Aggiornato al 24/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Georges Rouault (1871 - 1958) – Three Judges

Non fa politica la Magistratura?

Breve storia di Magistratura Democratica.

Si sono sprecati fiumi di inchiostro sull’esistenza delle “toghe rosse”, cioè la cosiddetta magistratura politicizzata a sinistra che, prima con “mani pulite” e poi con la crociata giudiziaria contro Silvio Berlusconi, ha tenuto banco ormai da più di un lustro.
Al netto delle speculazioni politiche, di destra e di sinistra, è interessante esaminare il fenomeno dal punto di vista storico, fenomeno che va ben oltre un lustro, bensì: un mezzo secolo.

Era il 1964 quando alcuni giovani magistrati decisero di fondare un loro sindacato: Magistratura democratica.
Per la verità non c’era nessun intento genuinamente sindacale dietro questa operazione, bensì un intento politico ideologico, non solo di contrasto alla vecchia magistratura, che a dire di quei pionieri (per la verità anche con ragione) era prona verso il potere, non solo democristiano, ma di classe.

Questa notizia ci viene dal giudice Francesco Misiani, uno degli storici fondatori di Magistratura Democratica. Leggetevi il suo libro di cui un po’ tutti sono riottosi di parlare: “La toga rossa” del 1998. Questo magistrato si confessa dichiarando che gli intenti suoi e di quel gruppo non erano di natura sindacale ma ideologici. Misiani allora apparteneva alla sinistra extraparlamentare.
Quattro anni prima del mitico 1968, alcuni giovani magistrati, tutti rigorosamente di sinistra, decisero di uscire allo scoperto. Consideravano che il ruolo dei giudici fino ad allora era asservito al potere economico e al suo braccio politico: la Democrazia Cristiana.
Ruolo dei magistrati di sinistra doveva essere quello di amministrare la giustizia, non con i criteri delle leggi vigenti ma con i principi della Costituzione nata dalla Resistenza.
Misiani, e con lui altri, non erano del PCI, appartenevano a quella nuova cultura giovanile che già allora non si riconosceva nei Partiti tradizionali della sinistra e che si era esplicitata  nella scissione socialista del PSIUP.

Chi scrive, ha conosciuto Vittorio Rieser, fondatore dei quaderni rossi: proveniva dalla Federazione Giovanile Socialista ma ben presto se ne distaccò per incompatibilità, sia con l’autonomismo socialista ma anche con il burocratismo del PCI. Cito i Quaderni Rossi per esplicitare queste nuove tendenze che poi sbocceranno nel post sessantotto.
Magistratura Democratica nasce, su dichiarazione degli stessi fondatori, per contrapporsi non solo alle correnti di maggioranza dell’allora magistratura, ma per affermare che alla giustizia schierata con le classi dominanti, si doveva opporre una giustizia chiaramente schierata con le classi deboli e in particolare con la classe lavoratrice.
Fu questo uno snodo importante, perché il pensiero di quei magistrati negava la terzietà, per contrapporre ad una classe, marxisticamente un’altra classe.

Come per tutte le cose di sinistra, anche Magistratura Democratica non tardò a dividersi,si era allargata anche a quei giudici progressisti ma non marxisti, che non tardarono a diventare incompatibili.
Il giudice Adolfo Beria di Argentine capitanò una scissione che però non indebolì troppo Magistratura Democratica, la quale nel frattempo aveva ricevuto grandi attenzioni dal PCI, tanto che ne diventerà il principale referente politico.

L’uomo di punta del PCI sarà il giudice Violante che operava a Torino. Fu il pupillo dell’allora ministro degli interni ombra Ugo Pecchioli (PCI), fu valorizzato più come politico che non come toga. Ebbe uno scivolone processando Edgardo Sogno, un eroe della Resistenza, accusandolo con Rodolfo Pacciardi, repubblicano, altro uomo della Resistenza, di un ipotetico golpe che scaturiva da questo teorema: dal momento che Pacciardi sosteneva il presidenzialismo, era un golpista e Sogno il suo braccio armato.
Sogno sarà assolto perché: “il fatto non sussiste”. Dichiarò poi beffardamente: Certo che avrei promosso un golpe se il comunismo avesse trionfato anche in Italia.

Furono le imprese delle Brigate Rosse a mettere in difficoltà la corrente extraparlamentare di Magistratura Democratica: tentando una difesa ideologica del terrorismo, non tardò ad essere messa in crisi e quindi cedere il passo ai magistrati organici al Partito Comunista.
Un’altra figura di spicco negli anni settanta sarà Gian Carlo Caselli, amico di Violante. Fu colui che con il Generale Della Chiesa sgominò la Brigate Rosse dopo che Violante e il PCI dichiararono guerra aperta a quei terroristi che per molto tempo avevano definito: “compagni che sbagliano”.

La storia di Violante la potete trovare in numerosi articoli, non di giornali legati a Silvio Berlusconi, ma dell’attuale direttore del “Fatto”, Travaglio (il quale non mi è per nulla simpatico) che di giustizialismo se ne intende. Travaglio scrisse ampiamente anche sulle vicende di Giovanni Falcone il quale fu osteggiato apertamente da Violante e da Magistratura Democratica imputando al giudice palermitano una gestione troppo prudente dei processi antimafia, soprattutto compiacente vero i rapporti della Politica  con la mafia siciliana.

La stessa Magistratura Democratica fermerà la carriera di Falcone, prima a Procuratore, poi per la Commissione Antimafia. Salvo poi proclamarlo santo, ma da morto.

Quando scoppiò mani pulite, Magistratura Democratica ormai occupava le Procure che contavano, soprattutto Milano che gestirà in solitaria “mani pulite”. Talmente in solitaria da togliere dalle mani di quella di Roma (accusata di essere “il porto delle nebbie”) le inchieste su tangentopoli che erano di sua competenza.

Il caso Squillante sarà emblematico; nella lotta con Berlusconi i giudici del pool milanese accusarono l’allora Presidente del consiglio di aver comprato il giudice romano Renato Squillante sul caso SME.
Per chi non lo ricordasse si trattava della cessione del gruppo cui appartenevano aziende alimentari come la Cirio. Tutto era partito da De Benedetti al quale l’allora Presidente dell’Iri, Romano Prodi, vendette il pacchetto di maggioranza per una cifra che molti, ma soprattutto Bettino Craxi, giudicarono insufficiente.
Si formò così una cordata composta da Ferrero, Barilla, Fininvest che fece un’offerta più alta. La vendita a De Benedetti, fu bloccata e per questo l’attuale editore di Repubblica si appellò ai magistrati di Milano, ai quali non sembrò vero di processare Berlusconi.
Essendo di competenza romana, la Procura di quella città avocò il caso a sé. Apriti cielo, il giudice Greco sostenne che solo la procura di Milano aveva il prestigio per gestire un tale processo, partirono le solite intercettazioni e Squillante fu accusato di corruzione, non solo, ma anche il giudice Misiani che si era opposto fu accusato di aver avuto un incontro con Squillante rivelandogli l’inchiesta. Fu deferito al Consiglio superiore della Magistratura.

Per farla breve: Misiani fu prosciolto, Squillante ebbe i soliti gradi processuali e alla fine fu prosciolto pure lui. Non solo, la cassazione dichiarò la palese incompetenza territoriale dei Milanesi. Misiani dopo questa vicenda lascerà, non solo Magistratura Democratica, ma la magistratura.

Sulla ideologizzazione della procura milanese, più che i nemici della medesima, parlarono gli stessi PM del POOL, ben supportati da una stampa favorevole. Con interviste, appelli, partecipazioni a convegni sfruttarono l’onda di un’opinione pubblica assolutamente favorevole.

Questi successi d’immagine di Magistratura Democratica saranno accompagnati da insuccessi strategici. Non avevano indagato a sufficienza sul coinvolgimento del PCI PDS in mani pulite, il risultato pratico fu che l’unico partito “graziato” perderà le elezioni nel ‘94 a vantaggio di Silvo Berlusconi.

L’attenzione del Pool si sposterà sul Cavaliere, ognuno può pensarla come crede, ma il bilancio tra inchieste e processi fatti rispetto alle condanne non assegna al giudici milanesi grandi vittorie, se non l’ultima, per un fatto tutto sommato marginale come l’evasione fiscale di Mediaset: “perché non poteva non sapere”. Peccato (ma non per lui) che lo stesso comportamento non abbia riguardato Giovanni Agnelli.

Oggi Magistratura Democratica governa di fatto l’Associazione Magistrati e di conseguenza il CSM. La politica è terrorizzata, la conseguenza di questa delegittimazione ha portato alla nascita dei Cinque stelle. Ma il fatto più grave è il sostanziale appoggio dei media. Di questo parleremo……

 

Inserito il:24/02/2016 12:08:44
Ultimo aggiornamento:11/03/2016 09:50:26
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