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I terroristi moderati
di Achille De Tommaso
In una desolante rievocazione dell'8 settembre italiano, i militari siriani hanno abbandonato uniformi, equipaggiamenti e armi, indossando abiti civili per fuggire verso le proprie abitazioni. Anche gli ufficiali hanno strappato le mostrine prima di dileguarsi.
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Il governo di Bashar al-Assad non poteva più essere salvato. Il potere in Siria è ora nelle mani di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo fondamentalista islamico derivato da Al Qaeda e guidato da Abu Mohammed al-Jolani.
Su al-Jolani, ricercato per terrorismo e numerosi omicidi, pende una taglia di 10 milioni di dollari offerta dal Dipartimento di Stato americano (*). Tuttavia, come sappiamo, l'etichetta di "terrorista" è spesso assegnata per motivi politici e può essere modificata altrettanto politicamente da un giorno all'altro. Al mattino sei definito terrorista, al pomeriggio premiato con il Nobel per la Pace, e magari la sera torni a essere terrorista, forse moderato. In questo caso abbiamo capito che si tratta di “terroristi moderati”.
Così, al-Jolani, che in passato mostrava con orgoglio le teste decapitate dei prigionieri infedeli, ora ha rasato la barba ed è diventato un politico "pragmatico". Nel frattempo, i vittoriosi "ribelli moderati" – come sono stati rapidamente etichettati in Occidente quelli finanziati dalla Turchia – rapiscono le donne curde della città di Manbij, nel nord della Siria, in vista dell'istituzione di un nuovo "califfato" simile a quello di Daesh, che tanto aveva scandalizzato il mondo con la sua Sharia e il ritorno della schiavitù.
È una situazione deplorevole, e persino i propagandisti occidentali ne sono consapevoli. Ma niente paura: ora intervengono gli israeliani per sistemare le cose! Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato che, poiché l'esercito siriano ha abbandonato la "zona cuscinetto" concordata tra Israele e Siria, si è creato un vuoto che potrebbe essere colmato da organizzazioni terroristiche che potrebbero minacciare lo Stato di Israele. E qualcuno pensa davvero che Israele permetterà la formazione di uno stato islamico integralista ai suoi confini, al posto della Siria laica? Assolutamente no, e infatti, Israele sta bombardando attivamente la Siria, avendo già effettuato oltre 250 attacchi contro obiettivi militari. Sono già state colpite le tre principali basi aeree dell'esercito siriano in diverse parti del paese, mentre aerei americani hanno colpito posizioni a nord-ovest appartenenti alle milizie controllate dalla Turchia, e i russi hanno bombardato sia i miliziani in avanzata, sia i depositi e le caserme sul loro percorso, per evitare che se ne impadronissero. Di questo passo, delle strutture statali siriane, almeno di quelle militari, rimarrà ben poco che il nuovo governo pseudo-democratico e fortemente fondamentalista possa riutilizzare.
Ma se è facile per tutti osservare ciò che avviene, non è affatto chiaro perché avvenga; cioè, quale sia la reale motivazione dell'invasione della Siria – che ha portato i carri armati israeliani a 30 km da Damasco – dato che non provenivano minacce dalla Siria. Anzi, i ribelli di HTS (ex Al Qaeda) hanno più volte salutato e ringraziato Israele per il sostegno, causando imbarazzo in chi non ci capisce niente. Si suggerisce, a chiarimento, che HTS abbia ricevuto, direttamente o indirettamente, un qualche tipo di supporto da Israele. Questo sostegno potrebbe includere assistenza militare, logistica o medica; una strategia pragmatica di Israele per contrastare nemici comuni, come il regime di Bashar al-Assad o gruppi affiliati all'Iran. Ma questa teoria creerebbe una contraddizione morale, dato che Israele è generalmente percepito come oppositore di gruppi jihadisti come è HTS.
E comunque siamo in Siria, e da questo Stato non è mai giunta alcuna minaccia da parte di Hezbollah, che infatti non è presente. Probabilmente dovremmo ricordare che la Siria è tuttora uno Stato sovrano, per la gran parte in mano a milizie armate e controllate da un membro della NATO (la Turchia) (**). Pertanto, sia l'invasione terrestre che gli attacchi aerei non dovrebbero avere alcuna giustificazione, nemmeno quella, flebile e recentemente inventata, di essere "provocati".
La Siria – come il Libano – è ora l'aggredita, e a nessuno importa, anzi si plaude e si mostrano le fosse comuni, questa volta di Assad; e tutti hanno dimenticato rapidamente, non solo i crimini di Al-Jolani, ma anche ciò che disse un nostro politico: che "esiste un aggredito e un aggressore, e noi stiamo dalla parte dell'aggredito". Come dire:” quando pare a me, e per i miei interessi, io giustifico l’invasione di uno stato sovrano”
Secondo me noi stiamo dalla parte di chi comanda la politica (e l’economia) globale; non ha più senso negarlo. È più semplice ammettere candidamente che, anche se abbiamo il premier più potente d’Europa (sic!), non contiamo niente. Perché l’Europa non conta niente.
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(*) Abu Mohammad al-Jolani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), è stato coinvolto in numerosi crimini gravi durante la sua carriera militante. Tra i principali:
- Attività terroristiche:
Al-Jolani ha una lunga storia di appartenenza a gruppi estremisti, tra cui al-Qaeda e ISIS. Sotto la sua guida, HTS è stato designato come organizzazione terroristica da diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti, che hanno offerto una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura. (en.wikipedia.org) - Violazioni dei diritti umani:
Sotto il comando di al-Jolani, HTS è stato accusato di numerosi abusi sui diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni extragiudiziali. Sono stati segnalati attacchi contro civili, attivisti e giornalisti che si opponevano al suo regime. (policymakermag.it) - Crimini di guerra:
Le forze di al-Jolani sono state implicate in attacchi che violano il diritto umanitario internazionale, tra cui bombardamenti indiscriminati in aree civili e l'esecuzione di prigionieri. Queste azioni hanno provocato un alto numero di vittime civili e sfollamenti. (rainews.it)
Nonostante i tentativi recenti di riposizionarsi come una figura politica più moderata, il passato di al-Jolani e le azioni di HTS continuano a sollevare forti preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali.
(**) La Siria, pur essendo formalmente uno Stato sovrano, vede una porzione significativa del suo territorio, specialmente nelle regioni settentrionali, sotto il controllo di milizie armate sostenute dalla Turchia, membro della NATO. Questa situazione è emersa durante il conflitto siriano, con Ankara che ha appoggiato gruppi ribelli per contrastare sia il regime di Bashar al-Assad sia le forze curde nel nord del paese.
Un esempio rilevante è l'Esercito Nazionale Siriano (SNA), una coalizione di milizie filo-turche. Nel dicembre 2024, l'SNA ha preso il controllo di Tell Rifaat, un'area strategica precedentemente sotto il dominio delle forze curdo-siriane.
Adnkronos
Inoltre, l'SNA ha conquistato altre città nel nord della Siria, come Manbij, sottraendole alle milizie curde.
Il Tempo
La Turchia considera le milizie curde, in particolare le Unità di Protezione Popolare (YPG), come organizzazioni terroristiche a causa dei loro legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Per questo motivo, Ankara ha sostenuto e diretto operazioni militari attraverso milizie alleate per creare una "zona cuscinetto" lungo il confine meridionale, con l'obiettivo di allontanare le forze curde e stabilire un'area di influenza diretta.
Internazionale
Queste dinamiche hanno portato a una frammentazione del controllo territoriale in Siria, con il governo centrale che ha perso l'autorità su vaste aree, ora amministrate da gruppi armati sostenuti dalla Turchia. Ciò evidenzia la complessità della sovranità siriana e l'influenza esercitata da potenze straniere attraverso il supporto a diverse fazioni all'interno del paese.