Aggiornato al 21/11/2024

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Voltaire

9 May Victory Day Stock Illustration

 

Che cosa dirà Putin il 9 maggio alla parata di Mosca?

di Bruno Lamborghini

 

Il 9 maggio si celebra a Mosca come tutti gli anni la vittoria sulla Germania nazista con una grande parata militare. Quest’anno l’evento assume un carattere particolare perché il programma di Putin è certamente quello di celebrare in qualche modo la vittoria sugli ucraini “nazisti”. Ma come potrà farlo e qualcuno può anche domandarsi se quel giorno ci sarà ancora Putin?

Il suo piano attualmente sembrerebbe articolarsi a) nella distruzione di tutti gli ostacoli al controllo russo dei territori che vanno da Kharckiv al Donbass e via Mariupol al Mar D’Azov attraverso un aumento dei bombardamenti e la resa delle diverse città, b) la definizione di una zona autonoma sotto controllo russo o parte della Russia, nell’Ucraina orientale al di qua del Dniepr, con l’abbandono militare, forse parziale e lentamente, dell’Ucraina Occidentale e Kiev. 

Solo avendo raggiunto anche in parte tali obiettivi, Putin potrebbe aprire un negoziato partendo da alcune proposte ucraine emerse a Istanbul circa la neutralità (parziale demilitarizzazione?)  dell’Ucraina sotto controllo internazionale. Ma basterà lo spostamento delle forze russe ad Est per stabilire un (parziale) cessate il fuoco?

La difficoltà del negoziato risiede nel futuro dell’area orientale, in cui Putin intenderebbe proporre un referendum alla popolazione (ma si può fare ed ha senso un referendum con la presenza militare russa?). Né è possibile da parte del governo Zelensky accettare la russificazione dell’Ucraina orientale, mentre si potrebbe forse accettare una relativa autonomia di alcuni, non tutti, territori russofoni, mantenendoli in ambito ucraino, ma questo certamente non fa parte del bottino di guerra che Putin deve portare a casa.

Il 9 maggio si dovrà comunque presentare un risultato di successo dell’intervento confermato dal controllo russo, anche se perdurando la guerra, dell’area dal Donbass al Mar D’Azov ed inoltre di aver dato una lezione all’Ucraina “nazista” ed anche alla Nato, fermandola alle frontiere, oltreché un avvertimento sulla potenziale minaccia russa ai paesi europei limitrofi, in specie la Polonia.

Il maggiore rischio e la prospettiva più probabile resta comunque un prolungamento del conflitto e della guerriglia forse per mesi, in particolare nell’area orientale con morti, distruzioni, crisi economica e incertezza anche nell’Ucraina occidentale ed un peggioramento dell’impatto delle sanzioni sulla Russia ed anche sui paesi europei. Non è da escludere che per uscire dal “cul de sac”, Putin non provi a sperimentare qualche intervento non convenzionale, utilizzando la vasta strumentazione che possiede.

Chi spera e si augura, come Biden, la rimozione di Putin, molto probabilmente resterà deluso; sono troppo fitti e complessi i legami attorno a Putin, né le sanzioni sembrano avere gli effetti desiderati, soprattutto con l’esclusione dello stop all’export di idrocarburi russi, ma in Russia nulla è impossibile.

Vi è ancora una percezione nel mondo occidentale che l’invasione russa dell’Ucraina sia solo una guerra regionale motivata dalla difesa da possibili attacchi Nato, oppure con l’obiettivo di riportare territori storicamente e naturalmente russi nel seno della Madre Russia. 

In realtà, questa guerra è un modulo, sfortunato per i tanti morti, di un gioco più ampio per il ridisegno di un nuovo ordine mondiale che vede al centro il confronto per la supremazia mondiale tra USA e Cina, a cui anche la Russia di Putin intende partecipare e non esserne esclusa.

Di qui “l’accordo senza limiti” tra Putin a Xi Jinping durante le Olimpiadi di Pechino, non solo per aumentare l’export russo di idrocarburi alla Cina, ma anche per ottenere un supporto cinese (anche se a parole e non di armi) all’operazione ucraina. I cinesi non amano la Russia di Putin, ma l’attacco russo non dispiace ai cinesi perché può indebolire l’Occidente e rappresenta comunque un test per verificare reazioni americane nell’eventualità di iniziative cinesi verso Taiwan.

Inoltre, anche un forte indebolimento e crisi recessiva della Russia per i cinesi può essere utile sia per acquisire attività russe in difficoltà sia anche per allargare la presenza delle formiche cinesi già diffuse in Siberia alla ricerca di miniere di materie prime e rare, di cui la Siberia è la più grande miniera al mondo.  In qualche modo, l’indebolimento e la necessità russa di alleanza con la Cina potrebbero portare ad una progressiva forma di colonizzazione della Russia da parte cinese, aprendo peraltro a nuovi rischi in relazione al grande armamentario atomico russo.     

Questo conflitto ha evidenziato un rafforzamento della Nato ed anche la chiara posizione di Biden di non volere più intervenire militarmente in modo diretto in conflitti esteri per non distogliere l’attenzione dall’unico vero rapporto conflittuale che è con la Cina, l’unica area mondiale in grado di competere e superare gli USA in materia di innovazione tecnologica e sviluppo industriale. 

Nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo, anche l’India sta cercando di definire un proprio ruolo di grande potenza, almeno demografica e per questo si sono riaperti i colloqui tra India e Cina cercando di chiudere i rapporti conflittuali di frontiera ed allargare possibili collaborazioni. Anche l’India di Modi non ama la Russia di Putin e l’indebolimento russo potrebbe lasciare nuovi spazi liberi in Asia anche all’India.

Né va trascurata la posizione della Turchia di Erdogan con forti ambizioni geopolitiche, contraria ad una presenza russa allargata sul Mar Nero che deve restare un mare turco con Odessa in Ucraina ed anche un limitato accesso russo al Mar D’Azov/Mar Nero.   

L’Europa ha trovato una nuova unità, anche se forse solo temporanea e con emergenti divergenze interne, ma, nella prospettiva della definizione di un nuovo ordine o equilibrio geopolitico mondiale, l’Europa appare avere un ruolo marginale e di limitato coinvolgimento, emerso anche nelle trattative russo-ucraine. Si tratta anche di vedere il ruolo degli USA nelle future negoziazioni.

La limitata presenza europea è in parte dovuta alla sua debolezza militare, che non è in termini di dimensione complessiva della spesa militare dei 27, ma solo per la sua dispersione tra i singoli paesi. Anche l’indicazione emersa dal Global Compass sulla possibile creazione di un esercito europeo limitato a 5.000 unità ha confermato questa situazione.

Inoltre, manca da sempre in Europa un Ministro degli esteri e della sicurezza. Kissinger quando doveva trattare con l’Unione Europea chiedeva senza risposta di avere il numero telefonico dell’Europa.  Non si riesce anche a definire in Europa una politica comune dell’accoglienza ai profughi ucraini (come a tanti altri).

La possibile creazione di una nuova Cortina di Ferro con la Russia quale conseguenza del conflitto ucraino rappresenta un rischio ed un problema non indifferente per l’Unione Europea e soprattutto per i paesi UE di confine, un rischio a fronte del quale occorre prendere posizione con forza, tenendo conto anche che la Russia di un Putin sopravvissuto ed anche quella dell’eventuale post Putin forse non finirà mai di cercare di recuperare nuovi spazi attorno a sé.

Lo shock dell’invasione russa dell’Ucraina può essere salutare (come lo è stato in parte a causa della pandemia) per un rafforzamento dell’Unione Europea, ritrovando i valori della sua nascita oltre 70 anni fa, anche, come ho detto in un precedente articolo su Nel Futuro (Un mese di invasione russa dell’Ucraina), attraverso un ridisegno della stessa Unione a differenti livelli di integrazione più politica, basandosi su processi di differentiated integration secondo la specifica natura ed i singoli  problemi dei diversi paesi.

Non vi è dubbio che occorre ritrovare la visione politica dei Padri fondatori partendo da un primo livello di integrazione politica da parte dei membri fondatori, Francia, Germania e Italia,  su cui costruire  fondamenta solide per un effettivo processo di integrazione politica e ritrovare un ruolo di attore nella ricerca di necessari nuovi equilibri geopolitici di pace e sviluppo condiviso non solo nei rapporti Occidente-Russia-Asia, ma nel riequilibrio degli oltre cento conflitti attivi nel mondo, dall’Africa e Asia al Medio Oriente.      

 

Inserito il:31/03/2022 16:05:44
Ultimo aggiornamento:31/03/2022 16:12:35
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