Leo von Klenze (1784-1864) - Ricostruzione di Acropoli e Aeropago di Atene -1846
Partecipare alla vita politica - (5) Gli ostacoli alla partecipazione attiva
di Romeo Gazzaniga
“Non ti fanno fare nulla”. “Ti isolano”. “È tempo sprecato”. “Guerra persa in partenza”.
Queste sono fra le più comuni risposte di chi ha provato singolarmente ad entrare nei Partiti e ne è uscito deluso.
E’ atavica l'abitudine dei Partiti a non essere controllati, tanto che gli ostacoli ad ogni intrusione esterna scattano quasi automatici.
Ma sono i Partiti in quanto tali a creare questi ostacoli? O forse i clan che di volta in volta si avvicendano nelle loro scalate alla guida dei Partiti?
Clan (a volte branchi) entro i quali quasi tutto è concesso agli adepti nell'ambito di una mutua difesa da qualunque critica ed ancor più da tentativi di intrusione dall’esterno. Sì perché l'ingresso in un Partito, che di fatto si è votato, per controllarlo, indirizzarlo con proposte, esserne legittimamente un condòmino, è considerato dal clan di turno al potere come intrusione esterna: non disturbateci, lasciateci lavorare.
Eppure qualcuno la corsa alle tessere la fa: rafforzamento di un clan esistente o il tentativo di un clan rivale?
Da ciò possiamo prendere atto che entrare come “singoli” nei Partiti e non come “gruppi organizzati” fa la differenza.
E di esempi di scalate di successo da parte di gruppi organizzati nella storia di Partiti ce ne sono e non pochi.
Poi ci sono altri tipi di gruppi organizzati che non tentano di scalare i Partiti, ma preferiscono “avvicinare” i Governi ed i loro Ministri di volta in volta in carica.
Sono le lobby, i comitati d'affari, i faccendieri che puntano, attraverso l’uso di pratiche che vanno da una discutibile “moral suasion” sino ai tentativi di corruzione (troppo spesso riusciti), a leggi che favoriscano i loro personalissimi interessi a spese di denaro di una collettività che non partecipando con un minimo di continuità alla vita politica si disinteressa sul come venga utilizzato il denaro pubblico lasciandolo così incustodito e abbandonato non solo alle lobbistiche cupidigie, ma anche all'eventuale insipienza degli amministratori in carica.
L'autocoscienza che impone istintivamente la difesa dei propri interessi privati è anche fondamentale per il buon funzionamento degli interessi collettivi cui volenti o nolenti siamo coinvolti.
Gli interessi collettivi e privati devono funzionare bene entrambi, andare di pari passo su linee parallele, ognuno con i propri obiettivi.
A questo punto possiamo concludere sulla base dei dati di fatto acquisiti che è opportuno entrare nella vita dei Partiti in gruppi precoordinati fra loro, con intenti univoci e che si iscrivano al Partito scelto quali controllori e pragmatici portatori di idee e programmi.
In queste circostanze l'isolamento dell’individuo singolo è più difficile in quanto facente parte di un gruppo che come tale possiede autodifese affini alle caratteristiche dei vari clan già alternatisi alla guida del Partito.
Persone preparate e consapevoli dai cinquant'anni in su nella nostra società ce ne sono e molte ed in grado di creare gruppi amalgamati ed efficienti. E’ prevalentemente a costoro che questo accorato invito alla partecipazione alla vita politica è destinato.
In ogni caso aggiuntivo a quelli dello stesso tenore tanto più importanti, quanto sino ad ora pressoché ignorati dalla stragrande maggioranza dei cittadini, riportati nella nostra Costituzione: 2° cpv degli Articoli 1-3-4 e Articoli 49, 50, 51.
Limitarsi al solo voto e al massimo mugugnare se le cose non funzionano, crea le condizioni per democrazie che pur rimanendo formalmente basate sul suffragio popolare, pian piano si trasformano in prede permanenti di apparati di potere con tendenze autoritarie.
Dalle parti del Bosforo e del Mar Nero stanno già sperimentando la nascita di queste tendenze.