Albino Saviero (Verossi) (Verona - 1904/1945) - Balilla -1937
Nazionalismo e democrazia
di Gianni Di Quattro
Il nazionalismo è molto diffuso di questi tempi in tanti paesi ed anche nel nostro e può definirsi come una forma di narcisismo collettivo. È destinato a trionfare per il semplice fatto che i suoi apostoli dicono al popolo quello che il popolo dice e, quindi, riescono ad esaltare l’orgoglio di tanta gente e ad acchiappare consensi in modo assolutamente naturale e con un alto indice di fidelizzazione.
Naturalmente è importante continuare a dire le stesse cose nei primi momenti in cui si arriva al potere da parte di questi apostoli per confermare la propria coerenza (che è considerata un valore importante anche se non si sa perché), mentre dopo si può fare quello che si vuole anche in modo contrario a quanto detto per prendere il potere, perché si può dare la colpa a resistenze umane, burocratiche e ad opposizioni forti e radicate nella società e nelle sue élite che per essere divelte richiedono tanto tempo. La storia conferma questa definizione e questo comportamento a partire dalla rivoluzione di ottobre in Russia, nata come rivoluzione proletaria e diventata la rivoluzione epica della Grande Russia (il nazionalismo come oppio dei popoli perché dà non quello che vogliono o serve, ma li illude su una grandezza che inorgoglisce e allinea, come dire che se manca il pane basta dare spettacoli che possono distrarre).
Il nazionalismo non è molto compatibile con la democrazia perché i due concetti hanno valori differenti e una concezione molto diversa della persona.
Qualcuno sostiene che la Gran Bretagna ha espresso il suo nazionalismo anche nelle conquiste coloniali, mentre è riuscita sempre a mantenere il suo sistema democratico che ha sempre rappresentato un modello di riferimento nel mondo. Ma costoro non tengono conto del fatto che il colonialismo britannico ha avuto più successo e più lunga vita rispetto ad altri colonialismi, come quello francese ad esempio o quello spagnolo, perché è stato un colonialismo globalizzato ante litteram, in cui i popoli annessi erano lasciati indipendenti in molte loro attività, mentre gli investimenti in cultura e comunicazione erano assolutamente massicci e si consolidavano i collegamenti commerciali (il vero motivo del colonialismo britannico, mentre per altri questo fine era inquinato da altri fattori come il prestigio e il potere). Forse l’unico colonialismo paragonabile a quello britannico, anche se di dimensioni e direzioni strategiche diverse, è stato quello olandese.
Dunque nel panorama politico internazionale in tanti posti in modo apparentemente isolati ma in realtà collegati, perché queste vicende e tendenze si influenzano a vicenda come sempre a prescindere, rinascono i nazionalismi con le loro cariche di assolutismi, di odio e di manipolazioni della verità e della storia. E rinascono in un momento in cui il fenomeno della emigrazione è forse più forte che mai, come conseguenza delle politiche economiche della globalizzazione degli anni passati favorite dallo sviluppo tecnologico e che hanno portato sviluppi di fortissime diseguaglianze e sacche di impoverimento inconcepibili soprattutto se messe in relazione con vicini e diffusi arricchimenti spropositati, pomposi e arroganti.
Ed allora i nazionalismi alimentati e giustificati dai problemi che le forti correnti migratorie portano, si fanno più forti, prendono piede più rapidamente, si consolidano e si diffondono. Evidentemente perché i popoli riescono a vedere i pericoli e i problemi che sono dietro l’angolo e più difficilmente quelli che sono più lontani e che possono portare a tragedie umane anche in questo caso come tanti esempi nel passato. Certamente dipende anche dal predicatore che si fa carico di spiegare al popolo con l’enfasi appropriata a cosa e perché bisogna credere.
La democrazia ovunque è pertanto ferita e limitata anche perché i nazionalismi portano con sé la diffusione del valore del leader che con il suo carisma prevarica e diffonde il nazionalismo, un leader carismatico come si usa dire e cioè con una forte capacità di attrazione e di fascinazione.
Una democrazia ferita e limitata sembra un piccolo problema nella storia di un paese, di un popolo o di tanti paesi e di tanti popoli, ma può rappresentare la creazione di una cultura, di un crollo di conquiste di diritti e lo sviluppo di privilegi in una atmosfera confusa e nebbiosa che non consente ad un popolo di vedere dove va e cosa gli succede. E quello che può succedere può non essere tanto gradito da nessun popolo.
Il mondo è qua dunque, sta andando avanti sembra per questa strada, speriamo che qualcuno o qualcosa, un evento o un pericolo, possano portarlo su quella giusta, quella della vera democrazia e della eguaglianza, nella quale l’odio è bandito e la gente è lieta di stare insieme anche se pensa cose diverse.
La speranza non deve morire e tenerla viva è compito di tutti coloro che, anche in modo diverso, ci credono e pensano che ne valga la pena.