Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Pablo Romero (from Ayamonte, Huelva, Spain) - Tehran skyline in watercolor background

 

Le bugie d’Israele e di Teheran

di Vincenzo Rampolla

 

Yossi Cohen, ex Capo del Mossad, Agenzia di Intelligence e Servizio Segreto dello Stato d’Israele, si è dimesso.

In un'intervista di certo rivelatrice e fuori di ogni schema, trasmessa il 10 giugno 2021 sul Channel 12 della tv israeliana, alla giornalista Ilan Dayan ha fornito dettagli sorprendenti sulle recenti attività di Cohen contro il programma nucleare di Teheran, sulla reciproca influenza tra lui e il primo ministro B.Netanyahu, sul ruolo dell’accordo tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti, sugli errori commessi a Gaza e sulla sua carriera sotto copertura.

All'inizio Cohen ha rivelato di essere perfettamente al corrente dei vari siti nucleari iraniani e che avrebbe invitato Dayan nella cantina di Natanz, dove ruotavano le centrifughe nucleari.

Senza confermare esplicitamente la responsabilità del sabotaggio a Natanz, ha detto: Diciamo molto chiaramente all'Iran: non avrai mai armi nucleari. Dayan ha avuto conferma da report stranieri di due grandi esplosioni alla centrale di Natanz causate dal Mossad e che nel 2020 un'enorme quantità di esplosivi era stata custodita all’interno di una speciale struttura con fondamenta in marmo, usata per regolare le centrifughe.

Per quanto riguarda Mohsen Fakhrizadeh, identificato da Israele come il padre fautore del programma di armi nucleari iraniano, assassinato in un agguato vicino a Teheran nel novembre 2020, la sua uccisione è stata ampiamente attribuita a Israele e Cohen ha confermato che da anni l’uomo era tenuto sotto osservazione dal Mossad e che preoccupava più dal punto di vista della scienza, della conoscenza e degli scienziati che per il programma nucleare militare iraniano. Per molti anni è stato un obiettivo per la raccolta di intelligence.

Dayan parlando dell'uccisione di Fakhrizadeh ha detto: Yossi Cohen non può assumersi la responsabilità di questa azione, ma la sua firma personale è sull'intera operazione. Alla domanda: Crede che valga la pena uccidere i grandi nemici d’Israele? Cohen ha risposto:    Se un uomo costituisce un potenziale obiettivo, un elemento che mette in pericolo i cittadini di Israele, deve cessare di esistere. In alcuni casi, tuttavia, Israele lo avvisa con un messaggio del tipo: Se sei pronto a cambiare il tuo comportamento e rinunci a farci del male, allora vuol dire che l’obiettivo di sopprimerti deve venire cancellato.

Qualcuno ha colto il suggerimento ed è diventato un pianista? lo dico per scherzo, ha chiesto Dayan? Sì, ha risposto Cohen, E la cosa ci stava bene. Altri, però, hanno ricevuto il messaggio che si trattava di un'offerta che non avrebbero dovuto rifiutare. Sapevano a cosa sarebbero andati incontro.

Nonostante tutte le azioni del Mossad, gli iraniani sono più vicini che mai alla bomba? lo ha provocato Dayan. Non è così, ha risposto deciso Cohen. Non è vero. È falso!

Cohen ha descritto nei minimi particolari la pianificazione e l'esecuzione del furto da parte del Mossad di un enorme archivio di documenti nucleari iraniani da un magazzino di Teheran la notte del 31 gennaio 2018, operazione di cui Israele si è apertamente presa la responsabilità.

Si tratta di un magazzino a Shorabad, a sud di Teheran, dove agenti del Mossad hanno scoperto ed estratto decine di migliaia di file segreti relativi al programma di armi nucleari iraniano, provenienti dall’Ufficio del Primo Ministro. Cohen ha diretto l'operazione dal Centro di Comando del Mossad a Tel Aviv e, dietro sue istruzioni, l'Agenzia già da due anni aveva iniziato a lavorarci. Abbiamo capito che stavano conservando in gran segreto i loro piani nucleari, dice Cohen, cose di cui non eravamo al corrente... Ho deciso che dovevamo vedere cosa stavano architettando contro di noi. Ho detto ai miei uomini di prepararsi per  portare a casa quel malloppo. Potenzialmente quei documenti avrebbero potuto mostrarci il quadro completo del programma iraniano. Venti agenti del Mossad sono stati coinvolti sul campo, nessuno di loro di nazionalità israeliana. Il Mossad ha ricostruito un modello reale del posto, abbiamo studiato ogni particolare e sapevano di avere a disposizione sul posto al massimo 7 ore di tempo. Dopo sarebbero arrivati camion, guardie e operai per lavorare e dovevamo avere concluso l’operazione. Non potevamo fuggire e metterci a saltare le recinzioni e sfondare i muri. La squadra ha neutralizzato gli allarmi, rimosso le porte del magazzino e, secondo il rapporto, ha aperto 32 casseforti che contenevano il materiale, pochi minuti per ciascuna. Quando le immagini dei documenti in lingua farsi e di altro materiale delle casseforti sono state trasmesse e proiettate in tempo reale al centro di comando di Tel Aviv, ci siamo resi conto di avere trovato quello che volevamo, che avevamo messo le mani sul programma nucleare militare iraniano e che eravamo stati tutti presi da un’incredibile eccitazione.

Per dimostrare che la sapeva lunga, Dayan ha detto che il Mossad aveva numerosi camion civetta sguinzagliati in giro per Teheran per distrarre gli iraniani dalla presenza di un unico camion che trasportava terra fuori dal Paese, nascondendo 50.000 documenti e 163 dischi. La cosa puzzava e avrebbe subito dato nell’occhio. Cohen non l’ha negato. Fin dal mattino gli iraniani si erano accorti  che il magazzino era stato svuotato e tutte le vie d’uscita erano state bloccate. Sapevamo che si sarebbero messi alle costole. Ci avrebbero inseguiti. Avevamo trafugato i loro segreti più importanti. Nel timore che potesse andare perso, gran parte del materiale è stato trasferito digitalmente a Tel Aviv prima che il camion passasse il confine.

Cohen ricorda di aver confidato a Netanyahu: Una volta lasciato il sito... la prima parte dell'operazione è stata completata. Ora non resta che portare a casa il materiale e tutti gli agenti sono sani e salvi. È la sfida.

Ad aprile 2018 in una conferenza stampa Netanyahu ha mostrato in pubblico il bottino di guerra trafugato in Iran. Ha definito l'operazione uno dei più grandi successi di intelligence nella storia di Israele con la prova che l'Iran ha mentito quando ha affermato di non essere alla ricerca di armi nucleari.

Cohen è stato bombardato di critiche per essersi mostrato troppo legato a Netanyahu; dal canto suo questi aveva concesso al Primo Ministro di sfruttare questo e altri successi del Mossad per le proprie mire politiche. Alla conferenza stampa di aprile 2018, Cohen ha osservato che Netanyahu ha parlato del materiale raccolto durante il blitz, ma non ha discusso minimamente le fasi dell'operazione. Ha detto che tutti i Capi della Sicurezza di Israele hanno discusso insieme a Netanyahu dei pro e dei contro di mostrare in pubblico il materiale  e che nessuno di loro ha fatto opposizione. Ha ricordato che il suo predecessore Tamir Pardo si è espresso contro l'umiliazione del nemico. Cohen è stato irremovibile sul fatto che esporre il materiale di intelligence fosse la decisione giusta e che Netanyahu ha agito con integrità professionale in questa e in altre situazioni . Era vitale per noi che il mondo vedesse il materiale raccolto, ha detto Cohen e i Capi dell'intelligence alleata sono stati informati tutti personalmente.

Ed era importante che la notizia si divulgasse piombando sugli ayatollah iraniani, per dire loro: Cari amici: primo, vi abbiamo fregati alla grande; secondo, vi stiamo tenendo d’occhio; terzo, è finita l'era degli imbrogli e delle menzogne. Tra le varie curiosità emerse nell'intervista, Cohen ha detto di essersi ispirato da giovane a Callan, il dramma tv dei servizi segreti britannici e che quello era il suo nome in codice all’inizio del servizio nel Mossad. In seguito è diventato The Model per il suo aspetto sempre ben curato. Mio padre mi ha insegnato a stirare, ha arguito.

Cohen, 59 anni, è stato reclutato dal Mossad all'età di 22 anni quando studiava all'estero a Londra. È cresciuto ortodosso ed è stato uno dei pochi agenti ortodossi nel Mossad. Ha detto che nella sua carriera ha avuto centinaia di passaporti e ha reclutato centinaia di persone. Sposato con quattro figli, Cohen ha parlato brevemente della sua famiglia, in particolare del figlio Yonatan, colpito da una paralisi cerebrale.

Nominato da Netanyahu nel dicembre 2015, ha detto che sperava di diventare capo del Mossad dal secondo giorno in cui era entrato a lavorare per l'organizzazione.

Interrogato sui suoi legami con diverse persone facoltose, tra cui il magnate statunitense-israeliano di Holywood Arnon Milchan e il magnate australiano James Packer, entrambi coinvolti in uno dei casi di corruzione contro Netanyahu, ha ammesso che nella pratica devi essere più sensibile per quanto riguarda tali legami.

Ha garantito che un costoso regalo di Packer per il matrimonio di sua figlia sarebbe stato restituito. Ha negato che fosse di $ 20.000, come sbandierato dai media e ha sostenuto che era stato approvato dal consulente legale del Mossad. Ha detto che Milchan gli ha offerto milioni per avviare un'attività informatica e che ha preso seriamente in considerazione la proposta e che avrebbe potuto accettare il lavoro se non fosse stato nominato capo del Mossad.

Ha negato che Netanyahu gli abbia mai chiesto se gli sarebbe stato personalmente fedele quando è stato scelto per il posto al vertice del Mossad. Parlando della sua relazione con Netanyahu, Cohen ha detto: "So di pagare un prezzo per la mia vicinanza a Netanyahu e che il rapporto di fiducia che ho con il Primo Ministro è molto utile per le operazioni del Mossad e per il suo sviluppo. Ha decisamente negato le accuse di essere troppo vicino a Netanyahu al punto di compromettere l'indipendenza del Mossad: Lavoro per uno scopo più alto, non lavoro per il Primo Ministro.

Pesantemente coinvolto nella definizione degli accordi di collaborazione del 2020 di Israele con Emirati Arabi Uniti (UAE), Bahrain, Sudan e Marocco, ha detto che per creare legami con gli UAE è stato necessario disinnescare l'ostacolo posto dall'assassinio da parte del Mossad nel 2010 in una stanza d'albergo di Dubai, di Mahmoud al-Mabhouh, importatore di armi di Hamas ricercato da Israele per terrorismo. Era una mina che dovevamo disinnescare... Era sul tavolo. Quando sono iniziati i negoziati con gli UAE ha detto: Ce ne siamo occupati e abbiamo rimosso l'ostacolo. Ci sono operazioni dove ci si espone, con nostro dispiacere, parlando del colpo di al-Mabhouh. Un incidente. Se sei esposto, fa male. È spiacevole e imbarazzante. Nega di aver aiutato politicamente Netanyahu cercando di organizzare un viaggio pre-elettorale negli UAE prima delle elezioni del 23 marzo 2021. I piani di lavoro del Mossad non sono minimamente influenzati dal contesto politico, ha detto. Quella visita sarebbe dovuta andare avanti; doveva venire il re del Bahrain, era importante per lo Stato di Israele. In uno dei suoi viaggi nel corso dei cosiddetti negoziati sugli accordi di Abraham, durante un volo ha parlato alla sua squadra: Ora abbiamo molti nemici in meno, è una cosa fantastica. Dayan ha osservato che il suo lavoro ha comportato anche contatti con i sauditi e molti altri. Alla domanda se fosse appropriato che il Mossad fosse così dominante nelle relazioni estere israeliane, ha detto: Il Mossad del 2021, se permetti, a mio avviso deve essere ovunque.

Ha ammesso di aver sbagliato negli ultimi anni ad appoggiare e aiutare personalmente a organizzare l'afflusso di centinaia di milioni di dollari dal Qatar a Gaza. Ha insistito: Quel denaro non era destinato per tunnel e razzi, ma per aiutare i civili di Gaza. Credevo che se la vita dei civili di Gaza fosse migliorata le spiegazioni per le crisi e le guerre sarebbero state ridotte. Ho sbagliato. Non pensavo che la guerra di 11 giorni del mese scorso con Hamas sarebbe scoppiata. Pensavo che ci fosse un accordo e che si sarebbe mantenuta la calma.

Alla domanda su cosa gli mancherebbe di più ora che la sua carriera nel Mossad è finita, Cohen subito risponde: L'eccitazione per il completamento di un'operazione di successo - non troverò nulla di simile. Aggiunge poi: Qualcuno una volta ha detto: Si scala l'Everest solo una volta. Hai piantato la bandiera e ora scendi e cerchi la prossima vetta.

(consultazione:    the times of israel )

 

Inserito il:02/08/2021 12:15:34
Ultimo aggiornamento:02/08/2021 12:23:40
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