Phil O’Malley – ( USA- Indianapolis - contemporary)- Grasshopers, Crickets and Crows
Doverosa risposta ai 5 Stelle eporediesi
di Tito Giraudo
Mi aspettavo critiche al mio ultimo articolo: Che c’azzecca il Gian Roberto con gli Olivetti?
Pensavo che le critiche riguardassero l’accostamento da me fatto con il primo Movimento Fascista e, a pensarci bene avrei anche dovuto citare “L’uomo Qualunque” di Umberto Giannini che nel 48 ebbe un inaspettato successo elettorale.
Si sono invece offesi perché avrei sminuito Gian Roberto Casaleggio.
Vero che da sempre esiste la sciagurata tendenza, non solo di santificare i defunti ma, nel caso di politici, amplificarne le gesta.
Con Casaleggio però si esagera, facendolo passare per un politico o peggio per un ideologo, e non per quello che ha avuto la brillante intuizione del rilancio di un’idea vecchia come il mondo: la democrazia diretta. Questa volta tramite il Web. Confondendo l’idea di partecipazione comunitaria olivettiana, con quella che a partire dai Greci in pratica purtroppo si è sempre rivelata una truffa verso i soggetti (il popolo) cui è indirizzata.
Cari Grillini, vi consiglierei di scegliere altri paragoni. Ma avete un’attenuante:
La strumentalizzazione di Adriano Olivetti non avviene solo per mano grillina ma ha padri variegati. Lo fece la Lega Nord, quando qualche piemontese con rimembranze comunitarie spiegò loro che Adriano Olivetti era per l’autonomia di territori coesi. Abbandonarono il paragone quando capirono che il modello comunitario riguardava l’intero Paese. Speriamo solo che ora non ritorni alla carica Salvini convertito al leghismo nazionale contro l’Europa.
I più grandi strumentalizzatori, in questi anni, vengono dalla sinistra. Orfani del collettivismo e del Socialismo reale, dopo aver demonizzato Adriano negli anni 50 e, dopo morto, negli anni 60, ancora considerato un padrone paternalista peggiore persino di Valletta in quanto: nemico palese e non subdolo, hanno scoperto il capitalismo buono degli Olivetti.
Personalmente mi sono sempre chiesto come abbiano potuto, molti intellettuali alla corte di Ivrea, dopo pochi anni dalla morte del mecenate, passare armi e bagagli nel campo di quella sinistra, saltando piè pari i Socialisti e l’esperienza di Centro Sinistra che non credo Adriano avrebbe avversato.
In questi casi da discreto melomane mi viene da declamare: “Cortigiani vil razza dannata!”
Cari Grillini, Adriano non avrebbe sicuramente avversato, né l’Europa, tantomeno l’Euro.
Mi sento di dire che di fronte a Beppe Grillo non avrebbe provato una particolare attrazione personale e tantomeno sulle sue idee che sappiamo mutuate da copioni scritti anche da altri, cosa normale per un attore, disdicevole per un politico (che volle farsi re).
Personalmente, non sottovaluto l’intuizione di Casaleggio sull’uso della Rete in politica. Solo dei Partiti in profonda crisi potevano con tanto ritardo accorgersi di questo nuovo mezzo che, con l’informatica in generale, rappresenta dopo la rivoluzione industriale del settecento, quella del terzo millennio con tutte le implicazioni, non solo tecniche ma anche economiche e politiche.
Esiste un’analogia temporale tra questo nuovo mezzo di comunicazione con i giornali e con il mezzo televisivo. I primi, all’inizio del secolo scorso, servirono al Socialismo per diffondere con facilità le idee al loro popolo, il secondo, per pochi anni ha orientato in qualche misura l’opinione pubblica, ma anche qui, la politica ha mostrato l’incapacità di servirsi del mezzo televisivo se non con dibattiti autodistruttivi.
E’ l’antipolitica che invece, con la scusa di combattere Berlusconi, ha finito per mettere in crisi l’intera classe politica.
E’ incredibile assistere al linciaggio della destra, della sinistra e del centro favorendo un Movimento che certo non va demonizzato, ma che esprime concetti confusi e contraddittori quasi su tutto. Non solo, dichiara apertamente che se dovessero governare, dal momento che la Democrazia diretta è una lotteria, gli eletti si farebbero le ossa al Governo (auguri!).
Credo comunque che l’accostamento con la cultura olivettiana, fosse riferito al Movimento Comunità che Adriano fondò negli anni cinquanta.
Personalmente, penso che sia stato il suo grande errore.
Generalmente, chi è un grande manager (e Adriano lo era sicuramente) è un politico mediocre.
Adriano, dilapidò il proprio patrimonio personale per un’idea che non andò oltre lo spazio ristretto del Canavese; con il senno di poi, se quelle risorse le avesse destinate a una grande fondazione culturale senza entrare direttamente nell’agone politico, forse le sue idee avrebbero trovato una più vasta platea e chissà, dato dei frutti politici. Tra l’altro si sarebbe risparmiato pure l’ accusa di quel paternalismo che oggi viene chiamato: conflitto di interesse.
Dare un giudizio dell’Adriano politico è impossibile, in quanto dopo la sua elezione alla Camera dei Deputati preferì lasciare il seggio a Ferrarotti delle cui gesta politiche non è dato sapersi.
Adriano, dopo quella parentesi, ritornò a dirigere la sua Azienda per prepararsi all’ultima grande impresa che fu la conquista dei mercati mondiali nel settore delle macchine per ufficio, acquistando quel gigante dai piedi di argilla: l’ americana Underwood.
Alcuni sostengono che fu l’inizio della crisi della Olivetti, in quanto quella fabbrica era obsoleta e in profonda crisi come ci confermò in una cena al Cambio: Gianluigi Gabetti dopo che al Pannunzio presentammo “La Fabbrica di mattoni rossi”. Era stata strapagata e quindi fonte di indebitamento.
Personalmente, sono propenso a pensare che la grande scommessa di penetrare negli States potesse valere il rischio, soprattutto in funzione della nascente divisione elettronica che dalle Università americane avrebbe potuto trarre quella linfa che mancava in Italia.
Ad ogni modo del senno di poi…
Certo la cordata tra politici, banche creditrici e imprenditori (uno su tutti Valletta) che rilevò la Olivetti liberandosi proprio della divisione informatica, dimostrò che rispetto a loro Adriano era su un altro pianeta, ma non certo Gaia.
Queste digressioni, per sostenere che se si fanno i paragoni tra l’industriale Adriano e Casaleggio, non c’è trippa per i gatti.
Sul piano del pensiero quello di Adriano l’ho affrontato solo superficialmente, quello di Casaleggio non sembrandomi degno di nota: per nulla.
Accusato da alcuni Grillini lettori del mio precedente articolo, di non conoscere la produzione culturale casaleggiana, ho cercato di documentarmi senza trovare quasi nulla di pubblicato che fosse in circolazione.
Prometto di continuare nella mia ricerca e prego gli estimatori della buon’anima di darmi riferimenti attendibili.
L’importante è che la buonanima di Casaleggio lasci in pace la buonanima di Adriano.