Brice Marden (Bronxville, NY, USA, 1938 - ) - Event (2004-7)
“Li abbiamo lasciati lavorare!”
Considerazioni politiche, possibilmente obiettive. Prima puntata
di Tito Giraudo
So, che l’assenza di miei articoli non ha sollevato nostalgie dai miei 13 lettori che nel frattempo si saranno sensibilmente ridotti.
Mia abitudine durante i soggiorni meanesi, pur seguendo la politica, di non rompere gli zebedei futuristi. Questa estate però, il mio silenzio si è prolungato perché ho voluto raccogliere l’invito di amici e parenti, i quali di fronte alle mie sia pur misurate critiche al Governo mi esortavano un’ennesima volta di: “lasciarli lavorare!”
Francamente, il lavoro che l’esecutivo penta-leghista aveva già fatto mi sembrava alquanto demenziale, non tanto per i provvedimenti in sé, quanto per la sostanziale approssimazione attuativa e soprattutto la scarsa visione delle priorità del paese.
La “sconfitta della povertà” con il reddito di cittadinanza, accompagnata dal finto superamento della “Legge Fornero” con quota cento, avrebbero dovuto fare faville e, a sentire i due dioscuri, cambiando sostanzialmente la vita degli italiani, oltre a stimolare i consumi e l’occupazione….
Amici, io sono stato a vedere. Voi che avete visto?
Avrei anche continuato a lasciarli lavorare perché francamente m’incuriosiva la loro stesura della legge di Bilancio con la sterilizzazione dell’IVA e soprattutto la salviniana flat tax. Avevo la speranza che gli italiani finalmente distinguessero “il grano dal loglio” della perenne propaganda elettorale.
Quello, secondo me, poteva essere il momento di un’eventuale crisi di Governo, finalmente l’elettorato italiota avrebbe potuto pronunciarsi quale principale creditore della finanza creativa di tal “Borghi da Giussano”, poiché dopo la sicura fuga degli investitori stranieri, la parola, o meglio il portafoglio, sarebbero spettati agli italiani, soprattutto ai fans grillo-leghisti che sicuramente si sarebbero trasformati, tutti, ma… proprio tutti, in sottoscrittori.
II Truce mi ha fregato.
Dopo la caterva di voti delle Europee, l’amore quasi ricambiato per il suo socio in affari si è alquanto raffreddato. Conscio che l’altro temeva nuove elezioni, ha schiacciato l’acceleratore sulle riforme leghiste, saggiamente, senza davvero staccare la spina al Governo.
Qui veniamo al rebus della crisi di Governo e sul perché uno come Salvini, accreditato (dai media) di grande furbizia e opportunismo, sia potuto cadere nel trappolone estivo.
I risultati delle Europee hanno dato alla testa, non solo del Capo ma a quelle dei Pretoriani, i quali scontenti degli alleati che avevano a cuore tutto meno gli interessi padani, hanno spinto per prendere le distanze passando all’incasso sulle grandi opere e soprattutto sull’autonomia.
La pantomima sulla Tav di Di Maio è stata indicativa.
I Grillini hanno inscenato, ma solo dopo che Conte aveva avallato l’opera, una finta verifica parlamentare dove erano certi di essere messi in minoranza e quindi scongiurare la rottura con il socio contrattuale.
Sull’autonomia non c’erano compromessi, gli uni rappresentano il nord, gli altri il sud e su ciò le mediazioni sono impossibili, almeno stante le richieste dei Governatori leghisti.
Un po’, come ho detto, per le spinte padane, un po’ per l’illusione che Di Maio non avrebbe trovato alleati, Salvini ha deciso repentinamente di staccare la spina tranquillizzato dal fatto che a Zingaretti le elezioni andassero bene per poter far fuori i Renziani dal Parlamento.
Qui sta il busillis. Renzi, capito il giochetto ha scompigliato il tavolo aprendo ai 5Stelle, ai quali non è parso vero di salvare la pelle buttandosi in direzione dell’alternativa di sinistra, forse anche solo per far desistere Salvini, il quale, capita l’antifona, ha cercato di fare marcia indietro anche a costo di fare la figura del peracottaro addirittura offrendo a Gigino la Presidenza del Consiglio.
Per un momento ho pensato che si ricostruisse il Governo Giallo-Verde.
Solo ora, sappiamo che l’alleanza con le sinistre è stata decisa dai padroni del Movimento e credo, soprattutto da Grillo che si è ricordato che all’origine del Movimento c’era una certa sinistra intellettuale, giornalistica e giudiziaria, in parole povere gli “antiberluscones” ormai terrorizzati delle loro creature un poco deficienti e soprattutto per aver generato una destra nazionalista e populista, soprattutto… volgare…. per lor signori.
Di qui la svolta a sinistra del Garante a cui si è accodata la Casaleggio Associati preoccupata soprattutto di perdere il potere acquisito alla faccia del conflitto di competenze ma, credo, soprattutto le quote parlamentari che i grillozzi devono versare per mantenere quello straordinario strumento di democrazia diretta che sarebbe la piattaforma Rousseau.
Questa la mia cronaca dei fatti, su cui credo si possa concordare, salvo si creda alle fantasie sui poteri forti, o peggio al babau franco-tedesco, o forse ai marziani.
Un anno e mezzo di Governo penta-Leghista, fortunatamente ha fatto pochi danni, se non quelli di arrestare la sia pur stitica crescita economica del Governo Gentiloni.
Nulla delle mirabolanti promesse si sono realizzate.
Non si è sconfitta la povertà con il reddito di cittadinanza e non si è aumentata l’occupazione con la quota cento. Piuttosto è aumentato il debito pubblico essendo queste misure non temporanee. Diciamolo chiaro però, queste sono cose un po’ scriteriate che avrebbero fatto anche a sinistra e quindi è del tutto inutile gridare allo scandalo. Vedrete che il nuovo Governo si guarderà bene nella prossima legge finanziaria di cancellare queste riformette (ho qualche dubbio su quota 100), così come il precedente Governo non ha cancellato gli 80 € di Renziana memoria.
Gli avvenimenti di questo primo scorcio di legislatura hanno però provocato sommovimenti politici tali da essere forieri di cambiamenti forse tutt’altro che marginali.
Esaminiamo i fattori in campo, cosa erano prima, cosa sono diventati.
La Lega
Niente sanno i miei nipoti sulle origini della Lega ma pure i miei figli che in quanto a notizie storiche… non stanno bene.
Bossi e Maroni provengono dal PCI come semplici attivisti. Si convertono al separatismo padano che è un’istanza naturale per le popolazioni lombarde e venete, convinte (anche a ragione) di essere sfruttate da un Sud clientelare e piagnone. In poco tempo hanno un successo imprevisto su una classe politica ancora scleroticamente ideologicizzata e sull’orlo del baratro di “mani pulite”.
La conquista del Comune di Milano, con l’aggiunta di percentuali a due cifre nelle elezioni politiche apre gli occhi sul disagio delle Regioni industriali.
Il solo che capisce è il Cavaliere. Il quale dopo la vittoria del 94 li imbarca al Governo parimenti ad Alleanza Nazionale, ex Movimento Sociale.
Far coesistere il separatismo padano con il nazionalismo nostalgico è il vero capolavoro tattico di Berlusconi, purtroppo vanificato dalle sirene della sinistra che indussero Bossi nel credere in D’Alema e nella teoria farlocca sulla Lega “costola sinistra”.
Bossi sperava di ottenere di più dal Governo Dini di quello che gli aveva dato Berlusconi. Invano…
A proposito di Dini. Chi si scandalizza dell’opportunismo di Conte non ha memoria di quello che fece Dini.
Con il forzato consenso del Cavaliere, da ministro delle Finanze divenne Presidente del Consiglio di un Governo tecnico per approdare dopo le elezioni del 96, vinte dal centro Sinistra, al Ministero degli Esteri. Fa una certa impressione sentirlo pontificare sulla coerenza dell’attuale classe politica….
Tornando a Salvini: dalla “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno, dove mette in luce prontezza e memoria, passa la normale crisi generazionale, diventa un “leoncavallino” e quasi contemporaneamente leghista, fondando la corrente dei “Comunisti padani” dimostrando così fantasia e iniziativa.
Piace a Bossi che lo fa diventare giornalista della “Padania” (diretta da quel Paragone ora grillino quasi dissidente) e poi Consigliere comunale nella Milano conquistata dal centro destra, a ruota Parlamentare Europeo.
Ricordo questi trascorsi per significare che Matteo non è caduto dal pero della lega. E’ da sempre un dirigente organico piuttosto importante, tanto che dopo le disgrazie fisiche e finanziarie del Capo sbarca in segreteria.
Sarà il Governo Monti a decretare la vera ascesa del nostro.
Esecutivo, lacrime e sangue, in un Paese come l’Italia non può che favorire le opposizioni.
Matteo, in quel periodo, matura la sua strategia: far fuori il Berlusca troppo accondiscendente ritagliandosi un suo spazio ideologico di pronta presa.
La crisi economica mondiale investe l’Italia che con il suo debito pubblico è particolarmente esposta alle intemperie dei mercati e quindi occorre trovare messaggi semplificatori oltre a capri espiatori.
Copia la lezione Renziana sulla rottamazione, applicandola molto più furbescamente, prima all’interno del Partito e poi con Berlusconi, fino ai giorni nostri per poter fare il Governo con i Grillini in solitaria.
In parole povere, sotto la sua leadership la Lega passa dal 3 al 17% superando Forza Italia nei consensi per poi cannibalizzarla approfittando di un Cavaliere ormai un tantino bolso.
A pensarci bene: nonostante le evidenti differenze e provenienze politiche Salvini e Renzi si assomigliano. Ma, e c’è un ma, a entrambi il successo ha dato alla testa.
Salvini, pensa di non aver sbagliato un colpo e invece, pur vincendo tutte le battaglie rischia ora di perdere la guerra.
Ne parleremo la prossima puntata…