Aggiornato al 20/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Bartolomeo Schedoni (1578– 1615) – La speranza

2015: Eppur si muove!


Fare qualche considerazione su quanto accaduto nel recente passato è di per sé cosa ardua, ma ancora di più se si vuole fare un bilancio anche delle cose positive avvenute.

Eppure lo si deve fare per continuare ad avere speranza nel nostro futuro.
Allora cominciamo da queste.
Eppur si muove! Forse è la volta buona che cambia qualcosa nella vita di tutti i giorni, nella burocrazia, nei rapporti sociali, nel diventare, sembra una cosa enorme e impossibile, un paese un po' più "normale".

Le resistenze sono grandi, gli interessi consolidati difficili da smontare, la corruzione, palese e nascosta (quasi legale) impossibile da estirpare, eppure appare finalmente un po' di speranza di riuscirci. Con troppa lentezza, con grande fatica, con pochi aiuti e nessuna consapevolezza diffusa dell'importanza di cambiare, ma la macchina sembra essersi messa in moto.
Inutile forse fare esempi, ma solo per ricordare ai distratti e agli agnostici, la riforma della pubblica amministrazione, ferma nei suoi privilegi all'ante guerra, della giustizia, forse l'unica in Europa a resistere nelle sue assurde complicazioni, le riforme istituzionali, per cercare di governare in forma più efficace, quella della scuola, magari introducendo il merito e non l'anzianità, etc. Tutte cose ingessate da decenni.
Ora dipende molto da noi, sempre assenti, o meglio critici e contro.
E divisi su tutto.
Del resto l'Europa è la fotografia esemplare del prevalere degli interessi particolari, della incapacità di stare insieme, non di nome, ma pensando agli equilibri complessivi che non possono che essere un compromesso tra i più ricchi e i meno ricchi, tra i nazionalismi e la coesione, tra il grande capitale e l'intelligenza e il lavoro che lo ha fatto grande.
In questa situazione di per sé precaria sono entrati di prepotenza due fattori esplosivi: i nazionalismi di origine religiosa, e di contenuto ovviamente economico, e l'esodo quasi biblico dalla povertà e dalla sopraffazione violenta verso un futuro sconosciuto ma pur sempre diverso. Due fenomeni impossibili da risolvere, perché entrambi richiederebbero di intervenire sulle cause che li hanno generati e non sugli effetti che producono. E ciò non è possibile, perché significherebbe modificare la distribuzione delle ricchezze nel mondo, e le aree di influenza, e i rapporti tra dominanti e dominati, cioè gli attuali assetti del mondo.
E allora con grande fatica e grandi resistenze si tenta di arginare gli effetti negativi, con grande spreco di vite umane e di ricchezze accumulate, nella convinzione tutta dalla parte dei dominatori che ciò possa generare altra e nuova ricchezza, o difendere meglio quella che si possiede o spostare quella che possiede qualcun altro.
E un terzo elemento è altrettanto dirompente degli equilibri in atto: la riabilitazione dell'Iran. Finalmente si torna a fare business, dicono per modernizzare il paese, strade ponti ferrovie, dimenticando le sue più di 2.000 condanne a morte in questi pochi ultimi anni. Ma pare che serva alle economie in crisi dell'occidente. Mi ha fatto impressione vedere il Presidente dell'Iran a Roma stringere la mano agli uomini e non alle donne, a quelle poche presenti, ministri e capi d'impresa, anche se rivolgeva loro un sorriso. E mi ha molto disturbato il coprire le nudità di statue capolavori mondiali. Chissà che non si modernizzino anche queste espressioni di sudditanza o di pregiudizio.
Sul piano delle aggregazioni politiche due mi paiono le cose rilevanti.
Il progressivo affermarsi dei populismi, con diverse accentuazioni locali, qualcuno del tutto estraneo al concetto di governo, qualcun altro invece incline a rivendicare soluzioni locali.
E l'affermarsi di movimenti di destra, più o meno xenofobi, tutti largamente chiusi a visioni allargate e di coesione più ampia.
Due fenomeni importanti, che la sinistra europea non ha capito e tanto meno è stata capace di arginare. Forse serve un approccio più socialdemocratico, l'unico che oggi sembra in grado, con le opportune aperture al centro democratico, di proporre soluzioni di governo alternative. Sempre che sappia interpretare la necessità di cambiamento e di modernità che sale dal basso. Se invece prevalgono le ideologie che guardano indietro, o l'opposizione di principio non solo si perde terreno e spunti di novità e di cambiamento ma si frenano anche quelli che si stanno in qualche situazione a fatica producendo.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, ad esempio il progressivo sfaldarsi della famiglia, l'affermarsi di modelli di comportamento sociale centrati sul web, il bullismo giovanile che mette in crisi anche forme di rapporto tradizionalmente solide e positive, i diritti delle coppie omosessuali che talvolta vorrebbero essere quasi più ampi di quelli delle famiglie tradizionali, l'enorme valore della solidarietà nelle sue forme spontanee e organizzate, la colla che tappa i grandi buchi e tiene insieme a fatica ciò che tende a diventare impossibile da affrontare.
Su questo un'altra volta.
Ma per chiudere un accenno a un' altra incredibile novità che ci vede fortunati protagonisti, se lo vogliamo.
Questo papa. Che mette in crisi un impero ormai fermo e quasi corrotto, che stimola a pensare, a vedere, a fare, a cambiare. Che obbliga a schierarsi, credenti ovviamente e non credenti, con le difficoltà e le differenze del caso, ma con la consapevolezza che i temi sono giusti e di tutti.
Un altro segnale di speranza, forse possiamo farcela, insieme.

Inserito il:28/01/2016 08:58:15
Ultimo aggiornamento:14/02/2016 21:53:18
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