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L’Europa tra Trump e Putin
di Bruno Lamborghini
Il 20 gennaio 2025, data d’inizio della Presidenza Trump, è divenuta una data storica perché viene percepita come la fine di un vecchio ciclo e l’inizio ancora imprevedibile di una nuova fase geopolitica, a cominciare dal ruolo che l’America di Trump/Musk intenderà svolgere nel mondo.
Curiosamente, Trump si trova di fronte a un Putin, con cui sembra condividere un obiettivo, quello di costruire un nuovo ordine mondiale, per Putin un ordine gestito sul perduto modello sovietico e basato sul dominio imposto ed esteso di una guida morale quasi religiosa in antitesi all’immoralità dell’Occidente e per Trump l’ideale di un dis-ordine interno e mondiale di libero mercato senza regole e vincoli, ma anche con controlli tariffari a favore dello sviluppo USA e gestito da un Presidente che controlla tutti gli altri poteri istituzionali, modificando la Costituzione americana.
Ci si chiede come possono confrontarsi o scontrarsi questi due obiettivi personali in un mondo in grande cambiamento geopolitico in presenza di altri ambiziosi protagonisti? L’Europa rischia di essere sempre più schiacciata tra Trump e Putin?
Vi sono grandi nodi da affrontare e auspicabilmente cercare soluzioni, dalle due guerre in corso e soprattutto dai complessi dopo guerra sino a nuovi rapporti tra Occidente/ Nato e Russia di Putin e poi tra USA e Cina nell’Indo Pacifico. In particolare Xi Jinping e Putin, ma anche Khamenei, sembrano attendere la data di inizio della nuova America di Trump per cercare di risolvere anche alcuni dei propri problemi interni. La guerra di Israele in Libano contro Hezbollah, seguita da una precaria tregua, ma anche collegata alla rivolta in Siria anti Assad/Iran e Russia ha iniziato a smuovere le acque aprendo nuovi terreni di scontro tra i maggiori attori, USA, Russia, Iran, Turchia?
Putin da parte sua cerca di acquisire posizioni di vantaggio militare in Ucraina in modo da trattare con Trump presidente, in forza dei risultati raggiunti. Lo stesso sta cercando di fare Xi Jinping rafforzando il ruolo del BRICS. Sembrano un po’ allievi che si preparano in attesa di passare l’esame di Trump, un docente imprevedibile.
In questo scenario quali sono le prospettive dell’Europa? Intendendosi per Europa l’Unione Europea di 27 membri più i 5 nuovi entranti, ma anche il Regno Unito, sempre più vicino all’Unione Europea, con posizioni post Brexit e meno angloamericane.
L’Unione Europea si presenta con una seconda Commissione Von der Leyen più debole e con maggiori problemi e sfide da affrontare su temi cruciali, dalla crisi economica e politica dei due maggiori paesi Germania e Francia assieme alla disastrosa crisi dell’industria dell’auto, alle minacce di Trump con i dazi all’export europeo e le richieste di maggiore impegno europeo nella difesa. La nuova Commissione deve affrontare con urgenza gli interventi della politica europea anti immigrazioni con le chiusure di Schengen e la revisione degli errori della politica del Green Deal. Occorre decidere urgentemente sull’unione del mercato dei capitali e sul rilancio di grandi investimenti industriali a base europea con Euro bonds, come richiesto dal Rapporto Draghi che la presidente Von der Leyen sembra voler far proprio e su questo saranno fatte le prime verifiche circa il ruolo effettivo della nuova Commissione in un contesto emergenziale.
Ancor più critica per l’Unione Europea è la politica della difesa e la nuova Nato in relazione non solo al conflitto ucraino, ma soprattutto nei confronti di una Russia di Putin che guarda ad una possibile espansione non solo verso l’intera Ucraina, ma anche verso altri paesi europei, mentre crescono i timori e le aspettative di guerra nei paesi baltici, in Moldavia, Polonia e Finlandia. Non si tratta solo della necessità di sostituire parte dell’impegno americano nelle spese e nelle risorse militari della Nato, ma molto di più, la preparazione di una Europa in rischio di guerra.
La prima domanda da porsi è se le minacce di restrizioni commerciali verso l’export europeo ed i tagli alle forniture Nato da parte americana possano determinare profonde reazioni nei paesi europei spingendo al rafforzamento delle strutture e politiche europee, dalla difesa comune alla politica commerciale ed industriale comune.
La ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale ha spinto i paesi europei ad un comune sforzo, avviando strutture unitarie e rilanciando un poderoso ciclo di sviluppo per alcuni decenni. E’ pensabile ed auspicabile che l’accumularsi ora di grandi rischi e crisi possa consentire di superare nazionalismi, sovranismi e individualismi per costruire una forza unitaria almeno nei punti chiave necessari?
E’ importante cercare di capire quale sarà il rapporto di Trump verso l’Europa non solo limitandosi alle minacce di dazi e di riduzioni ai contributi per la Nato (secondo Trump, l’America deve smettere di spendere soldi per la difesa europea al posto degli europei). Dal dopoguerra per molti anni l’America ha considerato l’Europa come l’avamposto occidentale a fronte all’Unione Sovietica ed ha collocato in Europa basi militari USA, così come sul piano economico si è andata estendendo la presenza di grandi Corporation americane, in qualche modo determinando una progressiva dipendenza dell’Europa nei confronti USA.
A partire dalla presidenza di Obama con la politica di “retrenchment” si è cercato di ridurre l’impegno americano in Europa cosi come in Medio Oriente. Questa scelta appare proseguire con la prima presidenza di Trump ed anche con quella di Biden. La seconda presidenza Trump appare ulteriormente (o solo apparentemente?) puntare in questa direzione, affidando all’Europa il proprio impegno nei confronti dell’Ucraina, quale parte dell’Europa.
Trump appare interessato alla Russia di Putin nell’ambito geopolitico perché sa bene che le sanzioni dopo l’invasione russa dell’Ucraina hanno portato la Russia nelle braccia della Cina, rafforzando la Cina, principale avversario dell’America. Ora Trump cerca di bloccare questa alleanza, indebolendo Putin e portandolo verso nuovi rapporti con l’Europa?
Da parte sua l’Unione Europea si trova ad affrontare gravi e urgenti problemi sia interni che nei confronti esterni. In primis l’uscita dalla guerra in Ucraina e la successiva ricostruzione, ma soprattutto lo scenario postbellico su cosa intende fare Putin e quali saranno i futuri rapporti Europa Russia, uno scenario che preoccupa tutti i paesi europei, persino la Germania che si sta organizzando per affrontare possibili interventi bellici con la costruzione di rifugi antiatomici. La paura della guerra in Europa può essere il collante per cercare di unire i paesi europei nella difesa ed anche su alcune politiche economiche?
La crisi dei due maggiori paesi membri, Germania e Francia apre al possibile indebolimento del tradizionale asse franco tedesco che ha guidato gran parte delle decisioni europee, assieme alla crescita dei partiti di destra, anche estrema, che esprimono una volontà di ridimensionamento dell’Unione attraverso l’eliminazione o riduzione delle politiche di eccessiva regolamentazione e di vincoli di bilancio (vincoli nati dalla sindrome tedesca del pareggio di bilancio), posizione antiregolatoria che potrebbe avere effetti anche positivi sullo sviluppo e sulla competitività europea.
Nei confronti della politica commerciale e tariffaria annunciata da Trump, l’Europa necessariamente può e deve reinventarsi e rafforzare capacità di innovazione, competitività e produttività su basi comuni europee, ragionando non più in termini nazionali, ma solo in logica europea e sfruttando l’asset migliore che possiede l’Europa, il più grande mercato del mondo, che vale solo se unito e gestito assieme. Saremo in grado di farlo?