Chris Buzelli (Chicago, Contemporaneo – New York) – Future Visions
La politica senza visione e il crepuscolo democratico
di Gianni Di Quattro
Non si può fare politica senza avere una visione, forse anche senza avere una utopia. Si può amministrare la cosa pubblica, fare il manager, lavorare per far funzionare qualche apparato, fare persino il portavoce di istanze popolari, ma non si fa politica vera senza coltivare un ideale, per il quale si decide di operare e con il quale ci si confronta in tutte le azioni quotidiane. Un ideale che, insomma, connota il pensiero e l’azione del protagonista politico e che lo distingue da altri poteri e uomini dello Stato, in particolare in quello democratico, impegnati a far funzionare le strutture ed a guidare operativamente il paese.
Da un po’ di anni ormai si avverte la presenza sulla scena mondiale di politici senza visione, che operano più o meno bene, ma senza avere, parlare e promettere una speranza di un domani migliore o semplicemente diverso e solo impegnati a esercitare il potere in nome di un gruppo, di un partito e con decisioni tutte rivolte all’oggi o ad un piccolo domani, di quello dietro l’angolo tanto che, nei loro progetti e discorsi pubblici o privati, è bandita persino la parola futuro, come se tutta l’umanità avesse una scadenza, come qualsiasi altro prodotto.
Esistono studi, alcuni anche di accreditati analisti internazionali, che indicano nella assenza significativa di politici senza visione una delle cause del crepuscolo democratico in atto a livello mondiale. Un crepuscolo dimostrato dalle statistiche che indicano come cala nel 2017 di ben dodici unità il numero dei paesi che si possono definire democratici e che nel periodo dal 1970 al 2010 erano passati da 35 a 120.
Le altre cause di questo crepuscolo sono certamente da individuare in vari fattori come la deriva autoritaria di alcuni importanti paesi tra i quali Ungheria, Turchia e Myanmar, la erosione dei sistemi più avanzati occidentali a causa del terrorismo, dei fenomeni migratori, dell’incremento delle diseguaglianze e dello sviluppo di populismi xenofobi. Ed, infine, la affermazione delle più forti autocrazie come la Russia e soprattutto la Cina, dove è avanzata la formula che attua lo sganciamento dell’economia di mercato dallo stato di diritto.
Osservatori ed analisti indicano a livello europeo il solo Macron come un personaggio con una sua visione e che tenta di portare avanti un suo progetto per il suo paese ma anche per l’Europa tutta. Gli altri europei o non ci sono, o sono ormai stanchi e logorati e nella migliore delle ipotesi si accodano o, in qualche caso, sono stati sconfitti. A livello mondiale spicca il leader cinese che sta attuando un progetto rivoluzionario per il suo paese pensando persino ad un ruolo di leadership mondiale sottraendolo agli Stati Uniti che sino ad ora lo hanno detenuto e favorito in questo da una politica molto poco attenta al mondo esterno da parte del nuovo Presidente, e che parla di futuro e investe.
La mancanza di politici visionari rischia dunque di accelerare il processo di declino democratico e di far degradare molti dei valori per i quali sono state fatte importanti conquiste e guerre nel secolo passato come la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. D’altra parte il fenomeno è strettamente collegato con una situazione sociale molto diversa rispetto al passato e quindi almeno in tempi brevi senza molta speranza di arrestare il fenomeno crepuscolare della democrazia.
Anche nel caso di luoghi politici dove c’è chi lavora per il futuro, che ha un progetto, bisogna dire che la democrazia così come ora è intesa è comunque al crepuscolo, perché non più in grado di garantire uguaglianza, selezionare il merito di chi può guidare i popoli nell’interesse di questi, evitare fenomeni di manipolazioni istituzionali che dietro vetrine apparentemente inneggianti alla stessa democrazia nascondano gestioni del potere spesso cinico, crudele e mafioso (nel senso di esercitato per conto di pochi).
È certamente un momento di grande difficoltà della società moderna non più guidata da maestri del pensiero che possano indicare prospettive e alternative, nelle mani di economisti che ritengono che la loro scienza (che poi non è una scienza) debba guidare (e così è infatti) il mondo, di politici o incapaci o timidi, nel senso che non riescono più a lottare contro le foreste di burocrazia, malaffare e ignoranza di cui si è riempito il pianeta. C’è bisogno di coraggio per non perdere tutto ciò che si è conquistato, per far muovere il mondo impantanato, per dare speranza alle genti!