Carol Wisniewski from Randolph, NJ - United States - Sugarloaf Mountain and Ipanema Beach
Brasile - Carnevalata amara
di Graziano Saibene
Domenica 1 gennaio 2023: cerimonia di insediamento del nuovo governo vincitore, (con poco meno del 2% di scarto), al secondo turno delle elezioni della fine di ottobre '22. Luiz Ignacio “Lula” Da Silva, il nuovo Presidente, al terzo incarico, non riceve la simbolica fascia dalle mani del predecessore Jair Messias Bolsonaro. Costui, infatti, si rifiuta di riconoscere la validità dei risultati delle urne elettroniche, che hanno sancito la sua sconfitta – le stesse che avevano sancito, senza essere contestate, il suo diritto a partecipare al ballottaggio. Da due giorni si è installato in una villa in Florida, dove è atterrato a bordo dell'aereo presidenziale, con tutta la sua neanche tanto ristretta corte dei fedelissimi amici e familiari.
Così Lula è costretto ad innovare la tradizionale coreografia della vestizione della fascia: diventata ora una operazione a più mani, quelle di un pittoresco emozionante gruppetto, composto da persone rappresentative delle più diverse realtà meno favorite del variopinto popolo brasiliano: un indio ottuagenario, una raccoglitrice di rifiuti negra, un ragazzo disabile, un bambino, un operaio.
Il pubblico che assiste da vicino alla cerimonia libera tutta la grande area della spianata dove si trovano i ministeri di fronte ai palazzi dei tre poteri.
Domenica 8 gennaio 2023: Brasilia, Esplanada dos Ministérios: un lungo corteo di persone, con bandiere brasiliane sventolate e anche indossate come mantelli e fazzoletti, sul capo e attorno al collo, marcia allegramente, cantando, verso il piazzale dove si trovano i tre splendidi palazzi del Governo, del Cogresso (Camera e Senato) e del Tribunale Federale, ideati da Oscar Niemayer negli anni '60. Pochi gli agenti di polizia in divisa, apparentemente più impegnati a concedersi ai molti “selfies” dei partecipanti al corteo, che a occuparsi di altro. Salta subito all'occhio l'assoluta assenza di qualsiasi sbarramento di contenimento e controllo, come invece era stato previsto la settimana prima.
La TV Globo aveva da tempo infiltrato alcuni giornalisti in incognito negli accampamenti che si erano formati sia a Brasilia che in grandi città del Brasile, di fronte alle entrate delle maggiori caserme militari, con i bolsonaristi radicali che invocavano senza successo un intervento militare per capovolgere il risultato del ballottaggio elettorale, come insistentemente martellato sui social networks pilotati dall'entourage di Bolsonaro. Nella serata di sabato erano anche arrivati a Brasilia più di 40 autobus, partiti dagli altri accampamenti sparsi nel Paese, carichi di manifestanti. Fatto prontamente segnalato dai suddetti giornalisti infiltrati, finendo per allarmare però solo il notiziario cui facevano capo.
Quello che è successo quando il corteo si è approssimato dei palazzi sede dei tre poteri costituzionali, si è visto ampiamente in diretta in tutto il mondo, grazie anche alle riprese degli stessi partecipanti alle invasioni e distruzioni, orgogliosi di diffondere la loro partecipazione a quello che consideravano un golpe legittimo.
Solo dopo qualche ora di gravissimi capillari danneggiamenti la polizia ha deciso di intervenire, usando getti d'acqua e poi proiettili di gomma per disperdere, senza altre gravi complicazioni, i manifestanti/terroristi.
Da subito è sembrato evidente che la violenta manifestazione era stata a lungo preparata, con la connivenza di alcune autorità operanti a Brasilia. Fra questi il governatore Ibaneis Rocha (che infatti è stato subito esautorato dal Presidente Lula, e sostituito provvisoriamente dalla sua vice, eletta con lui tra le fila del partito di Bolsonaro), e soprattutto di quello che ha potuto manovrare le forze di polizia, cioè il segretario di sicurezza dello Stato della capitale del Paese: Anderson Torres, fedelissimo dell'ex presidente, che lo aveva nominato Ministro di Giustizia, e che, poco prima della scadenza della legislatura e quindi del suo mandato, si era dimesso e subito fatto nominare appunto nel posto più adatto per pilotare l'eventuale operazione golpista, come infatti è avvenuto.
Per non correre rischi, una volta organizzato lo schema, si è comunque imbarcato con il suo capo sull'aereo che li ha portati negli USA.
Adesso, che la polvere si è definitivamente posata, si possono prospettare le prime osservazioni a freddo. Lula, pur profondamente scosso dagli avvenimenti - che il suo governo però, colpevolmente, non è stato in grado di prevenire, malgrado i numerosi indizi - ha poi reagito con prontezza e anche con alcune mosse assai sagge. Nella prima riunione plenaria subito convocata e trasmessa in diretta a reti unificate, al suo rientro a Brasilia, è riuscito a far partecipare tutti i governatori e i rappresentanti dei sindaci di tutto il Brasile, oltre che le principali autorità istituzionali. Mostrando a tutto il Paese che tutti i titolari delle cariche elettive, indipendentemente dalla loro parte politica, erano solidali con la democrazia e ripudiavano con veemenza quello che era appena successo.
Ha promesso solennemente che i responsabili sarebbero stati esemplarmente puniti e costretti a rifondere gli ingenti danni. A cominciare da chi aveva organizzato, propiziato e incentivato.
I tre nomi che sono subito apparsi nel mirino delle autorità incaricate di far rispettare questa sua promessa sono stati il governatore di Brasilia, il suo segretario di sicurezza e soprattutto il vero capo di tutto: l'ex presidente Jair Bolsonaro. Oltre naturalmente i più violenti fra i 500 manifestanti già arrestati e colpevolizzati dalle riprese in diretta, che spesso essi stessi hanno diffuso coi loro cellulari.
I palazzi simbolo dei 3 poteri della democrazia: Alvorada (sede del Governo), Planalto (al centro, sede di Camera e Senato), e Justiça, Supremo Tribunal Federal