Maurits Cornelis Escher (1898-1972) – Eight Heads – 1922
Due cose complicate
di Giorgio Panattoni
1. D'Alema. È' difficile abituarsi al nuovo PD, al vecchio che torna, al nuovo che fatica, a quello che c'è e che pare quasi nessuno voglia più. Partito e governo sempre antagonisti, come se non si riconoscessero.
Attacchi così pesanti non vengono nemmeno dalla opposizione, molto più superficiale e di maniera, e molto meno determinata, ma enormemente più comunicante con i cittadini, cosa che il PD sembra aver dimenticato. E non bastano certo le esternazioni del Presidente del Consiglio, sempre o quasi in prima persona.
E così nell'ultimo sondaggio di oggi vien fuori che con l'Italicum così com'è vincerebbe alla grande il Movimento Cinque Stelle.
Pare che l'obiettivo sia Bisogna rompere, Fargliela pagare, Mandarlo a casa. Così finalmente si torna noi, che sappiamo, che abbiamo esperienza, che incutiamo rispetto, che sappiamo cosa fare (o non fare). E che abbiamo perso tutte le elezioni del dopoguerra, se non in coalizione con altri.
E nel frattempo, con grandi contraddizioni interne, si governa, cosa che pare non esista nella gerarchia degli obiettivi, nel paese e in Europa, in un momento complesso, pieno di insidie e di cose da portare avanti.
Dice Veltroni che una crisi di governo ora sarebbe una tragedia, un colpo difficile da assorbire, un salto nel buio. E si può essere d'accordo con lui, se solo si pensi a quali siano le alternative immediate. Ma si sa, Veltroni è un intellettuale, moderato, e purtroppo troppo poco di sinistra.
Ma che conta di fronte all'acre sapore della rivincita? Non è meglio rischiare di perdere il governo pur di essere così attaccati alla propria storia. Che disastro anche solo pensare a qualche forma di equilibrio possibile. Dentro lo stesso partito.
Intanto si può perdere qualche confronto elettorale, magari suggerendo di non andare a votare, che questi qui non sono dei nostri, certo non sono DOC.
Un futuro quanto mai incerto, ma pare vietato coinvolgere iscritti ed elettori, nelle periferie del partito, guarda caso come si faceva una volta.
I cittadini elettori in questa battaglia sembra contino poco o niente, la guerra è tra bande.
2. Professori no. Il grande rifiuto, no ai bonus legati al merito, o a tutti o niente. Cioè rifiuto di essere valutati ANCHE sul merito di quel che si fa, come avviene in tutto il mondo.
Torna l'ideologia degli anni 70, con l'appiattimento di tutto e di tutti.
Soldi, promozioni, scatti, carriera uguali per tutti, che tanti guai ha prodotto nella nostra società. E dietro guarda caso la parte più conservatrice del sindacato, e i cobas, e i nostalgici.
In nome di un diritto incomprensibile, che sarebbe meglio chiamare privilegio.
Si può capire che nel pubblico impiego, così garantito da anni di pratica corporativa e cosiddetta egualitaria, la introduzione del merito sia quasi una rivoluzione, e la perdita di posizioni protette anche se inefficienti o addirittura dannose un guaio grosso, che tocca lavorare, e magari bene.
Ovviamente non tutti per fortuna la pensano così, ma qui non stiamo parlando di lodevoli casi particolari, ma di regole del sistema.
Ma perché solo nel pubblico impiego? Far carriera per anzianità è una cosa accettabile? Cioè un giudice anziano è per definizione più bravo di uno più giovane, che magari capisce molto meglio la nuova società e i nuovi contesti? Mettere sullo stesso piano chi fa bene e chi fa male, o non fa, va bene? Anche agli utenti, che dovrebbero essere sempre il riferimento decisivo? E chi dovrebbe decidere se non la struttura di controllo, che esiste dappertutto, nel pubblico e nel privato?
Certo un cambiamento come questo non si può fare in qualche settimana, certamente ci sono stati errori e imperfezioni, ma tutti capiscono che un processo di cambiamento non si ferma perché difficile, si adatta e si fa evolvere, ci si impegna tutti per migliorarlo e renderlo efficiente.
Rifiutarlo è davvero schierarsi per la conservazione, sempre e anche quando non ha senso comune e va contro gli interessi generali.
Del resto è sempre così, quando si toccano privilegi e corporazioni, le cose più difficili da smontare per il bene comune.
Speriamo che si vada avanti, è complicato ma serve davvero.
A tutti noi.