Aggiornato al 27/04/2024

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Voltaire

 

I tunnel di Gaza (2/2) - Gli Efp, trappole piazzate contro i soldati israeliani

di Vincenzo Rampolla

 

Il territorio della Striscia di Gaza è isolato da una recinzione costruita da Israele lungo tutto il confine; negli anni è stata costantemente rafforzata, rendendo molto difficile per gli abitanti di Gaza spostarsi e avere contatti con l’esterno. Israele ha rafforzato parti della recinzione costruendo un muro, insufficiente a bloccare i traffici sotterranei di Hamas, che ha sempre continuato a utilizzare le gallerie sotterranee. Alcuni tratti della recinzione sono stati abbattuti il 7 marzo 2023.

Alle ore 21.38 del 7 ottobre, esattamente 7 mesi dopo, nel centro di Gaza City, si sono registrati movimenti sospetti intorno all’ospedale Shifa. D. Hagari, portavoce di Tsahal (Esercito israeliano), ha denunciato pubblicamente che Shifa, il principale ospedale di Gaza City e il più grande della Striscia, è usato come Comando centrale di Hamas. Ha ribadito inoltre: Sappiamo che 200 membri dell'ala militare di Hamas sono corsi a quell'ospedale per trovare riparo o rifugio, sfollati a causa dei bombardamenti che hanno colpito ogni cosa. Oggi è rifugio di almeno 50.000 sfollati palestinesi.

Negli ultimi anni, i militanti di Hamas, hanno inserito molte novità nel loro sistema di terrorismo clandestino sotterraneo, cambiandolo radicalmente: fino a ieri subivo in difesa, da domani mi scateno all’attacco! Per Israele è vitale scoprire e mappare il dedalo di tunnel sotto la Striscia e scatta il via a interventi diretti all’interno, a sensori piazzati all’esterno e a ricognizioni dall’alto. Il Corriere della Sera scrive: Sono stati addestrati due reparti ad hoc, investendo ingenti risorse in ricerche. Israele ha consultato gli Usa per scoprire come si sono difesi con i tunnel dei narcos. La soluzione definitiva potrebbe essere di fare esplorare i cunicoli da truppe speciali, una sorta di soldati-topi, aiutati da cani con telecamere e altri sofisticati strumenti tecnologici.

Oggi Tsahal ha completamente accerchiato e isolato la parte nord di Gaza: che aspetta a mettere piede nella Striscia? Vietato, per ora. Tra le rovine si annidano gli Efp, trappole piazzate ad arte, in attesa dell’arrivo delle ignare forze di difesa israeliane. Efp (Explosively formed penetrator), pericolosi e molto insidiosi, letteralmente esplosivi di penetrazione, ordigni dirompenti improvvisati, artigianali, inventati in Iran e sconosciuti e temuti da tutte le truppe occidentali alle prime armi nel Vicino Oriente. In particolare, gli Efp hanno terrorizzato l’esercito degli Usa durante l’invasione dell’Iraq, per la loro portata e per la forza distruttiva, di gran lunga superiore alle altre mine. Facilmente riconoscibili per la loro tipica forma, sono composti da un disco di rame concavo di dimensioni variabili, agganciato a una bomba, facilmente nascondibili in oggetti di uso comune come barattoli di caffè, pentole o altri recipienti. Una volta attivata la potente e compatta carica esplosiva dell’Efp, il disco di rame viene sparato nella direzione verso cui è puntato, trasformandolo in un proiettile ad alta velocità. Oltre ad avere una portata di 10-12 m, queste munizioni sono particolarmente precise e distruttive a distanza ravvicinata, capaci di trapassare anche le spesse lamiere di mezzi blindati, di muri, causando gravissimi danni al corpo per le schegge di rame mitragliate durante l’esplosione.

Tra il 2005 e il 2011, secondo il Washington Post, questi esplosivi hanno ucciso 196 soldati americani, su un totale di 4.000 morti, e ne hanno feriti altri 900. Come dichiarato anche dall’analista John Spencer, capo del Dipartimento di Studi sulla guerriglia del Modern War Institute, tra le molte sfide che l'IDF israeliano dovrà affrontare in una campagna di terra a Gaza ce n’è una che abbiamo temuto quotidianamente in Iraq: l'ordigno esplosivo iraniano Explosively formed penetrator. Tra le armi raccolte da Israele nei primi raid di risposta ad Hamas, spuntano decine e decine di Efp che comunque costituirebbero il 20% dell’arsenale dei terroristi. Non vi è dubbio che Hamas abbia disseminato di Efp i tunnel e le strade della Striscia, in corrispondenza dei punti di accesso.

La reazione di Israele non si fa attendere. Creato dopo le stragi nei kibbutz, il reparto segreto Nili agisce fuori dal comando generale. Nili ha un significato preciso. È l’acronimo della frase ebraica Netzah Yisrael Lo Yeshaker, presa dal libro della Genesi (Samuele) che significa La Gloria di Israele non mentirà. I militari sono muniti di visori notturni e armi hi-tech, hanno già eliminato 4 grandi capi islamisti, membri del consiglio esecutivo di Hamas, compresi Bilal al Kedra accusato di essere stato il regista di stragi in due comunità israeliane, Alì Qadi uno dei comandanti del primo assalto, Muhammad Katmash, capo della rete missilistica. È notizia dell’ultim’ora che il capo delle forze aeree di Hamas, Ezzam Abu Raffa, è stato ucciso nella Striscia in un raid aereo delle Forze di difesa israeliane. Responsabile della gestione dei droni, dei sistemi di rilevamento aereo, dei deltaplani e delle difese aeree del gruppo di Hamas ha diretto i miliziani che il 7 ottobre sono entrati con i deltaplani nelle zone meridionali di Israele e ha coordinato attacchi con droni contro Israele. 

Nella guerra di Gaza il reparto ombra degli israeliani dispone di un accordo con una regola d’ingaggio non scritta ma perfettamente codificata, molto sintetica e esplicita, composta  da 2 sole parole: cerca e distruggi. Gli uomini dell’unità segreta Nili non hanno volto, sono disposti a tutto, agiscono in autonomia fuori dalle gerarchie di comando che in questi giorni guidano gli attacchi di razzi, missili, aerei da combattimento e tank. Rispondono solo a se stessi con il solo obiettivo di fare incursioni lampo mordi e fuggi e di agire dietro le linee, oltre il confine di Gaza. Colpiscono e uccidono i capi di Hamas senza distinguere troppo fra leader politici o guerriglieri. In alternativa con informazioni, dati e coordinate prese sul campo o attraverso collaboratori locali, pilotano il comando che coordina le incursioni chirurgiche con razzi e aerei. Ancora una volta, come in Ucraina, il fattore umano in operazioni speciali sul terreno, non può mai essere completamente sostituito dall’arma letale più intelligente o dalla tecnologia più sofisticata che reca morte. Il compito principale di Nili è sopra ogni cosa rintracciare e far fuori i membri del famigerato Nukbha cuore distruttore nevralgico dell’unità di Hamas, sezione delle forze speciali delle Brigate Ezzedin  al-Qassam: uomini votati alla morte, specializzati in massacri, abituati a uccidere senza battere ciglio, senza distinguere fra civili e militari. Sono quelli della carneficina nel kibbutz del 7 ottobre.

E Israele contrattacca e mette a segno un altro colpo nella guerra contro i tunnel di Hamas.

Ali Baraka, alto ufficiale delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, l’unità di élite di Hamas, ha disertato, si è consegnato all’esercito israeliano. Apre un computer con le mappe delle gallerie che attraversano tutta la Striscia e sbucano in territorio israeliano. La notizia è stata fatta filtrare da siti Web vicini ad Al-Fatah, il partito rivale palestinese odiato a morte e cacciato da Gaza dal colpo di mano di Hamas nel 2007, dopo il trionfo politico alle elezioni.

Secondo la tv israeliana Channel 2, Baraka era capo dei commandos addestrati in caso di guerra per colpire attraverso i tunnel. È figlio di un noto giudice religioso di Khan Younis, nel Sud della Striscia, ha detto ai famigliari che usciva a fare un giro, ma è andato dritto al confine e si è consegnato a due soldati che lo aspettavano. In una rivelazione sconvolgente, Baraka ha dichiarato che il loro recente attacco terroristico su Israele è stato pianificato da oltre 2 anni. Ha dichiarato: La cosa che ogni palestinese desidera di più è essere martirizzato per amore di Allah, difendendo la propria terra.

L’attacco è stato attentamente orchestrato e ha coinvolto solo un pugno di alti dirigenti di Hamas a conoscenza di ogni dettaglio. Per questo, negli ultimi anni Hamas non è andata in guerra, non si è unita alla Jihad Islamica nella sua recente battaglia. Era tutto parte della strategia per preparare l’attacco e far pensare che Hamas fosse impegnata a governare Gaza, abbandonando la resistenza. Per questo ora Israele non si fida più ed è deciso a eliminare il problema alla radice. E Netanyahu ha detto: L’obiettivo è schiacciare Hamas, come l’Isis. Davanti a noi ci sono molti giorni difficili, ma non ho dubbi che le forze della pace e della civiltà riusciranno a vincere ancora una volta.

Quella mattina, terminato l’incontro con Blinken, dopo il lancio la sera prima di 5 razzi dalla Siria al nord di Israele, Tel Aviv manda un segnale all’Iran e alla Siria spedendo una squadriglia di jet a bombardare gli aeroporti di Damasco e Aleppo, rendendone inutilizzabile la pista alla vigilia dell’arrivo in Siria del ministro degli esteri iraniano e distruggendo un paio di depositi di armi della milizia iraniana pasdaran. Hezbollah freme. Non muove un dito. La Jihad islamica inghiotte. Si gioca a carte scoperte. Spedisce una dichiarazione di fuoco e lancia solo 3 razzi dal sud del Libano.

Nel frattempo Israele prosegue il martellamento di Gaza, che nella notte aveva fatto altre 51 vittime. Da sabato ha colpito 3.600 obiettivi, devastati da 6 mila bombe. E infatti il conto palestinese era ieri sera di 1.417 morti ai quali vanno aggiunti 1.500 terroristi che secondo IDF sono stati eliminati da sabato a ieri in Israele. Gli ospedali sono al collasso, Gaza è in ginocchio e secondo l’Onu, il vero numero di sfollati è 1.5 M, su una popolazione di 2.7 M.

Il mondo islamico è in fermento e tra le mosse che più hanno colpito la diplomazia internazionale cade dal cielo la telefonata al Presidente iraniano Ebrahim Raisi da parte del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Si odiano. Per quanto ancora? Salman ha ribadito la ferma posizione del Regno in sostegno alla causa palestinese e i due hanno parlato della necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina. Curioso. Non sarà una telefonata scherzetto di due comici cinesi, pel vedele il lisultato

Due settimane prima, al risveglio dal letargo, Tsahal aveva rivelato che i combattenti di Hamas avrebbero potuto attraversare tutta la Striscia muovendosi sotto terra. È ora di finirla con questi tunnel, ha sussultato al risveglio dall’incubo.
Una delle priorità strategiche delle Forze armate israeliane è distruggere la rete sotterranea. Israele ha sviluppato una tecnica segreta, probabilmente basata su microsismi indotti per individuare i tunnel. Lo scorso 18 aprile ha potuto localizzare una galleria a 30 m di profondità. Sbucava a Nord della Striscia. Ma l’IDF lavora anche per carpire informazioni dagli uomini di Hamas. Negli ultimi mesi ha catturato due miliziani. L’ultimo, un 17enne, ha fornito informazioni utili sulle attività del gruppo nei tunnel, le tecniche usate per scavarli, i percorsi di emergenza, i pozzi di accesso e uscita.

Da quanto ricavato risulta che Hamas stia usando misure precauzionali severissime. Gli operai devono, ad esempio, fare la doccia e cambiarsi quando escono dalle gallerie, per non essere individuati da spie o droni. Hamas avrebbe 800 lavoratori, al ritmo di 24 ore al giorno su turni di 6 ore. Gli investimenti sono stimati in decine di milioni di dollari all’anno. Dal canto suo, per le contromisure in 2 anni Israele ha tirato fuori $250 M.

(consultazione:   media italiani citati negli articoli; media locali israeliani; accesso diretto a operatori di ramallah e  gerusalemme; attualità 19/06/2016 13 סיון 5776 ; ;giordano stabile, la stampa, 16 giugno 2016; alessandro farruggia – quotidiano nazionale;)

 

Inserito il:10/11/2023 09:19:09
Ultimo aggiornamento:10/11/2023 09:58:41
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