Harriet de Winton (Dunchideock, Exeter, Regno Unito - Illustrator) - Aperol Spritz
Spread o Spritz?
di Davide Torrielli
12 Aprile 1633.
Galileo Galilei, italiano come pochi altri, compare di fronte alla commissione che lo porterà all’abiura. Tutti contro il povero “Luigi” Galileo: la chiesa, buona parte dei cattedratici, i nobili, tanti scienziati a criticare una balzana teoria messa giù da un poveretto che si chiamava “Matteo” Copernico.
Usi e costumi mai discussi, teorie geocentriche al 3% di disavanzo, venute avanti come dogmi, e, sempre italiani sul patibolo.
Qualcuno dei pochi ma acculturati lettori delle mie farneticazioni è in grado di spiegare rapidamente nei commenti a seguire perché fu fissato un parametro in Europa come quello del 3%? Perché 3 e non 5 e non 1? Io conosco la risposta che ho cercato e francamente sono rimasto a bocca aperta.
Ne possiamo dibattere e così rafforzare l’ipotesi che forse gli italiani non sono dei grandi economisti ma anche che nella storia hanno saputo dimostrare che il cervello ce l’hanno eccome, ed a volte che quello che tutti dicono, fanno, sostengono e profetizzano può essere soggetto a critica quanto a revisione anche se inizialmente pare impossibile.
… potrebbe …
Il sole è al centro del sistema solare anche se prima del 1600 pareva non poter essere neanche immaginato e magari il 3%, come credo, potrebbe essere un’altra delle solite bufale considerato da chi e come è stato fissato.
Attenzione, personalmente non sostengo la posizione di nessuno ma rispetto la teoria che niente è teorema se non suffragato da prove sperimentali, ed a oggi, non esiste prova del fatto che chi sta sotto il 3% è un virtuoso e chi sopra, un disgraziato improvvido.
Potrebbe anche essere che gli amici francesi e quelli tedeschi soprattutto vadano avanti con il paraocchi perché è sempre stato così: la soglia del 3% sul deficit/Pil è stata elaborata negli anni '80 da uno sconosciuto funzionario del governo di François Mitterand: Guy Abeille, ai tempi non ancora trentenne.
La storia è andata così. Dopo la vittoria alle elezioni del 1981 in Francia i socialisti guidati da Mitterand per mantenere le costose promesse elettorali avevano portato il deficit da 50 a 95 miliardi di franchi. Per "darsi una regolata" Mitterrand incaricò Pierre Bilger, a quel tempo vice direttore del dipartimento del Bilancio al ministero delle Finanze di implementare una regola per evitare spese pubbliche all'impazzata. Bilger contattò due giovani esperti che avevano una formazione economica e matematica all'Ensae: Roland de Villepin, un cugino del futuro primo ministro Dominique de Villepin e Guy Abeille.
Sarà quest'ultimo ad elaborare il paletto del 3% sul Pil, nato però, per sua stessa ammissione, senza alcuna base scientifica! …. Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica…… una sera tardi. Magari dopo due birre.
Aujourd'hui en France Le Parisien rivela un altro virgolettato di Abeille: <<Abbiamo stabilito la cifra del 3 per cento in meno di un'ora. È nata su un tavolo, senza alcuna riflessione teorica. Mitterrand aveva bisogno di una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere denaro .
Avevamo bisogno di qualcosa di semplice. Tre per cento? È un buon numero, un numero storico che fa pensare alla trinità>>.
Sperimentato in Francia questo paletto resse nel corso degli anni '80, ad eccezione del 1986, anno in cui il governo spese a deficit di più. A dicembre 1991 quella regola entrò fu promossa da "francese" ad "europea" ed entrò a pieno titolo nei parametri di Maastricht.
Secondo quanto documenta la Faz l'allora Ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel ha svelato come Trichet convinse la Germania a dare l'ok al paletto del 3%: «Il livello di indebitamento europeo all'inizio degli anni '90 era pari a circa il 60% del Pil. La crescita nominale era circa il 5%, e l'inflazione al 2%. In questa situazione i debiti potevano crescere al massimo di un 3 % all'anno, per non superare la soglia del 60%».
Ma perché proprio il 3%, e non il 2,5 % o il 3,5 % o il 4%? «Economicamente è difficile da giustificare», disse una volta l'ex presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, mentre osservava da vicino la nascita del criterio.
L'ex governatore della Bce, Jean-Claude Trichet ha però aggiunto a posteriori che il 3% è un parametro troppo favorevole perché basato sull'assunto di una crescita al 5%. «Purtroppo era troppo ottimista, come sappiamo oggi. Avremmo dovuto fissare dei limiti all'indebitamento più bassi, perché la crescita è stata inferiore».
Il "padre della regola" che è diventato l'incubo di mezza Europa oggi ha 62 anni, e assiste agli sviluppi con un certo divertimento: «Non l'avremmo mai immaginato». Tuttavia è rimasto un sostenitore della disciplina di bilancio.
Capirete che a conoscere la storia c’è da farsi venire i brividi tenendo in considerazione i pochi momenti di lucidità di Juncker al quale occorrerebbe raccontare come va letto il numeretto del quale stiamo parlando e che non rappresenta affatto un dogma al pari di quello che fu il geocentrismo tanto sostenuto da tutti.
Potrebbe anche quindi essere che per una volta il nostro paese possa aver avuto un momento galileiano di comprensione di che cosa gira intorno a cos’altro e si sia permesso di criticare quello che potrebbe anche essere, …. una ennesima bufala europea.
Leggiamo quindi le nostre proposte alla luce dei famosi metodi di determinazione dei parametri che ci tolgono il sonno e consideriamo come allo spread potrebbe anche essere molto più utile sostituire uno spritz, con enorme gioia di Juncker.
Te Curas.