Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Riccardo Cecchetti (Disegnatore, Macerata - Torino) – Adriano Olivetti

 

Da Adriano Olivetti a Jeff Bezos: la politica cerchi un modello sociale a cui ispirarsi

di Dario Denni

 

Si leggono spesso articoli di approfondimento sulla figura imprenditoriale di Adriano Olivetti, la sua capacità di interpretare l'azienda come una famiglia e di trasmettere i valori fondanti ispirati al suo mecenatismo, all'interno dell'impresa attraverso i suoi dipendenti. Se ancora oggi si parla del modello Olivetti, è perché evidentemente ci manca molto quel riferimento culturale nell'attuale panorama industriale, e non soltanto in quello italiano che in effetti rappresenta solo una microscopica porzione di un mondo dominato ormai dai giganti del turbocapitalismo digitale.

Ed è così chiaro che a fronte del nostalgismo che permea tutta la figura di Adriano Olivetti si oppongono nuove figure imprenditoriali che ci vengono si raccontate come austere nel vestirsi e nel modo di vivere riservato, ma sono tutte unite da un'enorme capacità di accumulare denaro e ricchezza.

Il primo tra tutti gli anti-Olivetti contemporanei sembra essere Jeff Bezos di Amazon: di lui sappiamo che si occupa molto della sua famiglia e che accompagna a scuola i figli con una macchina non proprio antica, ma vecchia di 20 anni e che è l'uomo che ha accumulato piu' denari nella storia dell'umanità. Il punto che riguarda le scelte dei singoli e come essi desiderano vivere, vestirsi, mangiare, non merita di essere commentato nella misura in cui le scelte che afferiscono la sfera privata della vita sono una scelta libera e da rispettare.

Certamente, a costo di sembrare banali, dobbiamo però ricordare a noi stessi che il modello di Amazon non è quello di Adriano Olivetti. Prova ne sia il continuo costante ribellarsi della forza lavoro impiegata dal colosso dell'e-commerce americano, lungi dall'essere capace di soddisfare le pretese che i dipendenti reclamano attraverso scioperi, rimostranze e dichiarazioni pubbliche in molte occasioni ormai. Inascoltate.

Abbiamo spesso detto che compito della politica è quello di interpretare le nuove esigenze del mercato del lavoro e di incentivarle con provvedimenti normativi di natura fiscale, ad esempio, o di programmazione scolastica.

Se da un lato la politica si ritrova ad essere riconoscente rispetto a chi, in tempo di crisi, crea opportunità di lavoro che oggettivamente scarseggiano anche a fronte dell'automatizzazione dei processi, questo fatto da solo non può permettere ai decisori di ignorare le condizioni vessatorie in cui versano i lavoratori della conoscenza. Si, perché il metalmeccanico di oggi non è quello dell'epoca di Olivetti e deve saper operare con le macchine in un modo nuovo, deve saper interagire con loro per essere un metalmeccanico digitale.

Le condizioni di sicurezza saranno certamente migliorate, tuttavia residua la condizione di sfruttamento per via anche dell'alienazione in cui ci si ritrova nel ritmo ossessivo dei magazzini di smistamento merci. Certamente oggi non può essere applicato l'assistenzialismo che Adriano Olivetti aveva nei confronti dei suoi operai e delle loro famiglie. Era dunque un fenomeno Olivetti? Si, senza dubbio lo era. Ma era sostenuto dalla politica di allora che aveva in mente un modello sociale, familiare, cristiano, lo stesso che già da trenta anni, semplicemente non esiste più.

 

Inserito il:09/02/2018 13:59:27
Ultimo aggiornamento:09/02/2018 14:05:45
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