Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

John D. Benson (Baltimore, Maryland, USA - Contemporary) - The White House

 

La settimana nera di Donald e il teatrino delle testimonianze

di Vincenzo Rampolla

 

Dodici testimoni, centinaia di ore di deposizioni e migliaia di pagine di documenti, tutti in una settimana nera, cinque lunghi giorni di udienze per l'impeachment destinato a passare alla storia.

La Camera si concentra sulla raccolta del maggiore numero di testimonianze contro Donald: ha spinto il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad aprire indagini sui suoi avversari politici e a scavare tra i bilanci di Burisma, società energetica che un tempo ha avuto Direttore Hunter Biden, figlio dell'ex vicepresidente Joe Biden, oltre a una teoria della cospirazione sempre all’ordine del giorno: l'Ucraina, non la Russia, avrebbe interferito nelle elezioni americane del 2016.

Senza un annuncio pubblico di apertura di indagini da parte dell'Ucraina, Donald ha negato un incontro della Casa Bianca con Zelensky. Ha anche bloccato l’invio di circa $400 milioni di aiuti approvati dal Congresso per sostenere l'Ucraina nella sua guerra contro l'annessione della Crimea da parte della Russia. La richiesta di Trump per le indagini, da lui definite un favore, è arrivata dopo una telefonata del 25 luglio tra i due leader: ha fatto scattare la denuncia da parte di un informatore e ha avviato l'indagine di impeachment. Sebbene molti fatti chiave fossero noti prima delle audizioni pubbliche iniziate il 13 novembre, in questa settimana sono emerse diverse novità, estratte da cinque testimonianze chiave per il proseguimento dell’indagine, accompagnate da una esplosione di collera di Donald, paonazzo, furibondo e alterato come mai prima di allora e colpito da un malore.

La chiamata del 26 luglio

Molto si è detto, ricamato e smentito sulla chiamata del 25 luglio tra Trump e Zelensky, ma per la prima volta alle audizioni pubbliche è stato tolto il velo: un’importante chiamata il giorno dopo.

È stata la prima granata lanciata nelle audizioni da W.B. Taylor Jr., diplomatico americano in Ucraina. Dopo la sua deposizione ha testimoniato che David Holmes, funzionario dell'ambasciata americana in Ucraina e membro dello staff, lo informò di una telefonata del 26 luglio udita per caso tra il presidente Trump e Gordon Sondland, ambasciatore presso l'UE, a Kiev in un ristorante all'aperto a tavola con lo staff. Holmes, tenente colonnello dall’impeccabile carriera militare, fu sollevato dall’incarico e chiamato a testimoniare pubblicamente e ha giurato di aver sentito la voce di Trump che risuonava al telefono, così forte da poter sentire la conversazione di entrambi gli interlocutori. Ha detto di aver udito Donald chiedere a Sondland se Zelensky avesse accettato di fare le indagini che lui gli aveva chiesto.

Risposta: Oh sì, lo farò. Farò qualsiasi cosa tu chieda, ha dichiarato Holmes, aggiungendo che Sondland ha poi detto: A Zelensky piace tanto il tuo culo. Donald ha detto che non ricorda la chiamata con Sondland. La telefonata non solo ha attirato l'attenzione per il contenuto, ma perché Sondland ha parlato con il Presidente usando una linea non protetta e in uno spazio pubblico, per di più in un paese in guerra con un avversario politico. Sondland ha poi testimoniato che la Casa Bianca gli ha confermato che la chiamata è avvenuta e che non è stata registrata come personale, e non ha contestato il contenuto della chiamata di Holmes. Tuttavia sia lui che Holmes non sono d'accordo su ciò che è successo dopo la chiamata. Sempre secondo la testimonianza di Holmes, dopo la telefonata ha chiesto a Sondland che cosa Donald pensasse dell'Ucraina e Sondland gli ha risposto che Donald si preoccupava solo delle cose ​​importanti. Alla domanda su cosa fossero quelle cose, Sondland ha detto che Donald era assillato più dalle indagini sui Biden che dalla politica degli Usa nei confronti dell'Ucraina. Sondland ha aggiunto infine che non ricorda di aver parlato con Holmes dei Biden o di Burisma.

Le e-mail del 25 luglio

Dunque, si sapeva della telefonata del 25 luglio, ma non delle e-mail dello stesso giorno. L'Ucraina potrebbe aver saputo che l'Amministrazione Trump stava trattenendo gli aiuti lo stesso giorno della telefonata del 25 luglio. Laura Cooper, una funzionaria del Pentagono specialista di relazioni con l’Ucraina, ha informato i parlamentari del Congresso della chiamata tra i due leader. Per la prima volta è venuta alla luce l'esistenza di due e-mail ricevute dal suo staff e una chiamata ricevuta dall'ambasciata ucraina. Ogni e-mail menzionava i contatti di funzionari ucraini alla ricerca di informazioni sull'aiuto finanziario degli Usa. Quando gli ucraini hanno appreso il ritardo, è esplosa la seconda bomba perché i repubblicani sostengono che non esisteva nessun motivo per creare un malinteso se gli ucraini non erano al corrente del blocco di quell’aiuto. Chi può confermare che Zelensky ignorava che l'aiuto era stato ritardato con la telefonata del 25 luglio? Secondo un resoconto della Casa Bianca e una testimonianza, questo punto non è emerso durante la chiamata. Alcuni funzionari hanno testimoniato che il governo ucraino fin da agosto aveva appreso che l'aiuto era stato bloccato. Ma la Cooper è stata il primo testimone a presentare prove emerse probabilmente durante la chiamata, o ore dopo, quando le e-mail erano già state inviate. Le email e le telefonate non mostrano in modo chiaro e univoco che l'Ucraina era a conoscenza di un ritardo. Ma la Cooper ha rilevato che destò sospetti il fatto che all’improvviso l'ambasciata, se non avesse avuto un preciso motivo di preoccupazione, perché avrebbe iniziato a fare delle verifiche richiedendo lo stato dell'aiuto. L'aiuto è stato rilasciato l'11 settembre, dopo che il Congresso ha iniziato a esaminare la situazione e l'informatore ha presentato una denuncia al riguardo.

È il momento della testimonianza di Gordon Sondland, con un improvviso voltafaccia e rettifiche alle precedenti dichiarazioni. Sondland è stato un testimone particolarmente caldeggiato dai repubblicani, ma il suo contributo non ha dato l’aiuto sperato. Sondland, grande finanziatore della campagna per le elezioni con un assegno di $1 milione alla nomination di Donald, aveva deposto una prima volta come difensore del Presidente e aveva contestato l’esistenza di un equivoco e un malinteso. Sondland, che era già stato costretto una volta a rivedere la sua deposizione a causa di divergenze con molti altri testimonianze che contraddicevano la sua testimonianza, durante la nuova apparizione pubblica ha ribaltato totalmente il suo sproloquio.

C'erano divergenze? gli hanno chiesto gli inquirenti. Sì, ha risposto e ha confermato l’esistenza di un incontro particolare tra la Casa Bianca e Donald per discutere e confermare l'annuncio delle sue indagini da richiedere all’Ucraina. Di fronte ai democratici Sondland ha continuato a sostenere che era errato che il Presidente chiedesse a un Governo straniero di indagare su un avversario politico. Ha elencato poi una sfilza di alti funzionari dell'Amministrazione che a suo dire conoscevano il piano, tra cui il Vicepresidente M.Pence, il Segretario di Stato M.R. Pompeo, il Segretario all'Energia Perry, il Capo dello staff della Casa Bianca M.Mulvaney e altri ancora.

Tutti erano nel giro, ha detto. Non era un segreto. Ha aggiunto che Donald ha ordinato a lui e ad altri di lavorare con il suo avvocato personale R.W. Giuliani, guida degli interventi per indurre l'Ucraina a indagare sui suoi avversari politici. Ha concluso con: Abbiamo eseguito gli ordini del Presidente. Ha ribadito che a maggio Donald ha incaricato Giuliani di essere il loro punto di riferimento in Ucraina e ha ripetuto che quando il Presidente dice: Parlate con il mio avvocato personale e poi il signor Giuliani formula determinate proposte o richieste, è come se provenissero dal Presidente in persona.

Durante l'audizione di giovedì 21 novembre, Sondland ha dichiarato di aver lavorato con il sig. Giuliani su questioni ucraine sotto la direzione espressa del Presidente degli Stati Uniti. Ha anche scavato una voragine in una delle principali difese di Donald messe in pista dai repubblicani dicendo: Ha trattenuto gli aiuti perché era preoccupato che l'Ucraina prendesse provvedimenti per incastrarlo e fare emergere la sua manovra. Ha aggiunto anche che Zelensky Ha dovuto ammettere e esporre le indagini che gli erano state richieste. Ciò ha dato l'impressione, secondo i testimoni più vicino a Donald, che il Presidente si preoccupasse più degli eventuali effetti mediatici delle indagini sui suoi avversari, che se venissero realmente effettuate. Nessuna risposta sul motivo per cui l'aiuto è stato bloccato: La sospensione di circa $400 milioni in aiuti ucraini è stata annunciata da un membro del personale dell'Ufficio di gestione e di bilancio che ha dichiarato che era stata fatta direttamente dal Presidente.

Quasi tutti i convocati hanno però testimoniato che, nonostante gli sforzi persistenti, non hanno mai avuto una spiegazione completa del perché gli aiuti all'Ucraina siano stati negati o perché alla fine siano stati ripristinati. Sondland per primo, ha affermato di presumere che ciò fosse correlato alla spinta per le indagini e ha testimoniato che Donald non ha mai collegato direttamente le due cose.

L'ex ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch ha fornito ai democratici una chiara visione di ciò che cercavano, mentre descriveva la sua confusione e la disperazione per essere stata cacciata a maggio, coperta da una raffica di voci infondate che la vedevano corrotta e anti-Donald. Le accuse, seminate da un ex funzionario ucraino e poi ritrattate, sono state amplificate da Giuliani, dalla famiglia del Presidente e da prezzolati favoreggiatori. Capisco il diritto del Presidente di sostituire un ambasciatore in qualsiasi momento, ha detto in uno dei passaggi più tesi delle audizioni, e ha aggiunto: Mi chiedo perché si sia voluto imbrattare ad arte la mia reputazione. Mentre Yovanovitch stava testimoniando di essere stata infamata e screditata, Donald l’ha silurata su Twitter, sostenendo senza prove che: Ovunque Yovanovitch era andata, aveva fallito, denigrando la sua passata attività in Somalia e il suo lavoro in Ucraina. Il tweet ha attirato la reazione del Presidente della Commissione, il democratico Adam B. Schiff che lo ha letto ad alta voce e ha detto: Oggi abbiamo visto le intimidazioni in tempo reale. Ha biasimato Donald con le parole: L'intimidazione potrebbe dare il via al suo impeachment. Anche molti repubblicani hanno preso le distanze dal tweet. Il fatto che la politica ucraina fosse stata dirottata dai lealisti di Donald era noto in precedenza, e le audizioni pubbliche hanno chiarito nettamente la situazione. Testimoni hanno fornito molte prove del fatto che Giuliani stava pilotando i tre amigos - Sondland, Perry e Kurt Volker, ex inviato speciale in Ucraina - per indurre l'Ucraina a impegnarsi a fondo nelle indagini.

Fiona Hill, ex esperta russa di Donald e Assistente presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Camera, ha testimoniato sui due fronti: sicurezza nazionale con politica estera e su quello, ben separato, che Donald ha sbeffeggiato essere una Commissione Politica Interna (riferito alla Commissione per l’impeachment).

Mentre ai democratici sembra di essere sempre più vicini all'impeachment, tra i repubblicani le audizioni non hanno comunque rivelato alcuna crepa. Se alla Camera le opinioni restano immutate tra i democratici, i repubblicani attaccano gran parte delle prove presentate da testimoni di seconda mano e hanno descritto l'intero procedimento come un circo volto a rovesciare i risultati delle elezioni del 2016. Perfino il rappresentante Will Hurd, repubblicano in pensione del Texas, Stato potenzialmente dal voto incerto, ha detto che con le testimonianze di giovedì non è cambiato nulla. Alla fine dell'ultima udienza, Hurd ha criticato l'Amministrazione Trump: Ha pasticciato la politica estera, ma non c’è stato un crimine insormontabile. Un tale atto dovrebbe essere convincente, straordinariamente chiaro e inequivocabile. E non è qualcosa che deve essere affrettato o preso alla leggera. Quali prove dimostrano che il Presidente abbia commesso corruzione o estorsione?

Ai democratici resta da coprire un nuovo punto debole. Gli investigatori della Camera osservano che si è cercato di coinvolgere e intervistare i funzionari di alto rango, il capo dello Staff Mulvaney ad esempio, quelli in grado di risalire agli intrecci della trama preparata da Donald, pur avendo la Casa Bianca ordinato loro perentoriamente con un diktat firmato dal Presidente e sbandierato su Twitter, di non ottemperare a citazioni o richieste di testimonianza.

Le prove sono chiare, ha detto venerdì 22 novembre N.Pelosi speaker della Camera. Donald ha agito per interessi personali. Ha violato la Costituzione degli Stati Uniti d’America.

I giochi sono aperti. Se si va al voto, quello del Senato è probatorio per l’avvio della destituzione.

 

Inserito il:26/11/2019 16:51:54
Ultimo aggiornamento:26/11/2019 17:01:22
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