Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Suzann Sines (Gdansk, Polonia – Contemporary) – Donald Trump Portrait

 

Trump il Messia

di Vincenzo Rampolla

 

Il 1 agosto 2019 Donald Trump, 923 giorno di presidenza, ha fatto l’ingresso nella U.S. Bank Arena di Cincinnati. Su un’area coperta di 32.000 mq, l’immenso pavimento bianco tirato a nuovo per il solenne giorno riflette le ombre del popolo incandescente attorno alla tribuna, groviglio di 18.500 larve illuminate a giorno dai riflettori. Gole distese, menti esaltate. Nazionalismo sfrenato e ruggente. A ognuno il suo urlo di battaglia. Gioia, paura, odio, amicizia. T-shirt, camicie, insegne, cartelli fanno coro con Gesù è il mio salvatore, Trump è il mio presidente. Keep America Great. Atomo tra la massa, guardo, osservo, scruto, ascolto, fotografo, registro, scrivo.

C’è differenza tra questo 64 raduno della presidenza e quello della conquista del primo mandato? I 300.000 abitanti di Cincinnati, 3ª città dell’Ohio, sono negli annali per il fanatismo repubblicano e la città da sempre ha la nomea di più stupida città della Nazione, il secchio d’immondizia degli Usa e città che vota meno, cifre alla mano. Arduo il mandato del sindaco democratico. Cleveland, 400.000 abitanti, è la 2ª città da sempre tifosa dei democratici, sindaco in testa. Columbus è la capitale, 900.000 abitanti, sindaco ancora democratico. Nel 2019 un repubblicano prende la carica di Governatore dell’Ohio, stato considerato bellwether state, termometro per eccellenza delle tendenze politiche della Nazione. Basti dire che due volte il suo candidato ha vinto la Presidenza Usa (1944 e 1960), in un’eterna irrefrenabile lotta tra democratici e repubblicani. Motto dell’Ohio: With God all things are possible (tratto dal Vangelo di Matteo).

Ecco perché Donald il volpone ha scelto l’Ohio come inizio della sua campagna per il secondo mandato del 3 novembre 2020. Inizio ufficioso ma con toni dirompenti, preludio di grandi sorprese, inganni, pugnalate, imbrogli e scommesse. Sono 12 i rappresentanti repubblicani alla camera, 4 i democratici. Troppi i sindaci democratici in Ohio, inaccettabile la scarsa affluenza al voto nello stato. Donald parla molto di ciò che sta facendo per il Paese e per i suoi seguaci. Chiede all’Ohio il cambiamento. In prima fila del secondo livello di posti a sedere, in abiti modellati con la bandiera americana al loro 5 raduno politico, Steve e Tina Callahan, agenti immobiliari di Ridgewood (Springfield), seggono estatici immersi nel corpo dei veri sostenitori, incollati alle persone di buon senso, per vedere da vicino il loro Messia in carne e ossa. Anche Springfield 30.000 abitanti, ha sindaco democratico, eppure a Ridgewood, villaggio di 294 abitanti, 104 sono repubblicani, 62 democratici e gli altri 128, gli infami che non hanno votato e tutti conoscono l’appassionata fede politica di Tina e Steve. Spiccano lo stendardo di Springfield con il motto Corruption in extremis (liberamente tradotto Canaglie se costretti) e quello del sindaco: Un animo nobile trionfa anche nel più piccolo degli uomini.

Dopo 15 minuti dall'inizio dell’intervento Donald si è soffermato su uno dei suoi argomenti favoriti: le inner cities, le città interne americane come Cincinnati, veri buchi infernali. Possiamo nominarle una dopo l'altra, ma non lo farò, dice, perché non voglio essere frainteso. Pausa. Attesa del richiamo della folla. Donald prepara la miccia. Niente polemiche, qui. Questa è stata la sua prima riunione dopo lo smacco a Baltimora, evento infestato da Ilhan Omar deputata somalo-americana al congresso rimandata a casa da un pubblico aizzato per le accuse di razzismo da lei lanciate contro Donald. Con voce roca tuona al microfono: Ci tornerebbe a casa? Passerebbe i limiti? Lo farebbe? Come si sentivano i razzisti quella sera?

Al 18 minuto, alla domanda dal pubblico sugli indecenti insulti all’esterno della Casa Bianca, Donald lancia la frecciata: Puoi fermare la massa? Dal palco lui domina la folla. Ruota il capo e il tronco e guarda la massa eccitata che a sinistra invade l’Arena. I suoi seguaci, reagiscono come un unico organismo monocellulare dai mille cappelli rossi da basket, inconfondibile simbolo di Donald: invasione di manifestanti che sbandierano una grande scritta Gli immigrati hanno costruito l’America. Il sistema immunitario dell'organismo vibra all’unisono: espulsione del virus con la forza. Volete sempre un Sindaco democratico? Con la mano sulle labbra, chiede al popolo, e finge di bloccare le parole uscite di bocca. Un Sindaco democratico, lo volete? Drogata dalla dose di veleno, la folla esplode in un irrefrenabile: U-s-a… U-s-a… U-s-a. Donald incalza al microfono: Hai un sindaco democratico, Cincinnati? Bene, guardate i risultati! Ecco quello che succede se votate un democratico, o se un democratico è al comando, o se qualcuno è al comando diverso da Donald. Questo volete nel 2021? Caos, illegalità, schiavitù del socialismo, epidemie di malattie e droghe, immigranti criminali che saccheggiano scuole e ospedali, massacri di neonati da parte di medici abortisti, assurde indagini su illeciti presidenziali da parte di uomini come E.Cummings deputato nero democratico di Baltimora, il bullo brutale, Presidente del Comitato di sorveglianza della Camera? Proprio lui, nella capitale della criminalità (riferito al dilagare della delinquenza)?

Sale il termometro. La gente è cotta a puntino. Ondeggiano e cantano uniti Lock her up (rinchiudila, allusione a Hillary Clinton), sghignazzano e si agitano e battono le mani. Adolescenti esaltati con i logo Infowars – sulle teorie di cospirazione e fake news -, mamme in top rosa con la scritta Women for Trump, due di file di sostenitori neri con Trump & Republicans are not racist sui T-shirt, un gruppo di amici infervorati di Middletown con una limousine noleggiata per passarci la notte in riva al fiume Ohio – eccitatissimi per le ore trascorse nell’Arena cullati dal leader del mondo libero con un sermone di demagogia digressiva o di come si dice, spettegolano le cronache locali.

Sta sacrificando la sua vita per salvare l'America da un nuovo ordine mondiale, ha detto Tina.

E se non fosse rieletto? Dio è reale e ha detto a molte persone che Trump servirà per otto anni, e il vicepresidente Pence servirà per otto anni. Jennifer Heinlein, addetta al servizio malati, ama la sua vistosa obesità e paga una cifra per l’assicurazione sanitaria; vuole mantenerla e si preoccupa che un democratico gliela porti via. Rivolta alla gente diretta al bancone dei gadget Trump non sa trattenere: Vedere persone che indossano queste cose, mi rende fiera di essere militante.

Nell’Arena, tra i seguaci, si respira il clima di un roseo futuro. In meno di un'ora, nel suo discorso Donald ha dichiarato che nel breve termine avrebbe posto fine all'epidemia di AIDS e avrebbe curato il cancro infantile in brevissimo tempo. Moderati gli applausi. Dopo una lunga giornata la folla si dirada. Pochi secondi e lui parla del diritto di tenere e portare le armi. Tuono di ovazioni. Urla e acclamazioni. Tutti in piedi. Gli americani hanno vinto la corsa sulla luna, dice a gran voce, e ora vinceremo la corsa su Marte. Si parla del futuro, di un nuovo mondo. Sembra quasi di farne parte. L'assurda ballata Memory, dall’orrendo musical Cats, squilla agli altoparlanti in decibel da tortura: Se mi ti tocchi, capirai cos’è la felicità.

Hai sofferto a lungo, ha detto intorno al 38 minuto, finché non sono arrivato. Si riferiva alla politica dell'amministrazione precedente nei confronti dei combustibili fossili. Il suo popolo annuisce e applaudisce, mentre a molte miglia di distanza la calotta glaciale della Groenlandia continua la sua fusione storica: 197 miliardi di tonnellate di acqua, spazzate nell'Oceano Atlantico nell'ultimo mese. Gli scienziati lo attribuiscono al crescente impatto dei cambiamenti climatici sull'Artico. E il protocollo di Kyoto? Tra i Paesi non aderenti figurano gli Usa, responsabili del 36,2% del totale delle emissioni di biossido di carbonio. All’inizio Bill Clinton, incoraggiato dal vice Al Gore aveva firmato il protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione sottoscritta e promessa in campagna elettorale. Anche se il provvedimento riguardasse solo una parte del Paese, sarebbe un evento rilevante: regioni come il New England, da sole, producono biossido di carbonio quanto l’intera Francia.

 

Intanto Donald, al rientro da Cincinnati, ha annunciato a partire dal primo settembre l’introduzione di dazi al 10% su $300 miliardi di merci cinesi. Immediato lo scossone della valuta cinese, scesa sul dollaro ai minimi da 11 anni, mentre a Wall Street è panic selling, con gli indici in forte calo e vendite soprattutto tra i titoli tecnologici. Il Dow Jones ha chiuso a -2,9%, il Nasdaq ha ceduto il 3,47% mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 2,98%. A Milano lo spread risale sopra i 208 punti e tra i titoli solo le banche si salvano. I mercati hanno continuato a scontare il fatto che la Fed nei prossimi mesi sia stata meno accomodante delle attese, nonostante la scorsa settimana abbia annunciato un taglio del costo del denaro di 25 punti base. Il presidente Powell, in aperto conflitto con Donald, ha messo in dubbio che sia il primo taglio di una serie. Donald urla e strepita e denuncia la Cina per manipolazione della propria valuta a svantaggio del dollaro.

 

Euro in risalita sul dollaro, giù il petrolio e tra Trump e Jean Claude Juncker carezze e baci sul tema dei dazi. Il presidente della CE ha incassato nelle scorse ore un accordo sull’addio alle barriere doganali. Dicono i giornali che gli Usa non tasseranno le auto europee del 25% come minacciato. Da parte sua l’UE si impegna ad abbassare le tariffe industriali, ad aumentare le esportazioni di gas naturale e a importare più soia, compensando le perdite americane sul mercato cinese. Rischioso pensare ad un’apertura del dialogo. I consiglieri di Donald sembrano essersi appena risvegliati con la calura estiva.

 

Secondo un articolo comparso sull'Arizona Capitol Times, negli ultimi 30 anni l'industria farmaceutica americana ha delocalizzato gran parte della produzione all'estero e al momento non è più in grado di produrre antibiotici generici usati per curare diverse infezioni A riempire il vuoto ci ha pensato la Cina, leader mondiale grazie ai suoi prodotti a basso costo e in grado di sopperire il 40% delle componenti attive dei farmaci Usa e l’80% degli ingredienti utilizzati dall’India, primo fornitore globale di farmaci generici. In parole povere, se gli Usa cessassero di rifornirsi dalla Cina, in un paio di mesi le farmacie americane rimarrebbero vuote. Oggi le medicine Made in China più acquistate dagli Usa vanno dagli antidepressivi alle pillole anticoncezionali e alle terapie per l’Hiv/Aids, diabete, Parkinson e epilessia.

 

Al ritmo attuale, in un decennio, la produzione nazionale della maggior parte dei farmaci generici potrebbe estinguersi in favore della Cina, con tutti i rischi del caso. Tra il 2007 e il 2008 centinaia di americani sono morti in seguito alla somministrazione di eparina contaminata in arrivo dalla Repubblica popolare, mentre solo lo scorso anno la Food and Drug Administration Usa ha bandito i prodotti di 32 aziende cinesi dopo il caso dei farmaci per la pressione contenenti sostanze cancerogene in proporzioni superiori più di 200 volte ai limiti ammessi. I consiglieri di Donald hanno forse dimenticato che il farmaceutico, l’automotive e la robotica rientrano tra i comparti strategici coperti dal famoso piano Made in China 2025, mirato a rendere la seconda economia mondiale autosufficiente per il 70% dei materiali di base.

Qualcuno ha consigliato a Donald una confezione di Moment da 36 compresse rivestite, 200 mg?

 

(dalle cronache locali di Cincinnati, dell’Ohio, di Washington, NewYork, Arizona, Pechino, Milano)

 

Inserito il:09/08/2019 17:39:34
Ultimo aggiornamento:09/08/2019 17:46:09
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