Nikita Gusev (Mosca, Contemporaneo) - Sunset in Seoul
Missili e shopping nelle due Coree
di Bruno Lamborghini
Mentre Kim Jong-un lancia missili e cerca di provocare Trump, leggiamo che a Seoul la gente va serenamente al mare o fa shopping da Zara. Forse è questa reazione che fa realmente arrabbiare il giovane Kim.
Le continue minacce di guerra nucleare in quell’area ed in parallelo la coda lunga del terrorismo di Daesh in Europa stanno creando nella gente una reazione, non tanto di paura e nemmeno di incoscienza verso le minacce, ma per una maggiore capacità di autodifesa della libertà e normalità di vita di ciascuno, in grado di affrontare in positivo e così alla fine contribuire a sconfiggere gli obiettivi di distruzione di dittatori folli e di sedicenti califfati.
Quanto è avvenuto dopo la strage di Barcellona è un grande esempio di risposta collettiva e serena alla violenza e di una precisa volontà di non modificare la vita di tutti i giorni e di far tornare subito le Ramblas al loro ruolo di passeggiata turistica mondiale.
Quanto sta accadendo nella Corea del Sud è molto interessante ad opera del governo di Moon, di cui si è detto in precedente articolo, ma anche per la volontà di cambiamento da parte della gente.
La condanna di Lee Jen-yong, vicepresidente di Samsung, a cinque anni di carcere per corruzione, così come le connesse vicende che hanno portato alla fine della presidenza nazionale della Park, sono segnali forti contro la corruzione endemica e per la necessità di radicali cambiamenti.
Lee è il numero uno, in sostituzione del padre malato da tre anni, del maggiore chaebol coreano, la Samsung, la cui attività copre il 17% dell’economia coreana ed è un ben noto successo mondiale.
Questo evento potrà forse contribuire ad accelerare la nuova politica del presidente coreano Moon, volta a innovare la tradizionale organizzazione dell’industria coreana, da sempre nella forma dei chaebol, complessi intrecci di famiglie, banche e governi che indubbiamente hanno portato all’eccezionale sviluppo economico coreano, ma anche a rilevanti manifestazioni di corruzione e carenza di effettiva trasparenza delle interconnessioni gestionali.
La gestione paternalistica dei chaebol ha consentito di massimizzare in modo totalizzante l’impegno e la produttività dei singoli lavoratori e quindi il processo di trasformazione dei chaebol verso forme più classiche di impresa moderna si potrà affiancare all’altro obiettivo di Moon di modificare l’organizzazione del lavoro per dare alle persone maggiore disponibilità di tempo da dedicare a sé stessi o ad altre attività.
Dagli eventi coreani ne possiamo forse ricavare segnali utili, non solo per il mondo asiatico in trasformazione (vedi Cina e Giappone), ma anche per il nostro mondo occidentale, non solo in Italia: ad esempio, il ripensare cioè le strutture organizzative di imprese, banche e istituzioni pubbliche verso forme meno fordiste e più attente ai valori umani, non più solo con obiettivi di massimizzazione di risultati puramente finanziari, ma dando maggiore rilevanza e attenzione al valore centrale delle persone, le loro competenze e la loro partecipazione innovativa. Così come il riconsiderare gli effetti negativi dei complessi e spesso non trasparenti intrecci tra imprese, finanza e strutture pubbliche (i nostri chaebol), non finalizzati a obiettivi di sviluppo reale e di bene comune.