percorso storico irreversibile.
Vestito con il famoso costume di Mao, Xi Jinping si investe del coraggio di pronunciare un discorso provocatorio, quasi offensivo, esaltando i meriti del comunismo in stile cinese e il potere della sua Nazione. Promette di rafforzare ulteriormente l'esercito cinese e aggiunge: Dobbiamo intraprendere un'azione risoluta per sconfiggere del tutto qualsiasi tentativo di indipendenza di Taiwan e realizzare la riunificazione della Cina. È una missione storica e un impegno incrollabile e sarà assicurata la stabilità di Hong Kong, garantendo nel contempo la sicurezza e la sovranità della Cina continentale. Nessuno deve sottovalutare la grande determinazione del popolo cinese di difendere la sovranità nazionale e l'integrità territoriale.
Xi si sta rivolgendo palesemente alle Nazioni del mondo, a coloro che lo incolpano della stretta in atto su Hong Kong, a chi lo accusa del trattamento delle minoranze nello Xinjiang, alle diplomazie oltraggiose di alcuni Paesi. Assicura che: l'era della Cina macellata e vittima di bullismo è finita per sempre. Il popolo cinese non permetterà mai a nessuna forza straniera di bullizzarci, di costringerci e renderci schiavi.
Al termine della cerimonia, come all’inizio, gli studenti sventolano bandiere della Cina e del PCC per accompagnare le ultime parole di Xi Jinping. Trionfa lo sfondo rosso, simbolo della lotta e il giallo brillante delle cinque stelle, la stella grande a indicare la guida del Partito e le quattro stelle più piccole a rappresentare le classi sociali degli operai, i contadini, la piccola borghesia e i capitalisti simpatizzanti del Partito.
Il popolo cinese non permetterà mai a una forza straniera di intimidirlo o di opprimerlo, dice. Chiunque oserà provare a farlo avrà la testa in frantumi contro la Grande Muraglia d'acciaio forgiata da oltre 1,4 miliardi di cinesi, e conclude nell’ovazione e negli applausi del popolo. Questo giovedì mattina la frase del leader è diventata virale sul sito cinese Weibo, un social network simile a Twitter.
(consultazione: j.cl. le parisien international; affari internazionali – f. ghiretti; la repubblica; adn kronos – tg24; corriere asia; wikipedia)