Kinuko Y. Craft (Kanazawa, Giappone 1940) - Much Ado About Nothing
Molto rumore per nulla
di Gianni Di Quattro
Succedono cose che in un primo momento e ad una prima valutazione superficiale sembra debbano provocare cambiamenti importanti nella nostra vita. Cose che possono dare sensazioni di pericolo e di grande preoccupazione oppure di grande speranza. E poi ci si accorge che ci eravamo sbagliati, quelle cose erano irrilevanti, alla fine hanno cambiato niente, si sono spente da sole e sono sparite nel grande buco dell’inutile.
Quasi come uno spettacolo di magia costruito ad arte da alcuni mestieranti che alla fine fanno vedere il trucco che c’è e creano anche una grande disillusione negli spettatori che, per un motivo o per l’altro, si aspettavano un mistero, un trucco certamente, ma straordinario. E quasi anche come quegli spettacoli pirotecnici che siamo soliti vedere soprattutto d’estate in occasione delle feste paesane o in grandi occasioni nazionali, nelle quali si sparano in aria immagini bellissime, colorate, stupefacenti e che nel giro di un battito di ciglia spariscono e in più lasciano un odore acre di fumo che ci ricorda come quello che abbiamo visto e che ci aveva fatto entusiasmare era effimero e di una durata talmente breve da farci quasi dubitare di averlo visto.
La nostra vita privata e pubblica è piena di queste cose che succedono e che sembrano propedeutiche a grandi fatti importanti per noi e per molti, così come per la verità spesso può succedere che succedono fatti importanti anche quando non sono preannunciati da situazioni che possono farli prevedere. Le cose che succedono e che pensiamo siano un grande cambiamento possono essere un incontro d’affari che si rivela un flop, un amore che nasce che sembra fantastico e che invece è solo una emozione passeggera, un progetto che ci viene presentato e che sembra molto interessante, una teoria che ci costruiamo e che poi cade perché scopriamo facilmente il suo punto debole, una decisione che sembra dobbiamo prendere urgentemente e che dopo ci congratuliamo di non avere preso o per mancanza di tempo o di coraggio.
Ma ci sono anche cose pubbliche che succedono e poi rapidamente se ne vanno in fumo, promesse elettorali di partiti o politici spregiudicati, rivoluzioni che aprono speranze di giustizia e di uguaglianza e che poi si scoprono feroci, leadership che sembrano risolutive in situazioni difficili e poi si rivelano confusionarie e dannose.
Nel nostro paese e solo negli ultimi tempi abbiamo avuto molti episodi che in tanti avevano suscitato speranze vive e vibranti e che si sono rivelati una bufala come si usa dire oggi in un linguaggio forse a metà tra l’ermetico e il volgare.
Ecco, per esempio, la scissione di carnevale nel Partito Democratico, una scissione gestita da vecchi protagonisti invecchiati con velleità di essere ancora nella lotta senza accorgersi che assumevano atteggiamenti patetici, portata avanti da qualche giovanotto confuso e da un predicatore della rivoluzione socialista, della rivoluzione del proletariato pur se fatta in modo non cruento (non si sa come ma solo al dirlo ci si sente dentro alla storia), e da una schiera di peones di scarsa consistenza intellettuale (e forse etica) e desiderosi di potere godere di qualche momento di notorietà oltre a cercare di garantirsi la continuità di privilegi di cui godono (per esempio rimanendo in parlamento e mantenendo un ruolo di dirigente di un movimento politico anche se di scarsa visibilità).
Questa cosiddetta scissione di carnevale ha occupato i media (su cui ci sarebbe tanto da dire in merito alla loro scarsa capacità professionale e alla mancanza di etica del ruolo) per diversi giorni, ha occupato le forze politiche di qualunque orientamento, nonché osservatori e cittadini che ne parlavano e si scontravano come se stessero trattando di un derby calcistico di qualche importante città del nostro paese. Ha preoccupato tanta gente sul futuro della democrazia, molti pensavano che poteva favorire la vittoria dei populisti parolacciari nostrani e persino dare una mano a gruppi di destra inqualificabili sul piano politico e persino a gruppi di eversione sociale figli di vecchi movimenti nordisti e secessionisti. In altri termini, per diversi giorni il paese è stato con il fiato sospeso in attesa di capire, di sapere.
Poi improvvisamente tutto si è afflosciato, qualcuno ha rinunciato ed è rientrato alla base, quelli che sono usciti si sono rivelati senza un piano, un programma, qualche idea concreta se non qualche utopia condivisibile ma irrealizzabile. Le preoccupazioni dei fuoriusciti si sono subito dirette a capire cosa potevano estorcere al partito da cui uscivano, al parlamento per la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare ancorché piccolo e irrilevante. E poi come fare per continuare a fare ammoino e cioè a parlare con la stampa tutti i giorni per dire cose, magari cose che potevano destare interesse a prescindere dalla possibilità della loro realizzazione, nella migliore tradizione di tanta sinistra estrema del paese.
Insomma alla fine è proprio il caso di dire “molto rumore per nulla” (o “Much ado about nothing”) come diceva William Shakespeare.