Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Paul Gauguin (Parigi, 1848 – Atuona, Polinesia, 1903) – La siesta

Pubblichiamo sotto il titolo “La siesta”, spunti, pensieri e osservazioni di Gianni di Quattro relativi a fatti di attualità, principalmente di politica nazionale ed internazionale. Ci auguriamo che questo possa favorire un interscambio di idee con i lettori i quali sono invitati a commentare ed a dibattere sia in caso di accordo che di disaccordo col pensiero dell’autore.

 

La siesta (03)

di Gianni Di Quattro

 

La sinistra da quando si è affacciata al mondo come alternativa politica è sempre stata conflittuale e dovunque continua a passare attraverso processi di scissione, alleanze, unificazioni, separazioni, separati in casa, e in tutte le altre forme che si possono immaginare. È la sua natura, è il suo modo di vedere la società e di organizzare un movimento. Le eccezioni si sono verificate in quei paesi dove la sinistra è stata al potere con la violenza, instaurando forme anche esasperate di dittatura. Il problema è che la sinistra ha proprio nel suo DNA politico due interpretazioni opposte, quella rivoluzionaria e quella riformista. Inconciliabili come è evidente.

Qualcuno plaude al fatto che il Ministero della Pubblica Istruzione sia stato spaccato in due: la scuola da una parte e la università e la ricerca dall’altra con due ministri diversi. Ci può stare questa decisione e forse è la soluzione migliore data la situazione a dir poco triste della nostra istruzione (può significare più attenzione, più aggressività verso i problemi, miglior impiego delle competenze). È bizzarro il fatto che si è arrivati a questa decisione non per una riflessione organizzativa e culturale, ma per trovare una soluzione immediata alle dimissioni strampalate di un ministro che era strampalato anche se ha dimostrato la sua coerenza (è poco, ma è già qualcosa).

Il completamento della linea 4 della metropolitana a Milano e il prolungamento della rossa sino a Monza e considerando pure il passante ferroviario portano la rete sotterranea milanese a quasi 130 chilometri complessivamente. Il che non è male neanche a livello europeo ed è un modo per affrontare il problema della mobilità nelle grandi metropoli. A parte Milano, però nessuna altra città importante del nostro paese è in grado di fare lo stesso, anche se potesse disporre di tutti i soldi necessari per farlo (e non è un vanto del paese).

Brucia l’Australia perché è estate e poi toccherà alla California, alla Grecia, all’Italia, alla Francia e alla Spagna, a tutto il mondo insomma. E dietro tutti questi incendi ci sono piromani. Muore un sacco di gente, una enorme quantità di animali e si distruggono territori, li arrestano, poi li rilasciano, al massimo li multano e questi non pagano. La natura dell’uomo, eccola!

Dal Sud d’Italia negli ultimi dieci anni sono andati via circa un milione di persone, prevalentemente giovani ma non solo, prevalentemente laureati ma non solo. Se blocchiamo l’immigrazione e assistiamo senza intervenire alla denatalità in atto, fra venti anni lo spopolamento si farà sentire in modo significativo. Un paese evoluto si porrebbe il problema, aprirebbe discussioni, lancerebbe progetti, chiamerebbe esperti, inventerebbe qualcosa e non assisterebbe inerte al suo degrado. Forse siamo presi dalla crisi del movimento 5 stelle, dalle urla di Salvini, da ulteriori scissioni del PD e dalla speranza che il campionato di calcio non lo debba sempre e per forza vincere la Juventus (la squadra è meglio della sua proprietà).

Fra non molto il Festival di Sanremo con decine di milioni di italiani incollati al televisore. Poi quest’anno sarà più interessante con il ripescaggio di vecchi cantanti disfatti dal tempo e abbrutiti dalla invidia sociale, ma che sono, pare, buoni propagandisti del sovranismo e del nazionalismo. Non ci si può lamentare dello spasso che questo paese garantisce ai suoi cittadini.

Leu è un partito anche se sembra il nome di un calciatore brasiliano. È una scissione del PD, se ne sono andati quando ancora c’era segretario Renzi in odio a quest’ultimo e alla sua politica definita troppo liberista. Sono pochi e tra essi ci sono teste pensanti del calibro di D’Alema (quello delle scarpe su misura) e di Bersani (quello che la ditta è sempre la ditta). Uno dei loro più avanzati rappresentanti (che è anche ministro) e cioè Speranza, un basilisco che sembra ceceno, propone ora per non far cadere il governo l’abolizione del Jobs Act e il ripristino dell’articolo 18. E poi dicono che non ci sono idee per tornare al futuro.

La Spagna ha il nuovo Governo fatto dai socialisti di Pedro Sanchez e da Podemos (quelli nati come indignati, un po’ come avrebbero potuto essere i 5 stelle senza i vaffa e senza Casaleggio), ma con l’accordo fondamentale con i catalani (i repubblicani). Infatti, altrimenti il nuovo Governo (il primo di coalizione della storia spagnola) non avrebbe avuto i numeri. Un governo che pende a sinistra, che tende ad un accordo con i catalani, che ha la destra (anche quella estrema di Vox) in forte opposizione. Interessante quello che succede in Spagna, in contro tendenza rispetto al resto di Europa e con il tentativo tutto politico di fare buona politica (Sanchez si sta dimostrando coraggioso). Le nuove parole comunque sono: coalizione e dialogo.

La riforma della giustizia non si fa anche perché forse i politici o non sanno cosa significa o non hanno interesse a farla. Ma si interviene di continuo sul sistema giustizia per tutelare qualche interesse, per conquistare qualcosa, per cambiare gli equilibri costituzionali per esempio (tanto i costituzionalisti italiani sono pochi, impreparati e partigiani). Il progetto di abolizione della prescrizione senza le norme che possono garantire i tempi del processo è una violenza giuridica senza precedenti.

La sanità italiana è meglio di tante altre, diciamocelo! Per esempio è meglio di quella americana. Ma certo se un cittadino non ha convenzioni, assicurazioni, amicizie o quant’altro e fa affidamento solo sul servizio nazionale deve prepararsi a lunghe ore di attesa, a code per prenotare, per ritirare, per sapere e a lunghi mesi per fare un esame, una visita o un intervento anche banale. Questo in Lombardia, figuriamoci da altre parti dove pare manchi sempre qualcosa come la famosa barzelletta dell’inferno italiano.

 

 

Inserito il:09/01/2020 11:35:36
Ultimo aggiornamento:09/01/2020 11:48:17
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