Aggiornato al 27/04/2024

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Voltaire

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La democrazia tra Cina e Occidente

di Bruno Lamborghini

 

Nella trasmissione TV La Torre di Babele Corrado Augias ha posto la domanda: “Serve ancora la democrazia?” e dal dibattito è emerso che quella che noi occidentali consideriamo democrazia (il governo del popolo ereditato dai greci), basata su uguaglianza e libertà dei cittadini, sembra riguardare appena l’8% della popolazione mondiale (secondo Limes), mentre tanti paesi ritengono comunque di praticare altre forme di democrazia e di partecipazione popolare.

Ci chiediamo allora se esiste una sola forma di democrazia, quella che noi paesi occidentali (Europa e USA) cerchiamo di attuare sin dalla Rivoluzione francese e dalla Dichiarazione americana di indipendenza dalla fine del ‘700 con alterne vicende attraverso elezioni, parlamenti e tripartizione dei poteri o ve ne sono altre sotto forme diverse che spesso noi definiamo improprie o anche autocratiche? 

In un mio articolo per Nel Futuro dei mesi scorsi intitolato “Democrazia ultimo atto?” ci si chiedeva se le vicende in atto anche in Occidente, dalla presidenza Trump con esito di Capitol Hill al governo di Orban in Ungheria, non anticipassero un processo di declino della democrazia in Occidente, un modello di democrazia che si è anche tentato di esportare irrealisticamente in altri paesi.

Ma che cosa succede nel 90% del mondo? Le ricerche dell’Università di Oxford con il nome di Citrus (sigla dei 4 paesi, Cina, India, Turchia, Russia, cioè i nuovi protagonisti geopolitici) evidenziano che il 77% dei cinesi sono convinti di vivere in una democrazia, come il 57% degli indiani, il 36% dei turchi ed il 20% dei russi.

Allora possiamo chiederci se nel nuovo mondo si stanno manifestando nuove forme di democrazia che possono avere qualche influenza anche sui nostri modelli? Partiamo dalla Cina che può essere un punto di riferimento anche per altri paesi nel continente asiatico. La Cina è una democrazia? Se lo si chiede ai cinesi la maggior parte (77% secondo Citrus) risponde che in Cina vi è una vera democrazia che parte dal basso e consente a tutti i cittadini di dare risposta alle due principali richieste della gente: sviluppo e sicurezza.

Queste richieste, secondo i cinesi, sono centrali rispetto agli obiettivi delle democrazie dell’Occidente che pongono alla base della democrazia invece il rispetto dei diritti civili e la libertà di espressione, valori che peraltro spesso non sono adeguatamente tutelati ed invece generano diseguaglianze tra le persone e le classi sociali.

In Cina l’impegno collettivo nasce dal basso nelle comunità locali a cui tutti partecipano attraverso la valorizzazione dell’impegno collettivo sociale che prevale sull’interesse individuale, ma che crea valore per ciascuno ed è percepito da tutti.

Secondo i cinesi, in Occidente la ricerca di libertà personale dà luogo a eccessivo individualismo e non consente reale sviluppo sociale favorendo diseguaglianze e mancato sviluppo collettivo, oltre a condizioni di generale insicurezza sociale (crescita della criminalità nelle aree urbane, diffusione della corruzione, fasce di povertà, mancata tutela delle fasce di disabilità).

In Cina invece il modello di governance che piace ai cinesi parte dal basso dalle comunità più locali, campagne, case, strade, quartieri, con la partecipazione pragmatica di tutti ed è in grado di affrontare problemi concreti immediati per poi crescere a livello territoriale dalle provincie alle prefetture e regioni sino al vertice nazionale costituito da rappresentanti dei diversi livelli territoriali.

Per i cinesi la presenza di un partito unico, il partito comunista PCC, non appare limitare il modello di governance, anzi lo rafforza, essendo strutturato a tutti i livelli territoriali, riducendo conflitti o incertezze politiche. I ricambi dei rappresentanti politici avvengono naturalmente e si basano principalmente sui livelli di competenze delle persone. Vi è un grande impegno sulla formazione continua dei rappresentanti che vengono prescelti sulla base delle loro capacità. Vi è continua attenzione a prevenire e combattere i rischi di corruzione attraverso il controllo di informazioni e pesanti punizioni.

Il rispetto della privacy non è ritenuto avere valore determinante, come in Occidente, in cui peraltro regole molto vincolanti non impediscono che si verifichino abusi non tutelati, ne sono esempio le fake news e l’odio nei social.

Peraltro non vi è dubbio che la mancanza di tutela dei dati individuali in Cina consenta totale controllo dei comportamenti delle persone da parte governativa, di fatto creando ridotta libertà e governo autoritario, ma questo non sembra creare preoccupazioni, anzi costituisce sicurezza.

Vi sono reazioni da parte di alcune fasce della popolazione giovane, ma l’atteggiamento culturale della società cinese nella sua lunga storia ha sempre privilegiato la ricerca del bene collettivo rispetto al bene individuale acquisito attraverso la partecipazione e realizzazione del bene comune.

Ci si può domandare se i processi di diffusione di forme e modelli occidentali di mercato e la digitalizzazione possono mettere in crisi il tradizionale modello sociale cinese. Non vi è dubbio che questa preoccupazione è spesso evidente nei comportamenti di Xi Jinping, ma in realtà la popolazione cinese appare avvalersi delle opportunità del mercato on line e degli smart phones senza preoccuparsi troppo del controllo facciale e della gestione dei dati personali via Alibaba/governo.  Tutte le misure di controllo sembrano essere considerate come forme di maggiore garanzia e tutela della sicurezza dei singoli cittadini. 

Anche la diffusione di applicazioni di Intelligenza artificiale su cui è crescente l’impegno del governo cinese, con algoritmi in grado di determinare processi decisionali indipendentemente dalle scelte personali e comunque in grado di rafforzare gli interventi di controllo della popolazione, molto probabilmente verrà accolta in Cina come strumento di ulteriore miglioramento dello sviluppo economico e sociale.

La diffusione di applicazioni di Intelligenza Artificiale orientate a processi decisionali appare forse più praticabile da parte di contesti politici di democrazia pragmatica alla cinese rispetto a contesti di democrazia occidentale apparentemente più attenta alla tutela dei dati e dei comportamenti personali (in realtà, consentendo l’abuso dei dati personali da parte di grandi gruppi privati).

La lunga storia della Cina ha sempre mostrato come chi ha governato in forma imperiale o da Mao in poi in forme di socialismo sino al PCC, ha cercato di dare risposte ai cinesi in termini di sviluppo, benessere e sicurezza indipendentemente dalle strutture di governo.

È nota l’espressione di Deng Xiaoping, forse colui che ha dato la maggiore impronta al cambiamento economico-politico della Cina: “Non importa se il gatto sia nero o bianco, se acchiappa i topi”. Ciò che conta sono i risultati. È l’approccio pragmatico messo in atto anche da Xi Jinping nella Nuova Era integrando patriottismo storico ed economia di mercato e consolidando gli obiettivi di sviluppo, stabilità, benessere e sicurezza. Per i cinesi il governo del PCC dà stabilità a cittadini.

Il documento del Comitato Centrale del PCC del 2021 si intitola non a caso “La democrazia che funziona”, in modo da sottolineare quanto quella cinese sia una vera forma di democrazia perché realizza gli obiettivi, a fronte di altre democrazie, quelle occidentali che non producono più risultati economici e sociali, ma solo gravi crisi nella società, mancanza di benessere dei propri cittadini, crescenti squilibri e diseguaglianze, manifestazioni razzistiche e ricerca ed estensione di conflitti internazionali.

Sul piano internazionale la politica cinese appare muoversi principalmente attraverso accordi commerciali e investimenti attraverso le diverse vie della seta con una “invasione pacifica” delle “formiche” cinesi in tutto il mondo, intendendo mettere a disposizione di altri la “democrazia dei risultati”.

Sarà simile a questo il futuro modello di democrazia che caratterizzerà la nuova fase della storia umana, succedendo al nostro modello occidentale che fatica ad innovarsi ed a rispondere alle nuove esigenze di un mondo in profondo cambiamento? È una domanda provocatoria, ma penso sia utile rifletterci sopra. 

 

Inserito il:15/03/2024 10:52:42
Ultimo aggiornamento:15/03/2024 15:39:20
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