Tehos Frederic Camilleri (Monaco, 1966 - Praga, Repubblica Ceca) - Forget Democracy
La crisi della democrazia
di Giorgio Panattoni
No, non è tornato il fascismo come lo abbiamo sperimentato in Italia negli anni bui. I tempi e i contesti sono molto diversi, le figure e gli strumenti che popolano il panorama politico anche, e non c'è una monarchia Savoia fiancheggiatrice negli anni 20 e vergognosa nel 43. E non c'è neppure quella violenza fisica organizzata che tanta parte ha avuto per la sua affermazione.
La violenza oggi è verbale, spesso aggressiva e perseguibile o talvolta quasi persuasiva ma falsa. Anche la spinta anti comunista come schieramento di campo non c'è più se non nella polemica elettorale e nella propaganda.
Ma la crisi della democrazia c'è e profonda e in questa si insinuano atteggiamenti e comportamenti che richiamano purtroppo quei tempi e quelle esperienze. Partiamo innanzi tutto dalla dichiarata inutilità del parlamento. C'è persino qualcuno che ha proposto di abolirlo e di sostituirlo con assemblee tirate a sorte!
O tratto da ridicole consultazioni del computer.
La personalizzazione delle decisioni è ormai un fatto comune. Due esponenti del governo dettano quello che si deve fare, molte volte in contraddizione tra loro e la mediazione è dettata da esigenze elettorali. Sino alle prossime Europee, almeno. Il linguaggio di uno dei due richiama violenze verbali di altri tempi e un dissacrante spregio delle opinioni altrui. Il modello più comune è quello del "si fa perché lo dico io". O "non si fa perché non è quello che voglio".
Le alleanze internazionali proposte sono quelle nazionaliste e contro l'Europa o quelle con i gilet gialli. Il paese è isolato rispetto agli altri attori importanti. Il tutto mentre il Capo dello Stato cerca di tenere insieme almeno una storia di vicinato e di confronto.
E quell'Europa che abbiamo fondato è ora scossa da venti distruttivi. Che non vuol dire che non si può cambiare ed adattare alle esigenze più avanzate, ma che ovviamente, se si vuole farlo, va tenuta in piedi. Per fortuna Leonardo ha operato anche in Francia. L'economia e le regole di bilancio sembrano del tutto estranee ai disegni di rotta politica anche se inevitabilmente si deve fare i conti con esse.
E questi si fanno subendoli, non come traduzione di una strategia positiva.
Non è una fotografia troppo pessimistica, perché qualcosa è pur stato fatto, e ognuno ne valuti contenuto e validità. Ma la crisi c'è ed è profonda. Per esempio si contesta persino il 25 aprile, fine di una guerra civile e inizio di una storia democratica basata sulla nuova costituzione.
Dove non c’è più il pensiero unico, ma il confronto tra posizioni diverse a parità di diritti.
La storia ci ha insegnato che per avvenimenti di cambiamento profondo non c'è una sola causa, un solo attore, anche se un protagonista c'e' sempre. E così dobbiamo interrogarci tutti sulle cause che hanno generato questa situazione, sulle ragioni di questa crisi della democrazia, sulle alternative da sviluppare e proporre ai cittadini, se pur esistono nelle condizioni attuali, su quali progetti devono fondarsi, su quali rapporti, e infine su quali cambiamenti sono necessari.
Un problema molto difficile, ma ineludibile. A partire dalle prossime elezioni europee, perché si confrontano due tesi opposte, inconciliabili. Certo non possono non preoccupare l'assenza di una critica del passato e il tempo ormai scaduto.
Ci sarà qualche scossone, ma la partita deve rimanere aperta. E speriamo che la democrazia mutilata che emergerà sia almeno l'inizio del recupero dei valori della nostra storia repubblicana.