Aggiornato al 29/03/2025

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Voltaire

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Geopolitica contemporanea: le oligarchie non sono solo russe

di Achille De Tommaso

 

Il panorama geopolitico globale è oggi segnato da dinamiche di trasformazione profonda, dove le tradizionali gerarchie di potere sono state sovvertite dall’ascesa di oligarchie finanziarie e tecnologiche, dal dualismo cinese tra comunismo e capitalismo, e dalla crisi strutturale dell’Unione Europea. Gli equilibri globali si ridisegnano attorno a interessi privati e alle relazioni mutevoli tra potenze mondiali, evidenziando un declino della governance basata sugli Stati nazionali e delle istituzioni democratiche.

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L’Ascesa delle Oligarchie: Il Dominio Americano

Negli Stati Uniti, le oligarchie finanziarie e tecnologiche hanno consolidato un potere globale senza precedenti. BlackRock, Vanguard e State Street, e Soros (v. miei articoli sul tema) che dominano i mercati finanziari globali, sono intrecciate con le grandi corporazioni tecnologiche guidate da figure come Jeff Bezos, Bill Gates, Elon Musk e Mark Zuckerberg. Questa alleanza tra finanza e tecnologia rappresenta un ecosistema di potere transnazionale, capace di orientare, con il controllo di industrie e media, decisioni politiche, economiche e strategiche ben oltre i confini nazionali.

Le oligarchie americane non si limitano a dominare i mercati, ma modellano il futuro del mondo. Amazon, Microsoft, Google, ed altri, con la loro supremazia tecnologica, influenzano le infrastrutture digitali globali, mentre, ad esempio, SpaceX e Tesla di Elon Musk trasformano le dinamiche geopolitiche attraverso innovazioni nel settore spaziale e della mobilità elettrica. Questi attori privati, strettamente collegati agli interessi militari americani, guidano il nuovo ordine mondiale, relegando i governi a un ruolo subalterno.

 

Cina e Russia: Un’Ascesa Complementare

Il Dualismo Cinese

La Cina si configura come un attore globale unico nel suo genere, capace di combinare il controllo politico del Partito Comunista con le dinamiche di un capitalismo di Stato altamente competitivo. Questo modello ha permesso a Pechino di emergere come una delle principali potenze economiche mondiali, investendo pesantemente in infrastrutture globali attraverso progetti come la Belt and Road Initiative.

Tuttavia, la guerra in Ucraina ha spinto la Cina ad avvicinarsi ulteriormente alla Russia. Pechino, pur non abbandonando il pragmatismo commerciale che la lega all’Occidente, ha rafforzato la cooperazione con Mosca in ambiti strategici come energia e tecnologia militare. Questo avvicinamento si inserisce in un più ampio tentativo di costruire un blocco alternativo a quello occidentale, con i BRICS che giocano un ruolo chiave nella sfida all’egemonia americana.

 

Il Modello Oligarchico Russo è per ora regionale

La Russia, a differenza degli Stati Uniti e della Cina, rimane ancorata a un modello oligarchico nazionale. Gli interessi economici delle élite russe sono strettamente legati al controllo statale, con il Cremlino che utilizza risorse naturali come gas e petrolio per proiettare la propria influenza. La guerra in Ucraina, se da un lato ha isolato la Russia dall’Occidente, dall’altro ha consolidato la sua relazione con la Cina e con altri partner dei BRICS, creando una rete di alleanze strategiche che sfida l’ordine globale dominato dagli Stati Uniti.

 

L’Unione Europea: Il Vaso di Coccio

In questo scenario di rapidi cambiamenti, l’Unione Europea appare sempre più fragile, intrappolata in un complesso sistema burocratico e di lobbies non sempre trasparenti, e incapace di elaborare una visione strategica unitaria. Il Patto di Stabilità, simbolo delle rigide politiche fiscali europee, ha dimostrato la sua inefficacia di fronte alle crisi economiche, energetiche e sociali del XXI secolo.

Con una Germania stagnante e una Francia priva di leadership incisiva, l’Europa si trova oggi a navigare in un mare di incertezze. Le disuguaglianze interne tra i paesi membri, unite alla mancanza di una politica estera coesa, hanno ridotto, e quasi annullato, il peso politico del continente a livello globale.

 

La Crisi della Leadership

La leadership di Ursula von der Leyen, simbolo dell’establishment europeo, ha esacerbato le difficoltà dell’Unione. Ostaggio di lobby ideologiche e incapace di rispondere alle sfide dell’industrializzazione, della sicurezza e della competitività globale, l’Europa è diventata sempre più dipendente dagli Stati Uniti, soprattutto in ambito militare attraverso la NATO.

Senza una strategia autonoma, l’Unione rischia oggi di essere relegata a un ruolo marginale nel confronto tra le grandi potenze, incapace di influenzare le dinamiche geopolitiche o di proteggere i propri interessi economici.

 

 Il Futuro dell’Ordine Globale

Il futuro della governance globale sembra essere dominato da un sistema a più poli, in cui le oligarchie finanziarie e tecnologiche americane esercitano un’influenza globale, mentre la Cina e la Russia consolidano alleanze regionali per sfidare l’egemonia occidentale. In questo contesto, l’Europa rischia di essere il grande escluso, soffocata da una burocrazia paralizzante, da una leadership debole, e da interessi nazionali contrastanti su vari piani.

Per evitare il declino definitivo, l’Unione Europea deve riconsiderare il proprio ruolo nel mondo, adottando un approccio pragmatico basato su innovazione tecnologica, autonomia strategica cooperazione economica. Solo così potrà forse riacquistare peso nel panorama internazionale e contribuire alla costruzione di un futuro più equilibrato e inclusivo.

 

Inserito il:12/02/2025 11:50:37
Ultimo aggiornamento:12/02/2025 14:36:59
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