Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale
Una Yalta 2 del nuovo ordine di Trump
di Bruno Lamborghini
Trump intende incontrarsi al più presto con Putin a Riad per porre fine alla guerra in Ucraina, ma il suo obiettivo finale sarebbe quello di lanciare una Yalta 2 convocando, oltre a Putin, anche l’altro “grande, Xi Jinping per costruire assieme un nuovo ordine mondiale in grado di affrontare il caos che lo stesso Trump sta contribuendo ad aumentare. Quali sarebbero gli obiettivi che Trump intende cercare di raggiungere:
- arrestare la guerra in Ucraina concordando con Putin la ripartizione del territorio ucraino, eventualmente sul modello coreano con il controllo delle frontiere da parte di truppe europee, senza gli USA
- intervenire in Medio Oriente per risolvere la questione di Gaza (il progetto Riviera), stabilire l’occupazione della Cisgiordania da parte dello stato di Israele, risolvere il conflitto con l’Iran e determinare un nuovo ordine in Medio oriente, assieme all’Arabia Saudita ed Emirati (non a caso il primo incontro tra Trump e Putin è previsto proprio a Riad)
- far rientrare la Russia di Putin negli accordi internazionali eliminando le sanzioni ed aprendo agli scambi in specie per i prodotti energetici e possibilmente cercando di ridurre legami di dipendenza tra Russia e Cina
- ridefinire le “aree di influenza” dei tre grandi impedendo il rafforzamento di blocchi totalmente separati e contrastanti, come la Cina intende fare con il gruppo BRICS
- in questo contesto l’intenzione di Trump sarebbe di estendere la presenza americana secondo quanto già espresso, nei confronti della Groenlandia, di Panama e nella possibilità di “acquisire” il Canada, oltreché ampliare rapporti “naturali” di “area d’influenza” americana verso il Messico ed il “golfo dell’America” ed anche tendenzialmente verso l’intero continente dell’America centrale e meridionale
- questo aprirebbe di conseguenza alla Russia la possibile strada della “naturale” estensione del proprio dominio sull’intera Ucraina e perché no, anche nei paesi baltici e nella Moldavia
- allo stesso modo la Cina potrebbe essere più libera di controllare Taiwan (avendo definito chiari rapporti per le tecnologie con gli USA) ed anche eventualmente estendere la propria “area d’influenza” in parte dell’Indo-Pacifico
- di fronte agli obiettivi trumpiani quali possono essere le reazioni di Putin e Xi Jinping? Certamente Putin sarebbe felice e pienamente d’accordo perché andrebbe nella direzione da lui cercata e confermerebbe di fatto la sua supremazia in Ucraina ed anche l’apertura alle altre sue ambizioni territoriali. Più complessa sarebbe la posizione cinese che probabilmente prenderebbe una posizione in parte attendista in grado di consentire di proseguire nelle sue politiche in atto con i BRICS, ma la sua attenzione è rivolta soprattutto al conflitto commerciale con gli USA. In ogni caso sia la Russia che la Cina trarrebbero di fatto i maggiori benefici di Yalta 2
- alla base della definizione di “aree di influenza”, oltre alla potenza militare, vi è oggi sempre più il controllo di alcuni fattori strategici: le risorse energetiche con l’indipendenza energetica, di cui godono USA e Russia, e non la Cina; il controllo delle tecnologie digitali e dell’A.I. che vede lo scontro tra USA e Cina; le materie prime rare in cui la Cina ha sviluppato un controllo a livello mondiale, mentre gli USA stanno cercando di recuperare puntando sulla Groenlandia e la Russia ha grande potenziale da utilizzare nella Siberia in scongelamento; infine le vie marittime che si stanno aprendo attorno al Circolo Polare e che vedono un confronto/scontro strategico tra Cina e Russia, mentre gli USA stanno cercando una strada attraverso i canali della Groenlandia.
Il nuovo ordine mondiale proposto da Trump nell’ipotetica Yalta 2 non prevede la partecipazione dell’Europa e della Nato, come sta già avvenendo nei colloqui americani con la Russia per l’Ucraina (anche senza Zelensky) e la domanda che nasce spontanea riguarda la futura collocazione dell’Europa nelle prospettate nuove “aree di influenza”.
Dal dopoguerra i paesi europei hanno sempre fatto parte dell’”area d’influenza“ americana in forma spesso molto diretta e dipendente come per il prevalente sostegno americano della Nato e nelle scelte di politica internazionale. La Banca europea e l’Euro hanno avuto ed hanno strette relazioni con le scelte della Riserva federale e del governo americano.
Ora la domanda è: Trump intende ridurre questa dipendenza, tagliando il sostegno Nato e riducendo i rapporti di scambio attraverso pesanti dazi o invece si propone di aumentare il “protettorato” USA verso i singoli paesi europei (come si manifesterebbe già in parte nei confronti dell’Italia), smantellando l’Unione Europea considerata un pericolo regolatorio al libero scambio internazionale senza regole (soprattutto nell’hightech e A.I.), come ripetutamente espresso anche da Musk e Vance nelle loro incursioni europee?
Vi è anche da considerare nel nuovo ordine mondiale trumpiano il rientro e accreditamento a livello internazionale della Russia di Putin che certamente guarderà con crescente attenzione ai paesi dell’Europa Orientale ex sovietica, influendo pesantemente, anche con l’aiuto di Musk, sulle scelte politiche di questi paesi con il sostegno alle destre estreme filoputiniane, da cui le gravi preoccupazioni in atto da parte soprattutto della Polonia e paesi baltici, in presenza di un indebolimento della presenza Nato e della mancanza di una difesa europea ai confini.
Ci si chiede se l’attacco trumpiano nei confronti dell’Europa possa rappresentare uno shock positivo per un risveglio dell’unità europea e una sua presenza consistente nel nuovo contesto mondiale. Peraltro i paesi europei stanno soffrendo di profonde crisi economiche e politiche e quindi il momento è quanto mai sfavorevole, ma storie passate insegnano che quando in Europa sembra non esservi più speranza si trovano le forze per reagire.
La Conferenza sulla sicurezza di Monaco dell’8 febbraio ha ricevuto lo schiaffo del Vicepresidente Vance nei confronti di una Unione Europea definita di fatto semi defunta a causa della sua massiccia regolamentazione. ma nello stesso tempo Vance ha spinto i paesi europei ad agire per una politica comune di difesa ed un rilancio di un’Europa che comunque dispone di grandi risorse e quindi può avere un suo ruolo ridisegnando le politiche europee.
A Monaco in passato vi sono state molte conferenze che hanno portato spesso ad eventi negativi. Basta ricordare la Conferenza di Monaco del 1938 che ha visto il Regno Unito accettare passivamente che la Germania di Hitler invadesse i Sudeti avviando così le successive invasioni naziste e la guerra mondiale. Nel 2007 il vertice europeo di Monaco ha sentito Putin annunciare le sue ambizioni territoriali (tradotte poi in Georgia nel 2008 ed in Crimea nel 2014), senza suscitare reazioni da parte europea. Ci sarebbe da augurarsi che Monaco 2025 con il pesante intervento di Vance possa invece permettere di invertire il trend e suscitare positive e concrete reazioni da parte europea.
In questa direzione Macron ha invitato a Parigi per un incontro informale di emergenza il pomeriggio del 17 febbraio un ristretto numero di paesi, Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Danimarca, assieme al Regno Unito ed alla Commissione Europea per parlare della difesa comune e del sostegno militare in Ucraina.
La decisione di Macron di convocare un gruppo ristretto di paesi europei e non l’intero Consiglio dei 27 e soprattutto l’invito a partecipare anche al Regno Unito poteva aprire a più rapide e operative decisioni di intervento. In realtà, l’incontro si è risolto in un nulla di fatto, mostrando le divisioni tra i paesi sul sostegno militare in Ucraina, favorevoli Francia, Regno Unito, Polonia e paesi scandinavi, contrari Germania e Italia. Ora il rinvio del dibattito al Consiglio Europeo rischia di creare ulteriori complessità sul tema della difesa europea, in una prospettiva di possibili radicali cambiamenti della situazione ucraina.
Occorre che ci si renda conto che l’Europa è in una situazione di grave emergenza e quindi deve affrontare decisioni urgenti di rinnovamento istituzionale, senza aspettare difficili riforme dei trattati comunitari, riforme che potranno avvenire auspicabilmente in tempi successivi ed una volta superate le condizioni di emergenza.
In contrapposizione ai ritardi europei, il giorno dopo l’incontro di Parigi, il 18 febbraio si è tenuta a Riad una riunione dei ministri degli esteri russo e americano per affrontare i temi del previsto incontro tra Trump e Putin. E’ il primo incontro dall’invasione dell’Ucraina il 23 febbraio 2022 tra rappresentanti dei governi americano e russo e questo rappresenta un evento storico destinato a modificare profondamente e sperabilmente in modo positivo i rapporti ed i conflitti tra Occidente e Russia.