Riforma del Senato.
Lo spettacolo al quale abbiamo assistito nell’aula della Camera dei Deputati è davvero di quelli che non si possono dimenticare.
Non solo per la violenza fisica, per gli attacchi alle persone, per le intemperanze di molti nostri rappresentanti. Tutte cose che richiederebbero interventi drastici di espulsione e di sospensione di attività che questi bellimbusti hanno dimostrato di non essere in grado di esercitare.
Ma si è arrivati anche alle minacce, “faremo vedere i sorci verdi”, “Renzi è l’espressione di un nuovo nazismo” etc. Il tutto dopo un programma delle primarie, un programma di governo, otto mesi di discussione e di modifiche introdotte nella legge. Chi ha pratica di queste cose sa benissimo che le parole dette in aula non hanno alcun aggancio con la realtà, dietro c’è un disegno politico supportato da migliaia di emendamenti, per di più formali, e quindi del tutto inutili, condizione necessaria per attivare la bagarre dietro la supposta violazione dei diritti individuali, per bloccare questo processo, sino a ieri condiviso, oggi non più.
Cioè un disegno contro questo governo, per creare una maggioranza diversa da quella attuale, antagonista e contraria per definizione.
Fa impressione che a questo gioco si siano prestati anche Fassina e Civati, cioè la frangia eversiva del PD. Ovviamente per coerenza.
E dietro non ci sono le norme sul nuovo Senato, ma gli interessi elettorali (prossime regionali), il tentativo di rilanciare una coalizione, quella di centro destra, che non si capisce più cosa voglia, la necessità di arginare la Lega Nord, oggi in forte crescita. E magari mantenere i privilegi del Senato di oggi. Il resto è folclore, di tipo eversivo, difficile da accettare, ma è così.
Un discorso a parte merita SEL, portata in parlamento dal PD, sulla base di un programma che conteneva con grande chiarezza questa riforma, e poi andata alla opposizione, con una coerenza degna di qualche considerazione se non altro morale.
E adesso? Tutti da Mattarella, a capire quali possono essere le concessioni che il Presidente della Repubblica dovrà pur fare, fresco di nomina e ancora dubbioso sulla via del super partes che deve comunque attuare. Presidente garante della costituzione ma anche del governo e della possibilità di governare.
La via che appare più percorribile è l’ennesimo rinvio, magari piccolo, non fare nulla per non fare dispetti a nessuno, come si è fatto in questi ultimi trent’anni.
E così qualcuno canterà vittoria, e la crisi diventerà ancora più profonda.
Speriamo di no.
Vedremo se qualcuno ha voglia di metterci la faccia, per andare a un referendum confermativo, come si deve. E non un referendum senza quorum, troppo simile alle verifiche fatte sul web dal Movimento 5 Stelle, dove bastano alcune migliaia di voti per autorizzare a dire che ha vinto la democrazia diretta.
Mamma mia, dove siamo arrivati, stiamo parlando della costituzione italiana e non del menù della prossima cena. E se non mangi quello che ti dico io ti posso anche buttar fuori.