L’Europa dei portafogli dimentica la storia e le persone.
E’ sempre difficile e terribile il calcolo delle vittime di guerra. Ma si fa. I morti statunitensi nella seconda guerra mondiale sono stati circa 400.000. Un’enormità. E più o meno altrettanti sono stati gli italiani, tra militari e civili. Sui morti sovietici gli storici non concordano: 10/12 milioni è una stima prudenziale. C’è chi ne calcola oltre 20 milioni. Un numero comunque smisurato, spaventoso.
Il fatto storico è che dobbiamo all’URSS non meno che agli alleati la sconfitta del nazismo.
Se si lascia la storia in disparte e si passa alla cronaca non si può non constatare come l’assenza dei leader occidentali alla manifestazione di Mosca di oggi, 9 maggio, per celebrare il 70esimo anniversario dell’ultimo giorno di guerra sia la manifestazione di una grave mediocrità, politica ma alla fine anche personale.
D’accordo, la celebrazione sulla piazza rossa prevede una parata militare, cioè di per sé un’esibizione che non ha nulla di pacifico: un’espressione di forza, se si vuole una sorta di minaccia. Però i leader europei non hanno declinato per quello. Sarebbe stato un gesto apprezzabile: non veniamo a celebrare strumenti di guerra. Veniamo se si celebra la pace, riconquistata anche grazie ai sacrifici del popolo sovietico.
Invece no. Il motivo è la crisi ucraina, nella quale peraltro dividere le ragioni dai torti è un esercizio molto complicato, svolto di malavoglia e comunque tutt’altro che concluso.
Non mi è capitato spesso, ma oggi devo condividere l’opinione di Berlusconi: «L'assenza dei leader occidentali alle celebrazioni è la dimostrazione di una miopia dell'Occidente. Quella tribuna sulla piazza Rossa, sulla quale di fianco a Putin siederanno il presidente cinese, il presidente indiano, gli altri leader dell'Asia, non certificherà l'isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell'Occidente. Considero quelle poltrone vuote non una prova di forza, ma l'emblema di una nostra sconfitta».
Naturalmente Berlusconi aggiunge che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca la crisi ucraina, e anche questa affermazione mi sembra del tutto condivisibile.
Personalmente sono molto deluso da un’Europa che è presentissima negli affari economici, piuttosto attiva e pignola nel regolamentare agricoltura e pesca e irrilevante in politica estera.
La politica, estera in particolare, si fa con tutti gli interlocutori, quelli che ci piacciono e quelli che non ci piacciono. Anzi, ci si dovrebbe impegnare più quando i rapporti non sono buoni che quando lo sono. E’ mortificante per un europeo che a discutere con Putin si presentino i capi di due Stati, senza alcuna delega dagli altri 26.
Oggi si presentava una buona opportunità per allentare tensioni, per fare un passo verso un avversario con il quale sarà necessario prima o poi trovare un accettabile modus vivendi e per celebrare una popolazione alla quale tutti noi europei dobbiamo molto.
Niente da fare.
D’altra parte è chiaro che chi ragiona col portafogli trova più importante occuparsi della Grecia, pur se su scala europea gli importi in gioco non sono enormi. Per la politica estera bastano le sanzioni. Economiche, ovviamente.