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Vergognarsi – 16 gennaio 2019
di Giorgio Panattoni
E' venuto il momento di iniziare a vergognarsi, collettivamente, insieme, non come reazione privata, pur sempre possibile per ognuno.
Le convinzioni personali non c'entrano, così come la politica.
E una lettura in questo senso sarebbe l'ennesima prova della incapacità di uscire dagli schemi tradizionali e un premio agli obiettivi manifestamente propagandistici e di acquisizione di un consenso sempre più ambiguo e ai margini della dignità, appunto.
Si tratta di dignità di una collettività intera, che dà al mondo una immagine di se stessa con le manifestazioni pubbliche riprese e diffuse dai mezzi di comunicazione.
Per fare un esempio molti americani si stanno vergognando di quello che il loro Presidente sta dicendo sui migranti, sul muro ai confini del Messico, sulla cancellazione della riforma Obama in tema di sanità, sul trattamento dei minori e su tanti altri temi, tutti indirizzati alla negazione di norme e di comportamenti equi per le diverse componenti della popolazione.
Le sue sono impostazioni politiche, tese a cambiare gli equilibri della democrazia americana e della sua storia, e come tali suscitano reazioni politiche, di parte.
Ma modi e toni non sono di un Presidente USA.
Da noi le cose sono in parte diverse.
Non parlo qui di cancellazione della riforma Fornero, di reddito di cittadinanza, di decreto sicurezza e via di seguito, che seguono la loro strada, ma dei molti, troppi comportamenti, dichiarazioni, video che hanno accompagnato le decisioni o i fatti salienti della vita di questo Governo.
Ricordarli sarebbe utile per quella vergogna collettiva che dovrebbero suscitare.
- Il video pubblicato, ovviamente sui social media, dal Ministro della Giustizia sull'arrivo in Italia del pluri condannato Battisti. Come è evidente il Ministro non ha avuto alcuna componente positiva sulla sua cattura, ma la trasforma in un disgustoso messaggio, con la casacca della polizia italiana, violando diritti costituzionali.
- La dichiarazione del Ministro dell'Interno in relazione all'incontro con i sindaci sul decreto sicurezza. “un caffè non si nega a nessuno, tanto il decreto non cambia”. Non è tanto la frase in se, ma lo spregio per un rapporto istituzionale che dovrebbe essere doveroso per qualunque Governo. E poi falso, perché l'incontro lo ha fatto il Presidente Conte, e il decreto è cambiato per quella parte che doveva essere oggetto dell'incontro stesso. Naturalmente restano in piedi i ricorsi alla Consulta sui principi costituzionali.
- Gli insulti destinati a chiunque osi essere in disaccordo con le linee definite dai due Vice Presidenti, che hanno già provocato alcune querele. Cito qui le dichiarazioni di Di Maio a proposito del taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, apostrofati con termini tanto spregiativi e offensivi che non voglio neppure citare, per dignità appunto. E pensare che tra questi ex parlamentari ci sono ancora alcuni padri della costituzione, alcuni che si sono battuti contro il colpo di stato, quelli che hanno fondato l'Europa e assicurato una pace mai vista. Ho firmato anch'io la querela.
- E non si tratta si badi del merito economico della questione, che si potrebbe risolvere con un contributo di solidarietà, come ha già deliberato la Regione Liguria.
- Si tratta invece di quella area di ricerca di consenso che non esita a usare metodi e strumenti illeciti, volgari e degni forse di pessimi scaricatori di porto, secondo una astrazione usata in questi casi, e non di uomini politici con responsabilità di Governo. Governo, che è bene ricordarlo, ci rappresenta tutti.
- Strappare e buttar via le coperte di un clochard si commenta da solo.
Bene, chi si prodiga nella vita per dare dignità positiva alle azioni quotidiane in una società multietnica, articolata, complessa, cercando di essere almeno equidistante dai comportamenti estremi offensivi di principi radicati non può non vergognarsi di quello che questi esponenti di governo dicono, comunicano, diffondono per sottolineare il loro pensiero.
Vergognarsi collettivamente, non nel buio rassicurante della propria stanzetta, che può metterci la coscienza in pace ma non suscita quella reazione appunto per riguadagnare quella dignità della quale abbiamo diritto.
Che se poi si dovesse giudicare proprio il pensiero lascio a voi decidere.
Nel merito.