Kiev: immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale
Il presente articolo può essere considerato propedeutico all' Incontro a tema di Nel Futuro "Cosa succede nel mondo dopo le elezioni americane?" che avrà luogo sulla piattaforma Zoom giovedì 21 novembre alle ore 17:00.
Oltre che ai Soci dell'Associazione Culturale Nel Futuro, l'invito a partecipare alla presentazione ed al dibattito viene in questa occasione esteso a tutti i lettori interessati a questo argomento di scottante attualità.
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“Piano per la Vittoria” di Zelensky
di Ruggero Cerizza
Sul nostro magazine sono stati recentemente pubblicati diversi interessantissimi e documentati articoli in merito alle sfide geopolitiche che il “blocco occidentale” è chiamato ad affrontare, tra l’altro oggetto del prossimo incontro a tema di Nel Futuro sulla piattaforma Zoom. In questo ambito vorrei svolgere alcune considerazioni sui fatti, ultimamente un po’ sotto traccia, della guerra russo-ucraina.
A mio parere l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il protrarsi dei combattimenti e le nuove alleanze tra le potenze mondiali, sono l’evento storico che ha portato all’attenzione pubblica il radicale ribaltamento del “paradigma geopolitico mondiale” così come si è progressivamente riconfigurato nel corso degli ultimi trentacinque anni.
Senza adeguata riflessione, la reazione “a caldo” del blocco occidentale all’invasione dell’Ucraina è stata guidata dalla assoluta convinzione di vedere, nel giro di pochi mesi, la Russia crollare sotto i colpi delle sanzioni economico-finanziarie e delle armi occidentali imbracciate dagli ucraini, e che il popolo russo insorgesse contro Putin per sostituirlo con un nuovo fantoccio più filo-occidentale, e magari meno devoto alla vodka di quello precedente.
Dopo trentadue mesi di guerra quella convinzione si è rivelata niente più di una pia illusione, infatti l’economia russa non è collassata, Putin è ancora saldamente in sella e la guerra, con le sue atrocità e sofferenze, è comunque ancora in corso.
E, in un’ottica più globale, mi pare che questo conflitto abbia ispirato, o forse solo accelerato, il processo che vede le maggiori potenze “non-occidentali” cooperare attivamente per strutturarsi in un’organizzazione, i BRICS plus, autonoma, parallela e in contrapposizione al G7.
Dopo queste sintetiche premesse vengo all’oggetto di questo scritto.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha esposto agli alleati chiave occidentali e poi presentato al suo parlamento, il cosiddetto “Piano per la Vittoria” che, articolato in cinque punti esplicitati e in tre “addendum” segreti, da condividere solo con i partner dell'Ucraina, costituisce una cornice a grandi linee entro la quale intende muoversi per tentare di ribaltare il conflitto che nell’ultimo anno e mezzo ha preso per l’Ucraina una piega sfavorevole.
In fase di introduzione del piano, Zelensky ha altresì ribadito che Kiev non ha intenzione di cedere i territori controllati ora dalla Russia, dal Donbass alla Crimea, e che Mosca dovrà essere costretta alla pace con l’uso della forza.
Questi, in sintesi, i cinque punti: (i) adesione immediata dell'Ucraina alla NATO, (ii) autorizzazione all’uso delle armi a lungo raggio occidentali per colpire il territorio russo, (iii) contenimento della Russia attraverso un pacchetto di deterrenza strategica non nucleare da schierare sul suolo ucraino (iv) protezione congiunta delle risorse naturali strategiche dell'Ucraina, come uranio, titanio, litio e grafite, (v) progetto nel dopoguerra in cui le forze armate ucraine dovrebbero sostituire alcuni contingenti statunitensi stanziati in Europa nell’ottica del nuovo sistema di difesa occidentale.
Non intendo entrare nel merito specifico dei cinque punti, vorrei invece evidenziare il paradosso che, secondo questo piano, la eventuale vittoria dell’Ucraina è in realtà la vittoria dell’Occidente sulla Russia, perché è di assoluta evidenza che senza il sostegno ed il coinvolgimento a 360° di USA, UE e NATO, anche Zelensky ha capito che la guerra non può essere vinta.
Ma allora mi chiedo: quand’è che gli stati europei capiranno che la posizione sinora assunta nei confronti di questo conflitto si è rivelata un immenso boomerang, che ha creato unicamente effetti negativi, senza neanche la prospettiva di futuri benefici reali?
Il fulcro è che siamo in una situazione di impasse.
Se fino a ieri Zelensky era convinto – e noi ci siamo lasciati illudere - di poter riprendersi i territori ucraini occupati semplicemente con il sostegno economico, le sanzioni e la fornitura di armamenti occidentali, col suo Piano della Vittoria sostanzialmente certifica che senza le truppe NATO in campo l’obbiettivo non è raggiungibile. Dall’altro lato tuttavia è di tutta evidenza che l’intervento diretto della NATO implicherebbe di fatto una dichiarazione di guerra alla Russia da parte dell’Occidente, con l’inevitabile e terribile escalation nucleare.
Di fronte a questo impasse, a mio avviso, l’unica soluzione è accettare lo stato di fatto e trovare un equilibrio di compromesso stile Corea, che ha comportato, nel bene e nel male, un cessate il fuoco e garantito 70 anni senza ulteriori spargimenti di sangue.
Al fine di conseguire questo risultato, i punti fondamentali sono essenzialmente tre.
Innanzitutto, individuare chi fra i vari attori debba farsi parte diligente nel configurare e promuovere questa soluzione. Al momento, infatti, i protagonisti dello scenario bellico dal lato occidentale sono molteplici e non formalmente coordinati: il Presidente degli USA, il Presidente della Commissione Europea, il Segretario generale della NATO, tutti i leader dei numerosi stati europei. Davanti a questa miriade di voci e interessi, spesso contrastanti, non si riesce a intravedere una chiara unità di comando e di azione in grado di vincolare tutti gli attori coinvolti.
In secondo luogo, ammesso e non concesso di aver trovato l’unità di comando, convincere Zelensky a rintuzzare le sue dichiarate aspettative con un semplice aut aut: o accetti il compromesso o continui da solo.
E da ultimo, ma non per importanza, sperare che Putin sia d’accordo.
Nel mio piccolo non vedo altre alternative al predetto compromesso, se non continuare ad alimentare inutili sofferenze, morti e distruzioni.
Per concludere, credo che qualsiasi analisi sul “dove va il mondo” debba passare necessariamente e prioritariamente sul come affrontare e sanare la situazione ucraina.
Ormai noi europei non possiamo più permetterci di tergiversare.