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Il programma nucleare dell’Iran
di Vincenzo Rampolla
Il 14 e 15 novembre 2024, dopo la visita in Iran di Rafael Grossi, Direttore generale AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), la Repubblica islamica ha annunciato di aver accettato di limitare al 60% il tasso di arricchimento dell’uranio sul territorio nazionale. Annuncio simbolico per la maggior parte degli osservatori, con Francia, Germania e Regno Unito che tempestivamente hanno presentato una risoluzione al Consiglio dei Governatori dell’AIEA, richiedendo di condannare l’Iran per aver violato il Trattato di non proliferazione e di non aver rispettato l’ultimo rapporto AIEA sullo stato del loro programma. In esso si stima che Teheran abbia sufficiente uranio arricchito per farsi quattro testate nucleari. La risoluzione ha sottolineato anche la reticenza iraniana a rispondere in modo esauriente alle questioni sollevate dall’AIEA cinque anni fa in merito al materiale nucleare non dichiarato.
L'accordo internazionale nucleare iraniano del 2015 limitava le scorte di uranio a 300 kg e l'arricchimento al 3,67%, elementi sufficienti per alimentare una centrale nucleare e diretti a limitare la produzione iraniana in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Al 19 agosto invece le scorte complessive ammontavano a circa 3.800 kg, in calo sì di 950 kg rispetto a maggio, ma in totale superiori 18 volte al limite autorizzato dall'accordo.
Mentre imperversa il conflitto tra Hamas e Israele, mentre l'attenzione del mondo è focalizzata sulla guerra accesa dall'Iran e da Hamas, gli studiosi musulmani sunniti al potere in Iran, i mullah, hanno colto al volo l'occasione per avanzare nel loro programma nucleare.
Sostenendo, armando e addestrando Hamas, Hezbollah e gli Houthi, l'Iran ha iniziato una guerra per procura contro Israele, sfruttando in parte il conflitto per distogliere l'attenzione dalle proprie ambizioni nucleari. Questa mossa calcolata favorisce gli interessi immediati dell'Iran nel destabilizzare i suoi avversari, ossia gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita, la Giordania, il Bahrein e soprattutto gli Usa, che Teheran vorrebbe vedere fuori dalla regione, in modo da poter presumibilmente avere il totale e esclusivo controllo del MO. L'azione diversiva della guerra di Gaza è però in linea con l'obiettivo di destabilizzare anche Israele e annientare il Paese.
Mentre gli emissari dei mullah combattono in prima linea contro Israele, il Piccolo Satana, l'Iran si muove nell'ombra, sfruttando il caos per fare passi da gigante nelle sue capacità nucleari. Dallo scoppio della guerra, il programma nucleare iraniano è rapidamente cresciuto, spinto da attività clandestine all'interno del suo impianto-fortezza di Fordow.
Da recenti rivelazioni del Washington Post è emerso che dietro il velo di segretezza di Teheran, la produzione iraniana di uranio arricchito ha raggiunto una soglia di purezza molto vicina al 90% (il cosiddetto stadio weapon grade) necessario per lo sviluppo di armi nucleari. Un rapporto mette in luce uno sviluppo preoccupante: all'interno del sito nucleare, le apparecchiature appena installate, di certo finanziate, almeno in parte, dall'Amministrazione Usa, dispongono ora di tutte le potenzialità per raddoppiare la produzione di uranio arricchito dell'impianto. Questa escalation clandestina non solo viola i confini degli accordi internazionali, ma sottolinea anche la determinazione dell'Iran a costituire quanto prima il suo arsenale nucleare.
L'intento di dotarsi di armi nucleari sembra essere dettato soprattutto da una forte determinazione a raggiungere l'obiettivo atavico di annientare Israele, Paese dalla superficie infinitesima, la metà della Svizzera o della Danimarca. L’ex Presidente iraniano Ali Akbar Hashemi Rafsanjani lo ha di fatto definito un Paese che può essere colpito con una sola bomba, asserendo che l'uso di una bomba nucleare su Israele non lascerà nulla al suolo, mentre danneggerebbe soltanto il mondo islamico.
Attraverso il suo sostegno a Hamas, Hezbollah e agli Houthi, l'Iran ha orchestrato l’inasprirsi delle ostilità contro Israele secondo la strategia della rana bollita (boiling frog), adottando gradualmente, la guerra per procura facendola accettare per inazione, come mezzo per cancellare Israele dalle carte geografiche, usando le parole dell'ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, sempre in sella, perdente alla candidatura alla presidenza nelle elezioni di giugno 2024, dopo la morte di Raisi.
Hamas, il 7 ottobre 2023, ha sferrato il suo brutale attacco lanciando migliaia di razzi contro Israele, mentre circa 3.000 terroristi attraversavano la barriera tra Israele e la Striscia di Gaza, assaltando basi militari israeliane e 22 comunità civili. Questo assalto ha portato i terroristi di Hamas a uccidere circa 1.200 persone in Israele: ebrei, musulmani, cristiani, israeliani, lavoratori stranieri e turisti. Hamas ha perpetrato atrocità che vanno dagli stupri di gruppo, alle torture di uomini, donne e bambini, all'uccisione di un neonato bruciato in un forno, fino alla decapitazione di bambini. Hamas ha inoltre preso in ostaggio 240 persone, ora rinchiuse nei tunnel di Gaza.
Queste barbare perversioni evidenziano la disponibilità, se non addirittura la libido dei leader iraniani nell'impiegare qualsiasi mezzo per raggiungere i propri obiettivi. È probabile che non considerino la devastazione come un fattore scatenante dell'instabilità, ma, al contrario, come un mezzo per raggiungere l'egemonia, dopo la quale ci sarà la pace. Per chi? Forse per loro. Dal punto di vista di Teheran, disporre di armi nucleari è il modo più semplice per compiere efficacemente la conquista della regione e per esportare la rivoluzione: Esporteremo la rivoluzione in tutto il mondo. Finché il grido Non vi è altro Dio fuorché Allah non risuonerà in tutto il mondo, ci sarà lotta.
Armare per procura le sue milizie dotandole di capacità nucleari funzionerebbe da leva per rafforzare la posizione strategica di Teheran nella regione, fingendo allo stesso tempo di oscurare il suo coinvolgimento diretto. Fornendo armi nucleari a gruppi estremisti e potenzialmente ad altri, l'Iran non solo amplificherebbe la minaccia per i suoi avversari, ma cercherebbe anche di ridurre al minimo il rischio di ritorsioni dirette contro di sé. Purtroppo, il piano rappresenta una minaccia esistenziale non solo per la stabilità regionale, ma anche per la sicurezza globale. L'Iran si sta muovendo verso l'America Latina, forse per prendere di mira il Grande Satana, gli Stati Uniti.
La prospettiva che gruppi terroristici dotati di armi nucleari operino impunemente richiede la massima attenzione. Considerata la dipendenza di Teheran dalle entrate derivanti dal petrolio e dal gas per finanziare le proprie ambizioni nucleari, imporre e applicare sanzioni contro l'industria petrolifera dell'Iran e prenderne di mira le infrastrutture petrolifere potrebbe almeno ritardare lo sviluppo di armi nucleari. Dovrebbero anche essere compiuti sforzi per colpire i siti nucleari iraniani e indebolire il feroce Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC).
È una minaccia esistenziale che deve essere assolutamente presa in tempo e affrontata senza indugi. L’Iran ha dimostrato la sua ferma determinazione a dotarsi ad ogni costo di armi nucleari.
(consultazione: gatestone institute - harvard - majid rafizadeh, international review, giugno 2024)