Locandina del film: Siamo uomini o caporali (1955)
I dittatori sono tutti caporali?
di Gianni Di Quattro
Dittature nel mondo ce ne sono tante e negli ultimi tempi stanno probabilmente crescendo in parallelo ad una crisi un po’ universale della democrazia, che si sta dimostrando insufficiente a garantire sviluppo economico, benessere per tutti e anzi ovunque essa è formalmente in vigore sta aumentando la differenza sociale ed economica tra ceti diversi della popolazione, tra generazioni, tra uomini e donne.
L’invasione della tecnologia ha poi inquinato la democrazia favorendo fenomeni come la globalizzazione che hanno aumentato il gap tra i ricchi (un po’ di più ma molto più ricchi) e gli altri (un po’ di meno ma molto più poveri). E questo contribuisce ad aumentare l’egoismo e il razzismo frantumando la rete culturale, politica e sociale che è o dovrebbe essere alla base di ogni comunità facendola precipitare nel baratro dell’odio.
La verità è che la democrazia per essere veramente operante ha bisogno di una maturazione culturale profonda e rimane comunque sempre fragile, nel senso che ha bisogno di cure e manutenzioni continue ed è sensibile alle forti spallate eventualmente assestate da chi ha ambizioni di potere personale esclusivo non coincidenti con un libero stato democratico.
Per questo gap sempre più profondo e diffuso si sviluppano tentativi di rivoluzione sociale da parte delle popolazioni frustrate e fenomeni come il populismo e il sovranismo oggi molto propagandati come rimedi e che provocano grandi illusioni e conseguenti delusioni perché evidentemente il mondo di oggi, piaccia o non piaccia, non consente più autarchie, forme coloniali per sopperire ai problemi economici di ciascun paese, ma, al contrario, necessita di un sistema di collaborazione e di scambio reciproco tra il maggior numero di paesi possibili (non solo per godere la pace, ma per mantenere standard di vita molto più alti rispetto al passato specialmente nei paesi occidentali).
Inoltre, la democrazia non riesce più a garantire uguaglianza, percorsi liberi e consapevoli di formazione del consenso, in altri termini non garantisce più una partecipazione ugualitaria di tutti i cittadini anche perché lo stesso sviluppo della tecnologia ha da una parte accentuato le differenze culturali tra i cittadini stessi e dall’altra ha messo a punto sistemi di condizionamento della volontà che finiscono per deturpare il valore della democrazia, sempre meno sostanziale e spesso solo una patina formale senza valore.
Il software (la chiave della tecnologia) che condiziona il mondo è, dunque, una profezia che si sta avverando. E di questo ne sappiamo sempre di più e scopriamo come è possibile attraverso la rete e i social media condizionare larga parte della popolazione e arrivare impropriamente al potere.
La democrazia insomma non riesce più non solo a garantire tutti i cittadini allo stesso modo, ma soprattutto non riesce più a frapporre argini validi a spericolate incursioni di gruppi di potere e ad azioni di personaggi brutalmente votati alla conquista del potere medesimo come fine a se stesso ed a scopo di prevalere a livello personale e del proprio gruppo (una logica che la organizzazione criminale chiamata mafia ha capito ed adottato da tempo).
Ma chi sono questi personaggi che cercano il potere e ci riescono nel contesto attuale sempre di più e ovunque?
Nell’immaginario popolare questi personaggi sono persone di valore, decise, che sanno farsi valere anche se hanno molti nemici, anche in mezzo alle pastoie burocratiche più fitte che la democrazia ha promosso e protegge, lo fanno anche nei consessi internazionali più smaliziati, tranquillizzano con le loro affermazioni, gridano le cose che tutti vogliono e che loro dicono di volere fare o che hanno fatto, insomma rappresentano le persone affidabili cui masse di popolo consegnano volentieri la loro vita, non diffondono ideologie, parlano di grandezza, eccitano gli animi promettendo e assicurando che stanno lottando per conseguire quello che il popolo e loro insieme vogliono. Aggiungono, soprattutto, che sono certi della vittoria!
Dunque si potrebbe pensare che si tratti di persone colte, di grande spessore umano, di intelligenza superiore alla media, votate a fare il bene del loro popolo, incorruttibili e pronti a sacrificarsi per raggiungere le mete comuni.
La stranezza è che scorrendo i protagonisti che in questi ultimi anni, ed ancora nella attualità, sono riusciti o sono sul punto di riuscire a conquistare un potere pressoché assoluto nei loro paesi, si può facilmente notare che in generale si tratta di personaggi di grande mediocrità, di scarso valore intellettuale, dotate di una furbizia primitiva e perciò efficace, di professionalità grossolana, capaci di parlare linguaggi semplici in modo che anche persone vicine all’analfabetismo possano capire e sentirsi gratificati di aver capito, parlano sempre ad alta voce con atteggiamenti ispirati come se volessero fare intendere che hanno appena finito di parlare con la divinità, amano far circolare le notizie sulle loro perfomance fisiche e mostrano volentieri il loro fisico e allo stesso modo fanno circolare le notizie sui loro tanti amori e sulla loro mascolinità. In genere dunque si tratta di persone di poco valore e volgari, che basano la loro forza e il loro successo sulla loro determinazione e sul fatto di non avere alcuna remora morale, alcun legame ideologico, nessuna scala di valori. Disprezzano la democrazia, pensano che il paese funziona solo se ha un uomo solo al comando, non hanno rispetto per quelli che vengono chiamati diritti umani, amano la ubbidienza cieca, pronta ed assoluta.
Si tratta di persone che il popolo sente come vicine da tutti i punti di vista e quindi degne di credito, vengono qualificate come fasciste perché questa rappresentazione simbolica serve per convenzione ad individuare questi comportamenti che sono al di fuori degli schemi tradizionali di tipo liberale o socialista, così come da loro eventuali passati di militanza politica che per alcuni può essere di destra come per altri di sinistra.
Si tratta di caporali, direbbe il grande Totò. E forse si può anche umanamente capire perché le azioni di questi protagonisti sono evidentemente senza scrupoli, non sono raffinate e non rispettano alcuna forma di umanità, tutte tese al raggiungimento dell’obiettivo e cioè il potere. Basta scorrere l’elenco dei paesi nelle mani di un dittatore per rendersene conto, dal Venezuela alle Filippine, dal Brasile alla Turchia, dall’Ungheria alla Polonia, al giovane capo della Corea del Nord. Si potrebbero scorrere anche i paesi dove qualcuno sta cercando di diventarlo o gli piacerebbe diventarlo, come gli Stati Uniti e persino il nostro, malgrado abbia già vissuto in merito una esperienza terminata nel sangue e nella distruzione del paese stesso.
La verità è che quando la democrazia degrada per mancanza di aggiornamento sociale e politico o quando il livello culturale della popolazione si abbassa oltre il limite naturale della elasticità, dietro l’angolo spunta sempre un caporale.