Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Guglielmo Sansoni (Bologna, 1896 - Roma, 1974) - Rovesciata ( particolare)

 

Se esiste in Italia un Macron, ce lo dirà Alitalia

di Tito Giraudo

 

Per il momento le dichiarazioni dei governanti sull’Alitalia paiono ispirate a buon senso.

Tuttavia, sto aspettando al varco i cambiamenti di umore (si fa per dire) legati alla smania di consenso e quindi alle preoccupazioni elettorali che guidano i nostri politici costringendoli a fare, non ciò che è giusto, ma ciò che è conveniente per la parrocchia.

Fino ad ora, sono emersi più motivi per liquidare Alitalia, rispetto alle solite preoccupazioni sindacali o nazionaliste che in casi come questo flagellano gli adepti del “breve termine” e cioè, quelli che misurano le decisioni rispetto all’immediato, ma non solo, rispetto al danno che si può  fare agli avversari.

Io sono convinto che Alitalia sarà la cartina di tornasole, sia del Governo, come dell’opposizione.

Il Governo dovrebbe limitarsi a gestire la fase transitoria affinché gli aerei non restino a terra peggiorando la situazione in modo irreparabile.

Le opposizioni, non potendo intervenire praticamente, dovrebbero almeno dirci per che soluzione propendono, indipendentemente da quello che farà il Governo.

Dal momento che (purtroppo) non siamo nati ieri, non fatichiamo ad immaginare quale sarà l’atteggiamento.

Ciò indipendentemente dalle decisioni governative.

Per farla breve l’Alitalia rappresenterà l’ennesima resa dei conti tra maggioranza e opposizioni, per cui, nel caso che il Governo, e con lui Renzi e il PD, optassero per la soluzione più razionale che per me è una gara tra le compagnie (non saranno certo molte) a cui interessa l’Alitalia, le sue rotte e il suo parco aerei.

Tutto questo, non preoccupandosi della conseguente gestione futura in termini di rotte e di personale, in quest’ultimo caso sia esso quello di terra o di volo.

In caso contrario, se la politica si metterà in mezzo, la soluzione che arriverà potrà essere del tutto simile alla pensata che a suo tempo fece Berlusconi, con i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti.

Tutti, ma proprio tutti, in queste ora hanno sottolineato come l’attuale Alitalia sia stata voluta soprattutto da Berlusconi, mentre Prodi, il demiurgo (quando non governa), avrebbe venduto l’Alitalia a Francesi e Olandesi.

Che il demiurgo sia sempre stato un campione delle svendite al minor interesse è assodato, basta esaminare come, e a chi, ha venduto quando era Presidente dell’IRI.

Quindi, non mi scandalizzo che Berlusconi, il quale giustamente, con Craxi, si oppose alla vendita del Gruppo Cirio a De Benedetti considerandola di favore, abbia pensato si stessero riproponendo le stesse condizioni che gli costarono l’ennesima incriminazione.

Detto ciò, e a maggior ragione il Cavaliere avrebbe dovuto essere doppiamente attento alla cordata italiana, e alle capacità ed ai mezzi che avrebbero potuto dispiegare.

C’erano margini per una cordata Italiana, tenuto conto del conflitto di interessi sul turismo che esisteva con Air France? Sicuramente sì.

L’errore fu quello di mettere in piedi la solita compagine di furbetti che con l’aiuto delle banche si prestavano alla solita operazione di sopravvivenza, pronti a scendere dal carro dieci minuti prima del disastro.

Il Cavaliere, che purtroppo si è dimostrato un liberale della mutua, non si è minimamente preoccupato che il nuovo management risanasse l’azienda, poiché il risanamento voleva dire fare scelte a breve, impopolari (il breve raggio) oltre naturalmente far finta di non vedere che Alitalia era un ex carrozzone governativo e che qualsiasi privato, con la testa sul collo, avrebbe dovuto licenziare il management e il personale per riassumere secondo criteri produttivi adeguati ai livelli medi della concorrenza.

I critici di Berlusconi da sinistra, non dicono però che nel 1996, non fu il Governo Berlusconi  a rifiutare l’accordo con KLM, ma il Governo Prodi, soprattutto per le pressioni sindacali che volevano salvaguardare i diritti acquisiti del personale, cosa improponibile agli Olandesi e secondo me a tutte le compagnie che allora erano presenti sul mercato.

Prodi tenterà il riscatto sponsorizzando la vendita ad Air France che nel frattempo si era associata a KLM.

Personalmente mi risulta difficile credere che Berlusconi non conoscesse la storia di Colaninno vero e proprio campione di quella finanza creativa dando il meglio con l’affare Olivetti-Telecom.

Nato alla corte di De Benedetti, Colaninno ha sempre avuto la grande capacità di fare affari con i soldi degli altri, senza preoccuparsi inoltre della gestione reale delle aziende che hanno la ventura o sventura di incontrarlo.

Nel 2006 intuisce che Berlusconi tornerà al Governo e quindi si presta ad accontentare l’operazione di italianità per Alitalia.

Come per Olivetti e Telecom, anche per Alitalia, che queste facciano utili, per il ragioniere esperto in cordate, non è la preoccupazione principale, tanto si preparerà ad un’altra cordata improduttiva come tutte le altre.

Quelle che non sono improduttive sono le aziende (queste sì che fanno utili) che rappresentano il tesoretto che abilmente si è ritagliato nel corso degli anni, una di queste è la Piaggio, leader mondiale nelle due ruote.

Quando sente aria di bruciato Colaninno molla la Presidenza di Alitalia e: udite, udite, a chi? a: Luchino prezzemolino Cordero di Montezemolo specializzato in Presidenze di prestigio.

L’antico efebo dell’avvocato di Torino, per aver vinto qualche gran premio con la Ferrari, è passato per un grande manager collezionando grandi flop quasi dappertutto, sino a che, finalmente, è stato cacciato dalla più importante delle presidenze: quella Fiat. 

Quel vero genio del management che è Sergio Marchionne non si è fatto infinocchiare da Luchino e l’ha messo alla porta, anche se con una liquidazione milionaria.

Con Alitalia, Montezemolo darà il meglio di sé.

Prima di raccontarvi le sue gesta però lasciatemi parlare dei veri problemi di Alitalia che sono, da una parte i costi troppo elevati, non solo quelli del personale ma anche quelli della manutenzione, dall’altra la scelta sciagurata di privilegiare le rotte brevi rispetto a quelle di lungo raggio che notoriamente generano utili.

Tornando a Montezemolo, in contemporanea con la Presidenza Alitalia promuove diventandone Presidente (che strano) Italo: concessionario concorrente di FS nell’alta velocità. Nel 2012 dimissionario il compare Colaninno, con la Presidenza Alitalia avrà il buon gusto di dimettersi, restando comunque azionista di Italo con un conflitto di interessi palese dal momento che parte delle disgrazie sulle tratte brevi per Alitalia provengono dall’alta velocità.

L’alta velocità in Italia è indubbiamente uno  dei pochi successi di Berlusconi, detto ciò, come ha fatto a non porsi il problema di Alitalia sulle tratte brevi?

Io sono convinto che se fosse stato azionista (con soldi suoi e non della banche) della compagnia aerea, avrebbe scelto ben altri soci di capitale.

E adesso veniamo alla politica italiana:

Provate a chiedere alla Lega se è d’accordo che Alitalia rinunci alla tratta Milano-Roma e probabilmente vedrete Salvini salire sulle barricate.

Provate a chiedere a Grillo se è d’accordo a equiparare le condizioni economiche e normative del personale, almeno alla media europea, non salirà sulle barricate, ma scaverà le trincee.

Ma veniamo a Renzi.

Dopo le primarie sarà finalmente il padrone del PD e quindi sul caso Alitalia capiremo di che stoffa è fatto.

Tirerà diritto e farà gli interessi dei contribuenti italiani?

Oppure vorrà fare il piacione dato che le elezioni sono vicine, e qualche migliaio di disoccupati che ci aspettiamo nelle loro divise fiammanti molto rumorosi e barricaderi, faranno un gran casino, poiché conoscendo i polli politici, sanno che con le elezioni alle porte la battaglia appare per loro meno insidiosa e scontata.

Se no, un tale suicidio è incomprensibile.

La decisione del personale di rifiutare l’accordo sponsorizzato dal Governo parte proprio dal presupposto che ancora una volta si troverà un compromesso che salvi capra e cavoli.

Se si riaprirà il tavolo, vuole dire che Renzi è farlocco, se terrà duro vuole dire che un povero cristo confuso e amareggiato come chi scrive, saprà per chi votare.

Inserito il:27/04/2017 00:53:46
Ultimo aggiornamento:27/04/2017 06:25:54
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