George Schill (Contemporaneo - Pittsburgh, PA - USA) – Crossroads
Riforma costituzionale
di Giorgio Panattoni
Su questo tema continua un confronto barbaro e spesso incivile, dimentico del contenuto nobile e decisivo che deve avere una costituzione per qualunque paese che si rispetti.
Mi pare quasi doveroso riprendere qualche spunto polemico per tentare di rimettere il dibattito nei suoi binari corretti, ben sapendo che questa operazione è impossibile.
Inizio dalla posizione espressa a gran voce da Berlusconi e Parisi, per i quali il tema centrale è “ questa riforma spacca il paese in due, quindi non è accettabile”.
Ma il paese è spaccato in due prima e fuori dal dibattito sulle riforme, per decisione precisa della opposizione, che non ritiene di valutare alcun ponte su nessun argomento trattato dal governo. E che vuole usare questa spaccatura per ribaltare gli equilibri di governo.
In realtà questa riforma ha avuto 7 (sette) passaggi parlamentari, ha subito modifiche e adattamenti richiesti dalla opposizione, che si dimentica di averla anche votata e più di una volta.
Ovviamente il problema è un altro, come spesso vien detto dai meno accorti: occorre mandare a casa il governo e il referendum è una occasione ghiotta, perché si riduce a un si o a un no. Più facile da gestire che non una elezione complessa come quella per la Camera dei Deputati.
I padri costituenti, si dice ancora, hanno trovato un accordo trasversale alle opinioni politiche, si dovrebbe fare altrettanto.
Curiosa affermazione, perché i padri costituenti, in una situazione ben più complessa di quella odierna, non si sono occupati né di sostenere né di abbattere alcun governo, né di rapporti di forza nel paese, né di legge elettorale, quella stessa legge elettorale che negli anni 50 ha spaccato davvero il paese in due. Comportamenti che oggi fan quasi sorridere amaro.
Mala fede dunque, o meglio uso improprio della politica intesa come forma alta di comportamento, cosa doverosa almeno in termini costituzionali.
Del resto tra le tante affermazioni assurde venute fuori nella polemica sempre più accesa di questi giorni ce ne è una che fa davvero riflettere. Dice l'esponente dei Cinque Stelle Di Maio che “questa riforma è una truffa perché toglie ai cittadini il diritto di voto”.
Affermazione delittuosa. Con la riforma si vota per la Camera, per le Regioni, per i Sindaci, per le Circoscrizioni, si introduce il referendum anche propositivo e non solo abrogativo, etc. E' del tutto evidente che se il Senato diventa il “Senato delle Regioni” i suoi membri debbano essere eletti in sede regionale. E se la elezione fosse diretta si potrebbe verificare il caso che un rappresentante di una regione non fosse della forza politica che ha vinto la relativa elezione (con elezione diretta ovviamente) e quindi in contrasto con le linea della regione stessa. Capisco che questo potrebbe far piacere a una opposizione che mira a far saltare comunque gli equilibri di governo, ma tutto ha un limite: la decenza istituzionale.
Infine un riferimento alle elezioni americane, mai come questa volta con una campagna elettorale devastante e preoccupante.
Sanders, il rivale della Clinton per la nomination democratica, dopo essersi ritirato sconfitto, sta facendo campagna elettorale per quest'ultima, per convincere la parte più “progressista” degli americani ad andare a votare e a votare per la Clinton. E questo con la ovvia motivazione che far vincere Trump, viste le sue dichiarazioni e il suo programma, sarebbe la fine di una forma di democrazia accettabile e dignitosa, oltre che un forte scossone agli equilibri internazionali.
Considerate le dovute differenze mi pare questo un messaggio forte anche per quella sinistra dentro e fuori il PD che si ostina ad opporsi alla riforma costituzionale, non capendo che l'obiettivo della opposizione in questo voto è (purtroppo) il ribaltamento degli equilibri di governo, con buona grazia della Costituzione.
Rincresce fare queste considerazioni parlando di costituzione, ma purtroppo la situazione è questa, e ogni sforzo per spiegare che il tema è questo e che merita tutto il rispetto che si merita è vano e inutile.
E sarà bene non dimenticarlo in futuro.