Antonio Joli (Modena, 1700 - Napoli, 1777) - Corteo dell’ambasciatore veneziano al Quirinale
Scherzo ma non troppo: “scemario” post elezioni siciliane
di Tito Giraudo
Non avevo dubbi, dopo le elezioni siciliane ampiamente prevedibili, nel PD si apre l’ennesimo tentativo di far fuori Renzi.
E’ interessante cercare di capire quali scenari si aprirebbero.
Intanto: chi sarà il rottamatore?
Si fa un nome, quello del rottamato Veltroni, il quale, essendo più astuto dell’astuto D’Alema, a suo tempo si autorottamò. Si sa, Cincinnato insegna….
Il fondatore del PD piace un po’ a tutti. E’ un piacione alla Rutelli. Non per nulla fu il suo successore alla guida di Roma, che piaccia a D’Alema è un po’ più complicato, dal momento che fin dal glorioso Partito Comunista, i due se la sono sempre date di santa ragione ma si sa, in presenza di un nemico più pericoloso si preferisce quello soft. Tanto c’è sempre tempo….
Allora, esaminiamo l’ipotesi Veltroni alla segreteria Piddina. Immagino il gaudio del circo mediatico, Veltroni starebbe bene a quasi tutti: dal Foglio, al Corriere per intenderci. Non parliamo poi della Sette.
Rete nata per intercettare il popolo riflessivo, ha finito per intercettare quello irriflessivo dei Grillini dal momento che ha a libro paga, il Direttore e il Consiglio di amministrazione del Fatto Quotidiano solo temperati da Paolo Mieli e firme varie del Corrierone con l’evidente ordine di contestare benevolmente i Grillini. In mezzo, tutti i fuoriusciti di mamma Rai: Gruber, Formigli e compagnia bella, i quali sognano di ritornare a casa perché per quanto, ”riflessiva”, la Sette, non fa proprio gli ascolti di Viale Mazzini.
Tutti costoro sapevano benissimo come sarebbero andate le cose per il PD in Sicilia, vista la terra bruciata fatta da Crocetta che tra l’altro fu loro beniamino antimafia prima di dispiegare tutte le sue capacità di Presidente siciliano.
Non fu certamente Renzi a candidarlo ma un certo Bersani e ancora si sa che quando fa comodo la memoria è corta.
La sciagurata (per lui, non per noi), rinuncia di Di Maio al confronto televisivo con Renzi ha consentito un’utile performance a quest’ultimo.
A Formigli Renzi sta antipatico, si vede anche se non è un odiatore come altri della 7. Diciamo che è in salsa Gruber, che l’odio (ma con bon ton), lo riserva solo al Berlusca.
E’ strano, come dei borghesissimi giornalisti e conduttori si siano trasformati in odiatori professionali. Vero che le loro carriere sono state propiziate dall’antiberlusconismo viscerale repubblichino (da Repubblica) e quindi, se tanto mi dà tanto, credendo finito il “caimano” hanno spostato l’odio su Renzi e i Renziani. Si vede che l’odio fa odiens (che gioco di parole!).
Ma per fare che?
Qui le cose si complicano. Tentare di costringere alle dimissioni, uno che l’anno passato è stato eletto Segretario con due milionate di preferenze non è facile, anche perché il PD ha cambiato pelle, non solo Segretario. Si sa però che i golpe non li fanno mai le basi ma i vertici, soprattutto le seconde file, prova ne è che la fronda a Renzi è iniziata con le elezioni per il Segretario ma si è fortemente potenziata dopo la sconfitta referendaria. Nonostante le difficoltà, tuttavia, in politica tutto è possibile e quindi dobbiamo mettere in conto il golpe e quindi ipotizzare almeno un paio di “scenari”.
Primo "scenario”: Renzi resiste.
Difficilmente (speriamo), ricucirà con la sinistra che veleggerà, Grasso in testa, verso uno strabiliante 5-6% sulle gloriose orme di PSIUP, Manifesto e Rifondazioni varie.
Il grande successo li porterà ad un obbiettivo che da tempo perseguono, dialogare con i Grillini. Anche questa volta, Bersani li incontrerà (magari per l’occasione di nuovo in streaming), non sarà sbertucciato ma dovrà baciare la pantofola a Di Maio for President.
Il PD, se Renzi è furbo, riesce a ricucire, non solo con la sua minoranza interna ma con i prodiani, centristi fino a Pisapia. Così potrà giocarsela testa, testa con Destre e Grillini.
Difficilmente in prima battuta si farà un Governo, ma almeno Matteo Renzi potrà dire: “visto? Avete affossato le mie riforme e la mia legge elettorale maggioritaria, che volete ora da me? Per dare un Governo al paese possiamo fare l’alleanza con Berlusconi che ci sta? o con i 5 Stelle che ci spernacchiano?” Ai posteri…..
Secondo “scenario” anzi, nel caso “scemario”.
Ma tutto è possibile.
Hanno la meglio gli odiatori. Il Partito, o forse meglio dire, gli spiranti candidati, temono la falcidia elettorale, sostenuti dalla Stampa giustizialista, da quella per bene, e da quei cretinetti del Giornale, di Libero: il tutto in salsa rete 4. Insomma, si ricompone il fronte antireferendario, comprese le pensosità dei Mieli e dei Severgnini sul caratteraccio renziano. Questi ultimi saranno l’anello di congiunzione perché Veltroni guidi la compagine elettorale di stampo ulivista.
Risultato, la Destra vince alla grande ma non al punto di avere i numeri per governare. A questo punto si fa il Governo del Presidente, il quale farà così bene (riforme e tagli alla spesa) da essere trombato.
Di fronte a possibili nuove elezioni, attorno a Walter, che non dovrà baciare la pantofola a Di Maio ma solo stringere la mano (bontà sua) a Di Battista. Il Blog di Grillo riconoscerà Veltroni quale campione di onestà al grido di “Walter for president”.
Finale dello “scemario”
Tre anni dopo: Meloni, Maroni e Zaia, in diretta su Reti unificate baceranno la pantofola del Berlusca che democraticamente la ritirerà porgendo semplicemente la mano….ma da baciare. Ah, dimenticavo, il tutto avverrà non a Palazzo Grazioli ma al Quirinale.
Non so se l’avete capito; scherzo. Ma non troppo…..