Robert Koehler (Hamburg, 1850 - Minneapolis, 1917) - Lo sciopero - 1886
Proclamo lo sciopero alla 7
Torno a fare il sindacalista
di Tito Giraudo
Non mi sono mai appassionato alla dietrologia. In generale sono elucubrazioni fantastiche, di un passerotto fanno un’aquila reale.
Sono stato per molti anni un lettore dell’Espresso, fin da quando era un “lenzuolone”. Erano gli anni del dominio incontrastato della DC e di una stampa che cantava quasi tutta nel coro.
Oggi, la stampa è il coro dell’armata rossa, in quell’epoca tutti cantavano canti gregoriani.
Non ho fatto in tempo a leggere il Mondo di Pannunzio, quando iniziai a fare politica, ero poco più di un ragazzo, probabilmente il Mondo mi avrebbe annoiato. Ora che sono anziano e un tantino meno improvvisato, ho provato a mettere a confronto i due settimanali (il Mondo, lo troverete nel sito del Centro Pannunzio).
Entrambi di ispirazione liberale, a parte le firme (nel Mondo vi scriveva tutta l’intellighenzia democratica e liberale), il taglio degli articoli era completamente diverso, il Mondo: riflessivo, impegnato storicamente, affrontava i nodi della società di allora con il coraggio della ragione. L’Espresso, fin da subito, fu un settimanale radicale, corrosivo, sovente scandalistico. Fu liberale di sinistra, radicale, per un certo tempo, poi fu di sinistra, anche se non comunista. L’ultima trasformazione la ebbe con la fusione con Repubblica e allora, se non comunista, fu sicuramente Berlingueriano.
Mi è venuto in mente l’Espresso, perché a pensarci bene fu il precursore di un certo tipo di giornalismo che negli anni è diventato: il giornalismo Italiano, quasi tutto……
Come è avvenuto questo fenomeno?
Come per altre cose che pesano quanto macigni nella storia del nostro Paese, a mio parere la causa è il 68.
Nato per cambiare, soprattutto svecchiare in meglio la società, sviluppò quegli anticorpi che invece di guarirla l’hanno cronicizzata.
Gli effetti immediati sono stati, l’estremismo rivoluzionario sfociato nel terrorismo e, in seguito, quando quei rivoluzionari da salotto sono rientrati nei ranghi (dato che i padri erano l’établissement di destra e di sinistra), hanno invaso giornalismo e magistratura, facendoli diventare, organismi geneticamente modificati.
La vera antipolitica nasce negli anni ottanta, certamente complici i Partiti del Centro Sinistra al Governo che cavalcarono l’ondata sinistrorsa concedendo, tutto a quasi tutti, soprattutto ai sindacati, riportando il nostro Paese indietro negli anni e a quel sindacalismo comunista, politico e distruttivo. Come questo Paese riesca a ripetere sempre i medesimi errori è spiegato solo dall’idiosincrasia per la Storia (quella con la S maiuscola) che non va oltre un decennio, per essere larghi di manica…..
In verità, l’antipolitica l’avevano inventata i comunisti. Basta pensare alla cosiddetta legge truffa e al fanfascismo (il bersaglio fu un decisionista della DC: Amintore Fanfani).
Si calmarono solo con l’avvento di Berlinguer.
In crisi con l’URSS, stufi di fare opposizione, i comunisti s’inventarono il compromesso storico. Fu una svolta decisamente moderata quella, segnò però negli anni ottanta la conversione a sinistra di giornalisti, giudici, burocrati di Stato e persino industriali. Agnelli s’innamorò di Lama e la Confindustria calò le braghe allo strapotere della trimurti sindacale: Lama, Carniti, Benvenuto, tre simpatici ex colleghi, un po’ burloni che strapparono alla politica anche quello che non si poteva dare.
Le redazioni dei giornali si riempirono di “sinistri”. Direttori ed Editori divennero pezze da piedi, l’Usigrai, fu secondo solo a Magistratura Democratica.
Quelli, furono gli anni sciagurati del debito pubblico. Tutto avvenne senza che la maggioranza pennivendola avesse da obbiettare.
Mani pulite, arrivò preceduta dalla delegittimazione dei giornali borghesi (quindi tutti) verso i Partiti di Governo, con una predilezione straordinaria per i socialisti, accusati, non di aver promosso riforme insostenibili, ma di essere dei ladroni. Che tutti i politici avessero la loro bella quota di ladroni è un fatto, ma che la loro eliminazione fosse salvifica per il Paese fu ipocrita e demenziale.
Il vero scatenamento dei media e della magistratura, se lo aggiudicò il Cavalier Berlusconi, la sinistra aveva perso, occorreva dimostrare che Berlusconi era il diavolo, non solo in terra (italica) ma nell’intero olimpo internazionale. Il bello fu che accusarono le televisioni Mediaset di essere schierate. Una barzelletta, se si pensa che l’unico telegiornale Mediaset veramente visto, era quello di Mentana che dichiarava ai quattro venti di essere di sinistra. Il resto dei programmi, era puro svago. Naturalmente accusarono il Cavaliere di diseducare gli Italiani.
Ad educarli, ci pensarono stuoli di giornalisti, presentatori e comici sulla RAI.
Oggi che possiamo fare dei bilanci, è evidente che, né Governi di Centro Destra, né quelli di Centro Sinistra, fecero alcunché per correggere le storture italiane.
Mentre possiamo dare un giudizio sui Governi di sinistra, non altrettanto possiamo fare per quelli di destra, poiché gli attacchi mediatici, giudiziari e anche sindacali, furono costanti e dirompenti e tali da condizionare le spinte liberali che pur esistevano, anche se flebilmente.
Proprio ad uso e consumo dei Governi del Cavaliere, nacque un’industria mediatica ad hoc. Furono allestite intere trasmissioni. Sui giornali, gli “antifans” berlusconiani, si bevevano tutti i pettegolezzi, mentre le cronache dei trecento procedimenti giudiziari creavano appassionati tipo “chi l’ha visto”.
Che dire poi delle risate, se Frau Merkel e il marito di Carlà, non guardando in casa loro, prendevano il nostro Premier per i fondelli……
Ma veniamo all’oggi.
Berlusconi condannato, soprattutto invecchiato, ha creato un grosso problema occupazionale per un sacco di giornalisti e conduttori televisivi.
C’è una rete TV che vive di antipolitica: la 7.
Le cose gli sono andate talmente bene che il suo editore, dalle stentate fortune calcistiche, si è pappati RCS e il Corrierone, parimenti, l’altro editore, l’eroe antiberlusconiano per eccellenza: tale Debenedetti da Torino, che si è pappata la Stampa, forse con i soldi gentilmente sottratti a Mediaset per il lodo Mondadori, o forse con il ricavato della liquidazione della Olivetti.
La Rai, aveva dato il meglio di sé con Berlusconi. Essendo “Governodipendente”, con i Dem non si doveva esagerare e quindi, molti conduttori antiberlusconiani, sono passati alla 7, la quale, da mane a sera fa spettacolo di politica, ma soprattutto di antipolitica, a parte Mentana e pochissimi altri è un tourbillon antirenziano.
Renzi è il nuovo idolo dell’antipolitica, quando faceva il rottamatore e fino a che non ha dato il benservito a Letta (peraltro sollecitato dalle pagine dei giornali che descrivevano il Presidente in carica: un morto che cammina), godeva di buona stampa e buona accoglienza televisiva. Poi, ha commesso l’errore di prendere un sacco di voti alle Europee, oscurando il frutto dell’antipolitica, quel Grillo che può dire e fare quello che vuole e, come un figliol prodigo, lo si critica ma poi si uccide l’agnello, magari un agnello allevato in Toscana.
Di quello che è avvenuto per il referendum, il circo mediatico ha superato se stesso. Molti non hanno avuto il coraggio di dichiararsi apertamente per il NO, perché: “non si sa mai”….altri dicevano di votare SI, accompagnando la dichiarazione con tanti di quei dubbi e critiche al bullismo del Premier: “uno che ha avuto l’ardire di rivendicare le sue riforme”. Quelli del NO aperto, oramai sono equamente divisi tra i filo grillini e la vetero sinistra, frutto delle mille e poi mille scissioni.
Morale della favola, anzi, del dramma. Qualsiasi cavolata faccia il comico, non perde un voto. Saltata la riforma, ci ritroviamo con lo stesso parlamento e le stesse Regioni, in compenso, nemmeno uno straccio di legge elettorale condivisa, almeno tra i Partiti tradizionali è stata, non dico approvata, ma nemmeno presentata. Il tutto senza che i campioni dei Media facciano grandi obiezioni.
E cosa fa il circo mediatico? Da mani a sera invece di porre i problemi reali del Paese, che sono la globalizzazione, il progresso tecnologico e la relativa disoccupazione, la burocrazia ladrona (più dei politici), il “paleo sindacalismo camussiano”, corre dietro alle balle dei Grillini sul reddito di cittadinanza, utopie ambientaliste, ipotetiche congiure anti Raggi. Il tutto condito dal vuoto assoluto rispetto a uno straccio di proposte concrete, con i vari conduttori che quando due signor nessuno, come Di Maio e Di Battista non rispondono alle loro domande, se non con dichiarazioni verginali e insulti agli avversari, diventano timidi, dimessi. Secondo me sognano (i più) l’improbabile dialogo grillino a sinistra, magari con Pisapia novello Prodi per un Ulivo pentastellato.
Il futuro, non so cosa ci riserverà. L’unica speranza che abbiamo è che i comici, per quanto bravi, prima o poi stancano. Confido nel fatto che Grillo, come Berlusconi e Renzi, non prende in considerazione successioni o gruppi dirigenti attrezzati. Forse però dovremo aspettare che i telespettatori di sinistra si stanchino della programmazione della Sette, e Cairo, uomo accorto, al posto della sua armata politicamente corretta, ci dia una rete un po’ più divertente e politicamente scorretta. Devo proprio cessare di guardare Otto 1/2 e l’aria che tira (gli altri non li guardo più da in pezzo). Chissà che così salvo la democrazia rappresentativa.