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Bocche chiuse delle femministe. Inchieste e crimini sessuali nella guerra del 7 ottobre
di Vincenzo Rampolla
Silenzio sul pianeta. Perfino totale negazione di Enti per i diritti delle donne. Eppure i crimini compiuti da Hamas sono stati documentati da molti organismi, in particolare dall’Associazione dei centri di crisi sullo stupro in Israele (ARCCI - febbraio 2024, Rapporto Grido silenzioso. Crimini sessuali nella guerra del 7 ottobre).
L'attacco è avvenuto durante lo Shabbat e la festa ebraica della Simchat Torah, il giorno dopo il 50° anniversario della guerra dello Yom Kippur, scoppiata anch'essa con invasione a sorpresa. È successo il 29 settembre dopo 2 settimane di violenza presso il muro tra Israele e Gaza, quando Hamas e Israele avevano negoziato una tregua con la mediazione di Qatar, Egitto e ONU. Prima dell'attacco 247 palestinesi erano stati uccisi dagli israeliani e 32 israeliani e 2 cittadini stranieri erano caduti per mano dei palestinesi. In un solo giorno, 859 civili israeliani, 278 soldati e 57 membri delle forze dell'ordine sono stati uccisi in kibbutz e basi militari nei paraggi della Striscia di Gaza. Circa 250 persone, di cui circa 30 bambini, sono state rapite e tenute in ostaggio nella Striscia. Numerosi i casi di stupri e violenze sessuali contro le donne.
Quelle organizzazioni per i diritti delle donne hanno totalmente ignorato gli abusi di chi ha bruciato vive famiglie, torturato e violentato donne, bambini e uomini. In Israele centinaia di donne occidentali e di varie confessioni religiose hanno subito stupri, anche di gruppo, amputazione mutilazioni e smembramenti, Molte aggressioni sono avvenute in presenza di familiari e numerosi cadaveri sono stati trovati decapitati, con mutilazione degli organi sessuali degli uomini e delle donne. Il documento precisa che simili crimini continuano tuttora contro gli ostaggi prigionieri nei tunnel di Gaza.
La pubblicazione di vari rapporti e l’accesso a fonti mediatiche in particolare di Egitto, Israele, Siria Iraq e Turchia ha permesso di raccogliere operazioni analoghe degli ultimi 10 anni.
Molto dettagliato il NYTimes con uno studio di dicembre 2023, basato su 150 interviste fatte a testimoni e primi soccorritori, su riprese video e prove fotografiche. A giugno, l’ONU celebra l'annuale Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati, eppure ci sono voluti 15 mesi per documentare i crimini sessuali attuati da Hamas. A marzo 2024, l'ONU ha finalmente pubblicato un rapporto di 23 pagine con le prove dei crimini sessuali commessi da Hamas. Pramila Patten, Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per la violenza sessuale nei conflitti armati, dal 29 gennaio al 14 febbraio ha condotto un'indagine in Israele e ha esaminato più di 5.000 foto e passato in rassegna 50 ore di riprese audio e video, oltre alle interviste a più di 30 sopravvissuti e testimoni oculari.
Sono crimini che riportano alla mente quelli commessi dall'ISIS nel 2014 contro cristiani e yazidi durante e dopo la conquista di gran parte dell'Iraq e della Siria. La storia non cela la violenza sessuale come strategia militare utilizzata comunemente dai terroristi islamici in tutto il mondo sin dal VII secolo. Dieci anni fa, l'ISIS attacca yazidi e cristiani in Iraq e Siria con massacri e con la forza costringe a fuggire centinaia di migliaia di non musulmani. A giugno 2014, lo Stato Islamico prende il controllo della città irachena di Mosul, per proclamare un califfato islamico nelle aree controllate dall'organizzazione in Iraq e Siria. L’occupazione dell'ISIS a Mosul e nel territorio più ampio è accompagnata da uccisioni di massa, esecuzioni sommarie, sparizioni, rapimenti, torture e diffuse demolizioni di monumenti storici e di case di migliaia di residenti. Contemporaneamente viene adottata la rigida legge della sharia. A luglio 2014, l'Ufficio dell'Alto Commissario ONU per i diritti umani (OHCHR) ha segnalato 11 casi di stupro contro donne cristiane commessi dall'ISIS. Altri rapporti hanno indicato che quasi 300 donne cristiane e musulmane sciite, per lo più turkmene, sono state trattenute dai miliziani dello Stato Islamico. Uno studio dell’Università di Baghdad, riguardante un campione di 200 donne sopravvissute al sequestro da parte dell'ISIS, indica che 169 donne del campione sono state violentate, comprese 39 donne cristiane e 39 donne musulmane turkmene sciite.
Nel 2021, il Center for Holocaust and Genocide Studies of the University of Minnesota ha pubblicato il rapporto Violenza di massa e genocidio per mano dello Stato Islamico/DAESH in Iraq e Siria. Secondo il documento: Dopo la conquista di Mosul da parte dell'ISIS, a giugno 2014, ai cristiani venne data la possibilità di convertirsi, pagare le tasse (jizya), andarsene o essere uccisi. Lo Stato Islamico contrassegnò le case cristiane con la lettera araba 'N' che sta per Nasrani, ossia cristiano, divenuto rapidamente il simbolo globale di solidarietà con i cristiani perseguitati. Pochi mesi dopo, ad agosto 2014, l'ISIS prese il controllo di tutte le città assire nella Piana di Ninive, provocando una seconda ondata di sfollamenti di massa. Come lo Stato Islamico ha rapito cristiani e yazidi in Iraq e Siria, così Hamas ha rapito gli israeliani.
Una delle donne cristiane rapite dallo Stato Islamico è Carolyn, di etnia assira e residente nel villaggio di Tel Jazera, nella Siria orientale. Nel 2022, Knox Thames, già inviato speciale per le minoranze religiose presso il Dipartimento di Stato Usa ha raccontato il calvario di Carolyn: comprata e venduta almeno 4 volte, è arrivata ad Al-Hol nell'aprile 2019. Ora ha due figli un maschio e una femmina. Chi è riuscito a fuggire da Al-Hol ha detto che è molto legata ai suoi figli e non se ne andrà senza di loro.
Circa 2 mesi dopo la presa di Mosul, l'ISIS invase Sinjar, la patria degli yazidi in Iraq. Come gli assiri, gli yazidi sono una minoranza non musulmana autoctona e perseguitata in MO. Gli yazidi affermano di essere stati esposti a un'ondata di 74 attacchi genocidi per mano dei musulmani. L'ultimo, iniziato a fine 2014, ha avuto conseguenze devastanti. Durante l'occupazione di Sinjar, i terroristi dello Stato Islamico hanno ucciso migliaia di yazidi con vere e proprie esecuzioni capitali o lasciandoli deliberatamente morire di fame e di sete. Altre migliaia di donne e bambini yazidi sono stati rapiti, violentati e trasformati in schiavi del sesso. A Sinjar, ci sono ancora più di 80 fosse comuni contenenti corpi di yazidi in attesa di essere portate alla luce. E più di 2.600 donne e minori yazidi rapiti aspettano ancora oggi di essere liberati dai terroristi dell'ISIS. Oltre 180.000 yazidi sono senza casa e cercano di sopravvivere nei campi profughi nel Kurdistan iracheno. Ragazze e donne yazide sono state brutalizzate dai terroristi dell'ISIS. Le adolescenti rapite dagli attentatori dello Stato islamico in Iraq e in Siria sono state vendute nei mercati degli schiavi per meno di un pacchetto di sigarette, ha affermato Zainab Bangura, inviata dell’ONU per i crimini sessuali compiuti nelle zone del conflitto.
Nel 2015, alla Radio Free Europe/Radio Liberty, Bangura ha dichiarato: Quando conquistano le aree territoriali rapiscono le donne, pertanto, hanno... no, non voglio definirla una nuova fornitura, hanno nuove ragazze. Vengono vendute per diverse centinaia di dollari, fino ad arrivare a un migliaio. Dopo aver attaccato un villaggio, l'ISIS separa le donne dagli uomini, giustiziando questi ultimi e tutti i ragazzi di età superiore ai 14 anni. Ragazze e madri vengono divise, le ragazze denudate, testate per la verginità, esaminate per le dimensioni del seno e schedate per la bellezza. Le vergini più giovani, e quelle considerate più belle, spuntano prezzi più alti e sono inviate a Raqqa, roccaforte ISIS. In base alla gerarchia dello Stato Islamico, gli sceicchi hanno la prima scelta, seguiti dagli emiri e poi dai miliziani. Spesso ognuno se ne prende 3 o 4 e le tiene sì e no un mese, finchè non si stufano e le rispediscono al mercato. Le schiave sono vendute all'asta, gli acquirenti mercanteggiano sul prezzo, calandolo se sono piatte o poco attraenti. Abbiamo saputo di una ragazza che è stata venduta 22 volte e di un'altra, fuggita una prima volta… e di uno sceicco che, dopo averla riacciuffata, le ha scritto il suo nome sul dorso della mano per mostrare che lei era di sua proprietà. Il trattamento delle donne yazide, in particolare, è stato caratterizzato da disprezzo e ferocia, ha affermato l'inviata dell'ONU. Vengono commessi stupri, schiavitù sessuale, prostituzione forzata e altri atti di estrema brutalità. Siamo venuti a conoscenza del caso di una ragazza di 20 anni che è stata bruciata viva perché si era rifiutata di compiere un atto sessuale.
I media stanno attivamente sopprimendo i fatti del 7 ottobre per riscrivere la storia secondo una versione decisa da loro: la situazione di una donna uccisa o violentata non attira la gente come una storia di cronaca straordinaria e clamorosa. Tutto si riduce a likes, foto, video e denaro.
Nel febbraio 2015, i miliziani dell'ISIS attaccano circa 35 villaggi di cristiani assiri insediati in una serie di comunità agricole sulle rive del fiume Khabur in Siria. L'ex diplomatico statunitense Alberto M. Fernandez ha osservato nel 2016: 232 di questi assiri, 51 dei quali bambini e 84 donne, sono stati rapiti. La maggior parte di loro è rimasta prigioniera e pare che l'ISIS abbia chiesto $22M (circa $100.000 a persona) per il loro rilascio. Chi non è stato rapito vive in preda al terrore ed è stato espropriato della casa.
Bambini nati da stupro e bambini nati da padri dell'ISIS è un rapporto dell'UNICEF e dell'UNAMI (Missione ONU di Assistenza in Iraq) che documenta stupri e schiavitù sessuale compiuta dallo Stato Islamico sulle donne non musulmane di vari Stati del MO.
Il Jerusalem Post riporta: Sasha Ariev, la cui sorella minore Karina è tenuta in ostaggio a Gaza, ha parlato del terrore che prova nel rifiutare le condizioni della sorella e di essere a conoscenza delle violenze sessuali durante la prigionia di Hamas. Non abbiamo informazioni su Karina, ma sappiamo che la violenza sessuale, compreso lo stupro, viene perpetrata sugli ostaggi. Chiedo a tutti voi, in ogni parte del mondo, di unirvi nel dichiarare che l'uso della violenza sessuale come arma di guerra è inaccettabile e che Hamas deve rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi.
Sempre dal Jerusalem Post: Noi donne viventi in Israele siamo rimaste stupite del silenzio di molte delle nostre sorelle, in tutto il mondo. La maggior parte dei gruppi che si battono per i diritti delle donne deve ancora condannare la violenza perpetrata lo scorso 7 ottobre contro le nostre madri, figlie, zie, cugine, nonne e vicine di casa. Noi donne israeliane di varie minoranze religiose, cristiane, ebree, musulmane turkmene sciite, assire e yazide siamo state abbandonate: siamo sole. Alcune arrivano addirittura a negare che la violenza sessuale sia avvenuta qui. È difficile comprendere il livello di odio richiesto per rinunciare alla solidarietà tra sorelle, soprattutto in un momento in cui ne abbiamo più bisogno.
E il silenzio continua a mordere. Nonostante gli orrori vissuti dalle donne per mano dei jihadisti dell'ISIS, di Hamas, della Jihad Islamica e di Fatah, la maggior parte degli organi per i diritti delle donne in Occidente è rimasta apatica, inerte e passiva. I veri difensori dei diritti delle donne non discriminerebbero le vittime in base a religione o etnia e documenterebbero quei casi di stupro di massa e tortura sessuale. Purtroppo è avvenuto il contrario. Come giustificate questo silenzio? Grazie alla dilagante indifferenza nel condannare gli stupri, i fanatici anti-israeliani hanno costruito una narrazione pro-Hamas e hanno indotto gran parte dell'opinione pubblica a ignorare o negare che la guerra di Israele contro Hamas è per taluni necessaria per salvare più di 250 ostaggi. Il loro rifiuto li ha resi insensibili alle sofferenze delle donne. Di fatto silenzio e negazione hanno solo nascosto e favorito i crimini di Hamas e di altri gruppi terroristici.
Ad aprile 2024, la ONG CyberWell ha pubblicato un rapporto sulla diffusa negazione online della violenza sessuale perpetrata da Hamas il 7 ottobre, mentre la Women's Alliance for Security Leadership, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione. Dal canto loro, Amnesty International e l'Organizzazione Nazionale per le Donne, poco hanno detto sui crimini sessuali commessi dagli abitanti di Gaza contro le donne. A loro si associa l’Associazione ONU per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment femminile che ha atteso il 1° dicembre 2024 per rilasciare una dichiarazione di condanna, breve e superficiale.
Per finire, il Comitato ONU per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne (CEDAW) non ha esplicitamente condannato Hamas. E il movimento internazionale #MeToo non ha assolutamente menzionato né Hamas, né le vittime.
Quando si tratta di donne vittime di abusi e stupri, si direbbe che chi declama i diritti delle donne e quelli umani abbia scelto o deciso di stare dalla parte degli stupratori e dei criminali.
Sbaglio o è solo un’impressione personale?
(consultazione: gatestone institute - uzay bulut, luglio 2024; nytimes; washington post; le mond; jerusalem post)