Charlie Roman (Ponce, Puerto Rico, Contemporaneo) – Cockfight
Hellzapoppin
di Gianni Di Quattro
Se si giudicasse dalla quantità di formazioni politiche (partiti, movimenti, gruppi piccoli o grandi) presenti sia a sinistra che in qualsiasi altro settore dello schieramento politico parlamentare lo scenario del nostro paese, si potrebbe affermare che il suo livello di democratizzazione è altissimo, ai primi posti nel mondo se non proprio al primo.
Infatti, è evidente che da una parte risulterebbe esaltato il principio della partecipazione e dall’altro si potrebbe confermare la estrema libertà che distingue i protagonisti che recitano sul palcoscenico della politica nell’ inseguire solo il proprio pensiero e i propri valori e di non adeguarsi a ordini e strategie decise in pochi e comunicate ai più (come avveniva nel secondo dopoguerra quando i grandi partiti come la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista gestivano ampiamente la maggioranza della popolazione e di quelli che facevano politica e le decisioni venivano prese da pochissime persone).
Purtroppo, tuttavia, uno sguardo più attento fa scorgere in modo chiaro che i personaggi che animano gli scenari sono sempre gli stessi e che passano di continuo da uno schieramento all’altro, ne creano di nuovi che poi si fondono, si spaccano, si alleano con estrema evidenza non per perseguire obbiettivi ideologici (anche se questi vengono dichiarati alla popolazione), ma per motivi personali, contro qualcuno o a favore di un altro, per godere di un finanziamento o partecipare ad una coalizione, per giocare un ruolo attivo nelle operazioni che riguardano il potere.
Le ideologie non c’entrano più, la politica se ne occupa solo per scopi elettorali (e per interessi personali o di gruppo) anche perché sa che il potere è saldamente nelle mani della burocrazia e della magistratura (il top della burocrazia) e non prova nemmeno a cercare di indirizzare azioni e decisioni (qualche ingenuo e dotato di romanticismo decadente ogni tanto ci prova per la verità e dopo un po’ viene espulso o comunque messo in condizione di non nuocere).
La meraviglia di questa situazione è che dopo un po’, dato che tutti sono stati un po’ dappertutto, parlano contro tutto e tutti e tutta la popolazione li segue in queste manifestazioni di odio, di accuse, di stai attento che arrivo, cambiamo tutto perché il popolo, e così via dicendo (una specie di spettacolo da Colosseo del ventunesimo secolo).
In altri termini, nel tempo si è creata una situazione in cui nessuno sa (in cuor suo e per davvero) a favore di chi o per cosa sta lottando, ma continua a gridare per mantenere o conquistare un posto di comando o comunque di prestigio, mentre la popolazione sempre più ignara di quello che succede e sempre più entusiasta perché da tutti citata e osannata (costa poco e aiuta ad avere voti) applaude e propone senza avere la minima idea della opportunità e fattibilità di quello che propone.
In questo quadro movimentato, dinamico e che è anche colorito e volgare (tutti ormai si insultano e usano un linguaggio che neppure nei peggiori bar di Caracas) un ruolo fondamentale lo giocano i media che evidentemente cercano di vendere le copie dei giornali che scrivono (e i giornalisti devono darsi molto da fare in questo senso) o cercano di fare audience nelle trasmissioni televisive per acquisire contratti pubblicitari e quindi eccitano, inventano, spingono, accusano e ritrattano, insultano, si schierano mentre i contendenti lottano (qualche volta anche in modo cruento per l’intervento di qualche cinico e spregiudicato osservatore che cerca di fare carriera), come nei migliori tornei di lotte tra i galli del Perù.
Lo spettacolo (perché in fondo di questo si tratta) è ravvivato continuamente dall’intervento di forze nuove e da recital di protagonisti che ormai ricorrono ad ogni trucco pur di farsi notare e acquisire popolarità, dal trattamento selvaggio della lingua italiana alle indicazioni geografiche o storiche più strampalate, dai progetti più irrealizzabili ancorché attraenti, dagli atteggiamenti più ingiustificati alle azioni più inutili.
Lo stesso Potter, l’ideatore e regista di Hellzapoppin, film famoso e straordinario, potrebbe, se fosse ancora tra noi, essere spinto a girare un secondo episodio molto più brillante e di maggior successo del primo.