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Elon Musk e la sinistra nel panico
di Achille De Tommaso
C’è qualcosa di inquietante nell’aria. Un mistero aleggia tra i palazzi di Washington e nei corridoi delle redazioni TV main stream. I democratici, gli alti burocrati a loro affiliati e i loro fedeli alleati nei media, sono in preda a una crisi isterica: Elon Musk ha tradito la loro causa e ha sostenuto Donald Trump.
Ma perché? Qual è il piano nascosto dell’uomo più ricco del mondo? Semplice avidità o c’è qualcosa di più? In questa storia, nulla è come sembra. Cerco di approfondire, ma con poche speranze di fare chiarezza.
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Eppure, per anni, Musk è stato il loro idolo. L’imprenditore visionario, il pioniere dell’auto elettrica, il miliardario “illuminato” che parlava di energie rinnovabili e di colonizzare Marte. Ma oggi qualcosa è cambiato. Forse, dopo aver frequentato abbastanza gli ambienti “progressisti”, Musk ha capito la verità scomoda: la sinistra non vuole il progresso, ma vuole cercare di mantenere quel controllo che sta rischiando di perdere dappertutto.
Dopo aver osato sfidare il dogma liberal con il suo acquisto di Twitter (pardon, X), Musk ha aperto le porte dell’inferno. Ha reintegrato Trump tra i non-scemi, i non stupratori, smascherato la censura di stato e ridicolizzato l’élite. Il prezzo? Una tempesta di accuse, boicottaggi, e la demonizzazione sistematica sui media. Ma, invece di piegarsi, Musk ha fatto qualcosa di inimmaginabile: ha finanziato la campagna di Trump con, secondo “Open”, 290 milioni di dollari; che ha fatto strappare le vesti ai democratici che avevano dimenticato che Soros aveva addirittura costituito un super PAC di oltre 150 milioni, per sostenere i candidati democratici.
E qui scatta il vero panico.
Per l’establishment democratico, Musk rappresenta un’anomalia. Un miliardario che non si sottomette alla narrativa imposta dalla élite tradizionale, cantanti compresi. Un uomo che, a differenza di Zuckerberg e Gates, non si accontenta di fare beneficenza per redimersi agli occhi dei custodi del “bene comune” contro i “danni del digitale”. No, Musk ha scelto il caos. E per la sinistra, questo caos è intollerabile perché va contro un consolidato ordine storico.
Negli ultimi anni, abbiamo visto una strana evoluzione. Musk, che un tempo sosteneva di essere “moderato”, ha iniziato a deridere pubblicamente il movimento woke, a smascherare la farsa delle ONG digitali e a denunciare l’ipocrisia dei democratici. La sua trasformazione da filantropo visionario a nemico pubblico numero uno della sinistra si è compiuta nel momento in cui ha deciso di schierarsi con Trump.
Il risultato? Un assalto mediatico senza precedenti.
“Musk è un pericolo per la democrazia”, gridano i giornalisti del New York Times (mi sembra di ricordare qualche assonanza in concomitanza di elezioni politiche italiane).
“Sta diffondendo disinformazione,” sbraitano gli esperti di CNN.
“È un miliardario che gioca a fare il dittatore,” si indignano gli influencer progressisti.
Qualcuno deve avergli detto anche che è un fascista, ma forse ricordo male.
Ma Musk non ha bisogno del loro plauso. E questo li terrorizza.
C’è un’ironia cosmica in tutto questo. Per anni, la sinistra ha promosso la figura del billionaire savior, del magnate illuminato che usa la sua ricchezza per spingere la grande utopia progressista, solidale, inclusiva, resiliente, ecc…. Ma ora, con Musk che ha cambiato casacca, si trovano di fronte al loro incubo peggiore: un miliardario che non risponde ai loro comandi.
E non sanno come reagire.
Le accuse si fanno sempre più pesanti, ma Musk sorride e va avanti. Persino in Italia, una tecnologia satellitare innovativa per alcuni versi, ma che non ha niente di nuovo (perché Eutelsat ne possiede da quindici anni una analoga) fa tremare i Palazzi del non-Potere. Mettendo in guardia contro la dispersione di dati in mano nemiche. Dimenticando che in Italia nessun operatore è veramente italiano, e che tutta Internet è americana da anni. E che gli americani, in fondo, la Von der Layen li considera ancora alleati.
Le previsioni di rovina abbondano, ma Musk continua ad andare per la sua strada.
Nel frattempo, i democratici devono affrontare una realtà inconfutabile: il loro monopolio sul potere culturale e tecnologico non è più garantito. Hanno passato anni a costruire una fortezza digitale nella Silicon Valley, censurando chiunque osasse dissentire o non fosse allineato. Ricordo che Facebook bannò uno perché si chiamava Mussolini, e niente aveva a che vedere col Duce. Io stesso, su queste pagine, tempo fa, scrissi un articolo in cui mi meravigliavo perché tutti i social media erano di sinistra.
E ora vedono uno dei loro ex alleati abbattere le mura della loro fortezza digitale dall’interno.
Musk è entrato nel gioco politico con una strategia che non riescono a decifrare. Non sta giocando per denaro – ne ha abbastanza per comprare e vendere interi partiti politici. Non sta cercando di farsi eleggere – non può diventare presidente, essendo nato in Sudafrica. Allora qual è il suo vero obiettivo?
Il grande sospetto: un’agenda più grande della politica
Forse Musk ha capito che la battaglia non è solo politica, ma esistenziale. Forse sa che il futuro dell’umanità non può essere lasciato nelle mani di burocrati sedicenti progressisti che vedono il mondo solo attraverso regolamenti, burocrazia, tasse e censure. Forse il vero obiettivo di Musk non è la Casa Bianca, ma qualcosa di molto più grande: costruire il futuro senza i lacci della mediocrità burocratica. Io non so se questo sia vero, ma il problema della sinistra non è di capire una strategia a lungo termine.
Il vero orrore per la sinistra è che non possono controllarlo.
Non possono comprarlo con elogi, premi, o posizioni di rilievo.
Non possono ricattarlo con scandali, pressioni, intercettazioni, dossieraggi (e quindi, come la Meloni, è pericoloso).
Non possono contenerlo con regolamenti, perché lui crea il proprio sistema.
Musk è un enigma, che sfida ogni convenzione politica moderna. E per questo, è il peggior incubo della sinistra.
E ora che Musk ha apertamente abbracciato il campo di Trump, il futuro si fa più imprevedibile; perché anche Trump è fuori dagli schemi. Il suo sostegno porterà benefici concreti alle sue aziende, oppure si prepara a una guerra aperta con l’establishment? Gli attacchi nei suoi confronti aumenteranno di sicuro, ma Musk ha già dimostrato di saper navigare nel caos come nessun altro.
Questa storia è tutt’altro che finita. Anzi, è appena iniziata.
E mentre i progressisti strillano e si stracciano le vesti, Musk – con il suo sorriso enigmatico – continua a giocare la sua partita. Una partita che nessuno sembra aver capito davvero.