Cody van Tol, DeviantArt (Canada, 1987 - ) - Anger, Rage, Hate
L’odio e il potere
di Gianni Di Quattro
Osservando la storia nei suoi vari momenti e situazioni in ogni luogo del mondo, si nota con assoluta chiarezza che quando si fa una rivoluzione è normale che chi la fa odi profondamente il ceto sociale o le persone fisiche contro cui viene fatta, prima ancora di proclamare gli ideali che dice di volere perseguire e che servono per dare un senso a ciò che compie. E, inoltre, che non si fermi dinanzi ad alcun massacro di piazza o dinanzi ad alcuna atrocità che dopo sarà giudicata dagli amici della sua parte come necessaria e indispensabile. In altri termini, l’odio è una componente essenziale per la riuscita di qualsiasi rivoluzione.
Ma l’osservazione non riguarda solamente le varie rivoluzioni, ma anche tutti i poteri assoluti, le dittature dove il tiranno ha bisogno di fomentare continuamente l’odio contro chi non è un suo fanatico sostenitore e magari dimostra timidezza e per questo potrebbe essere pericoloso in eventuali circostanze avverse. L’odio serve anche a giustificare i comportamenti violenti contro gli oppositori che naturalmente ogni regime, specie se feroce, è costretto a sviluppare per continuare a detenere il potere.
La crescita delle diseguaglianze sociali che si sono verificate e accentuate negli ultimi anni e che si stanno radicalizzando in tutti i continenti sta aumentando il tasso di odio che viene promosso da chi pensa di prendere il potere anche in regimi definiti democratici a prescindere dal tasso di democratizzazione di ciascuno di essi. Perché la democrazia, in una comunità molto diseguale, spinge un gruppo appartenente o partigiano di un ceto sociale contro gli altri ceti sociali e i suoi meccanismi non consentono di attendere agli interessi di tutto il popolo. Perché non ci sono risorse per tutti a meno che il livellamento non sia verso il basso, cosa che nessun gruppo al potere in un regime democratico può pensare di perseguire perché scontenterebbe la classe agiata della popolazione che rappresenta da una parte il più importante sostentamento dello Stato e dall’altra perché non si governa senza il supporto dei gruppi sociali forti.
La burocrazia che condiziona ormai le democrazie, anche le più illustri e che hanno tanti anni di esperienza alle spalle, e i sistemi istituzionali sempre più complicati e sofisticati e che si sono allontanati dalle semplicità tradizionali che consentivano a tutti di capire e di partecipare consapevolmente, favoriscono non più un gioco alternativo di maggioranza e minoranza in un clima di collaborazione per gli interessi della comunità, ma spingono gruppi o partiti o movimenti contro altri e che per vincere e poi gestire hanno bisogno dell’odio dei propri sostenitori contro tutti gli altri.
L’odio che oggi connota tutte le democrazie e che sconvolge il vivere civile, rappresenta il simbolo più significativo del degrado non solo tecnico e funzionale della democrazia, ma il suo vero e grande declino sociale e umano e quindi politico. Forse bisogna definitivamente dire che fa parte del potere, che non si può esercitare un potere senza odiare e, di più e meglio, per prendere il potere bisogna dividere la società e l’odio diventa dunque indispensabile.
La instabilità politica, una continua lotta anche in regimi democratici per prevalere, produce come conseguenza non voluta, ma automatica l’aumento dell’odio sociale e la sua diffusione in tutte le categorie sociali, anche quelle lontane dal potere stesso e non coinvolte.
L’assurdo dunque è rappresentato dal fatto che dove un regime politico, a prescindere dal suo livello di democrazia, è più stabile, meno la comunità è lacerata dall’odio e più la qualità del vivere comune è alta, così come appare chiaro che le diseguaglianze sociali che oggi violentano tanti paesi non si risolvono solamente, come dicono gli economisti e taluni politici superficiali, solo con una più attenta distribuzione della ricchezza. La soluzione delle diseguaglianze richiede certamente una evoluzione dei sistemi politici attuali, democratici e non, che sono alla base del modo di esprimersi, di partecipare, di percepire il potere da parte di tutta la comunità indipendentemente da qualsiasi scelta su protagonisti e movimenti.
L’odio peraltro una volta penetrato nella società non diventa solo uno strumento per consentire ad un gruppo vincente l’esercizio del potere, ma corrode dall’interno la società stessa. Invade, in altri termini, il campo delle manifestazioni intellettuali di qualsiasi tipo, esalta le differenze, cancella la compassione verso i deboli o gli sfortunati, attutisce i buoni sentimenti, condiziona gli atti di tutti i componenti la comunità. Più la lotta per il potere è accesa e più alto è l’odio sociale, più è alto l’odio sociale e più è bassa la qualità della vita di quel paese. Questo è un circolo vizioso inevitabile che trova in alcuni momenti il terreno favorevole per esprimersi ed esaltarsi.