Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Norman Rockwell (New York, 1894 – Stockbridge, 1978) - Which one?

 

Cosa aspettano gli italiani?

di Gianni Di Quattro

 

Prima c’erano la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista e la gente votava prevalentemente o per l’uno o per l’altro. Poi altri partiti minori. Il primo sbandierava la sua cattolicità e rastrellava quindi molti fedeli, tanta gente che ascoltava i consigli del prete della propria parrocchia, quelli che pensavano che dichiararsi praticanti poteva favorire la loro attività, il loro stato sociale.

Il secondo cercava di dimostrare che in Russia non si mangiano i bambini e che era una diceria malvagia, che il comunismo favoriva o la classe meno privilegiata, si diceva il proletariato, quella che deve difendere il lavoro, o il mondo degli intellettuali che servivano al sostegno e alla spinta del partito.

Molta acqua da allora è passata sotto i ponti, il tempo è trascorso, quei partiti non ci sono più, rimangono nostalgici sparpagliati, ci sono al loro posto altri partiti o movimenti (molti usano questa terminologia per dire che sono diversi, aperti, anche se in sostanza il ruolo, la maniera di essere rimane la stessa).

Questi partiti non hanno più ideologia, qualcuno ha dei valori, ancora sempre qualcuno può avere l’obiettivo di raccogliere consensi in un certo ceto sociale per cui adegua a questo obiettivo linguaggio e proposte. La maggior parte sono partiti personali, raccolti attorno ad un leader tutti proiettati alla conquista del potere a tutti i costi.

Gli italiani? Hanno imparato a votare ora per uno ora per l’altro, tanto hanno capito che è lo stesso, le differenze sono poche soprattutto se si guardano gli uomini che questi partiti schierano e propongono, tutta gente, nella generalità, mediocre e spesso fanatica, molto lontana dal capire e difendere interessi nazionali. Addirittura uno di questi partiti che ha anche avuto per un po’ successo predicava la teoria di uno uguale uno, cioè siamo tutti uguali, allora aveva ragione Lenin quando affermava che la sua cuoca poteva fare il ministro delle finanze.

In altri termini, gli italiani danno la sensazione, cambiando di continuo le loro preferenze o addirittura astenendosi, di aspettare qualcosa. Ma cosa? Un leader in cui credere per un po’ di tempo, l’uomo del loro destino, quello che li può condurre per mano, cui obbedire e su cui riporre le proprie speranze, l’uomo su cui caricare tutte le responsabilità che nessuno ha voglia od è capace di prendersi.

In fondo il periodo fascista culturalmente non è stato dimenticato, ha attraversato generazioni e in tanti anni ha avuto il tempo per modificare caratteri ed orientare pensieri. Diciamocelo: la politica del paese non ha una visione del futuro, si limita a promettere la soluzione di qualche problema attuale, non si gioca più con le ideologie, la mediocrità ha coperto, salvo qualche eccezione, ogni cosa, mancano riferimenti culturali anche perché il nostro mondo intellettuale è diviso, molto ridotto, impegnato a vendere i propri libri e a corteggiare le televisioni che glieli fanno presentare.

Gli italiani aspettano l’uomo forte, sono andati dietro a Berlusconi, a Renzi, a Grillo e persino a Conte, ed ora a Draghi, ma senza aver potuto confermare le prime impressioni per motivi diversi.

Continuano ad aspettare e intanto votano per chi capita o non ci vanno proprio a votare, sperano che lo stellone, quello che ci protegge, prima o dopo trovi la soluzione. Che Dio li aiuti!

 

Inserito il:02/05/2021 17:59:37
Ultimo aggiornamento:02/05/2021 18:16:57
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