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La Cina oggi, dal XX Congresso del PCC (1/2)

di Vincenzo Rampolla

 

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Il 16 ottobre 2022 prende il via il XX Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC), rendez-vous attesissimo nella Repubblica Popolare Cinese (RPC), cerimonia del Partito, non Assemblea per il Governo dello Stato. Con vittoria scontata, il Partito affida a Xi Jinping, tuttora Presidente della Cina, un 3° mandato per restare in carica altri 5 anni, consacrandolo personaggio più potente del Paese dal 1949 e dalla fondazione nel 1921. Nel 2018 il PCC aveva annunciato l’abolizione del limite costituzionale dei due mandati, conferendo a Xi il potere di diventare Presidente a vita

Da 38 Centri elettorali, 2.296 delegati si radunano in un evento storico, per rinnovare e fissare i ranghi della leadership nazionale, per presentare la road map del Partito per l’imminente quinquennio, per discutere le modifiche alla sua Costituzione, per annunciare promozioni e nuove nomine basilari.  Il Congresso si apre presso la Grande Sala del Popolo, all’angolo occidentale di piazza Tiananmen. Partecipano i 200 membri del Comitato Centrale con 170 delegati all’elezione dei 25 membri del Politburo, cuore del PCC, 25% donne e 11% di minoranze etniche cinesi.

Al termine del Congresso, il Comitato ha eletto il Politburo e il Comitato Centrale Permanente, massimo organo della leadership del Paese, formato da 7 persone, incluso Xi Jinping detentore di altri incarichi di potere: Presidenza della Commissione Militare Centrale e Presidenza della RPC. Nel discorso di insediamento, Xi ha proclamato l’eliminazione della povertà estrema in Cina, ha deciso massicci interventi sui bilanci di industrie tecnologiche, istruzione, crescita economica, ha infine potenziato gli interventi anti Covid-19 e ridisegnato la forma di Governo di Hong Kong.

Bilancio dell’economia cinese. A che punto siamo l’economia, tema principale del Congresso?

Il Paese è in difficoltà, cresce meno del previsto e pesano gli impatti sociali della rigida politica Zero Covid. Negli ultimi decenni il sistema economico ha moltiplicato i record, ma da oggi dovrà fare i conti con i pesanti blocchi economici legati al Covid, con i dazi e la grave crisi immobiliare.

I rischi di una recessione globale innescata dalla guerra in Ucraina hanno peggiorato gli umori e il clima. La crescita economica sotto la guida di Xi è inferiore a quella dei precedenti Presidenti e il Congresso ha decretato di porre le basi per una riorganizzazione di incarichi economici strategici, urgente il Premier e il Governatore della Banca Centrale. Numeri alla mano, è necessaria una spinta al Pil, priorità assoluta cui mettere mano. Va detto che la legittimità del Governo comunista si basa fortemente sulla capacità di fornire redditi più elevati e posti di lavoro proficui per i lavoratori cinesi. In assenza, l’armonia sociale traballa.

A completare il quadro, le esercitazioni militari intorno a Taiwan hanno causato frizioni interne, nonostante l’adesione generale alla sua riunificazione. Deve avvenire entro il 2049, centenario della RPC senza escludere l’uso della forza per raggiungere tale obiettivo.

Il potere di Xi Jinping. Eletto 10 anni fa, la maggioranza degli osservatori occidentali lo ha tacciato di opacità, figura senza linea politica, mediatore in un PCC dilaniato dalle fazioni. Con la campagna anti corruzione e con una revisione dello stile di lavoro del PCC, Xi ha rivoltato profondamente gli assetti di potere interni all’organizzazione.

Com’è avvenuta la sua mutazione al profilo attuale?    

Nel 2012 Xi era considerato una figura di compromesso tra due fazioni all’interno del PCC, due scuole di pensiero antagoniste. Gradualmente, Xi ha messo al muro la prima, l’opposizione interna, usando l’arma prediletta dell’integrità e della moralità; con un colpo di coda si è poi schierato con la seconda, l’avversaria, fin dall’insediamento sostenuto con tenacia dallo stesso Partito. 

Sul piano interno, il divario sociale e di città-campagna si sono acuiti, mentre le occasioni di promozione e l’agiatezza sono state un fattore destabilizzante per l’intero sistema. Grandi investimenti poco produttivi hanno dato vita a enormi bolle speculative, oltre a quella immobiliare, mentre la nomea di Cina fabbrica del mondo ha creato enormi problemi di immagine, di sostenibilità ambientale e soprattutto ha degradato il Paese a ruolo di fornitore di merci a basso valore aggiunto. La corruzione dilagante ha infine trascinato ai minimi storici il consenso elettorale e l’adesione al PCC.


Chi è Xi Jinping? Le politiche di freno della Cina da parte degli Usa non sono iniziate con Trump e nascono quando gli Usa identificano nella Cina la sfida più completa e seria alla sicurezza nazionale, concetto ribadito nell’ultima Strategia di difesa nazionale, da poco resa pubblica. Di fronte a questo mix potenzialmente esplosivo, il Partito sceglie l’uomo forte plasmato in casa. Radicato nella tradizione cinese, chi è Xi Jinping? È buon governante, non democratico (secondo l’accezione occidentale), è solido e determinato, fedele e capace di garantire il massimo benessere alla numerosa popolazione cinese (1,45 Mld), poco meno del doppio di Usa + EU (1,55 Mld).
Comunista in una determinata fase della sua mutazione, Xi viene programmato per mettere le cose a posto usando la frusta e nel suo ruolo gradualmente esaspera la propria presa sul potere, arrivando fino agli esiti odierni. Un esempio? La campagna anticorruzione è iniziata da tempo, rimuovendo i potenziali rivali.

Inoltre Xi non è una figura di primo piano, non è carismatico, non è un intellettuale, non è un leader rivoluzionario, non ha vinto la guerra antigiapponese e la guerra civile, è figlio dell’apparato, appartiene alla nobiltà rossa. Il suo culto della personalità viene costruito gradualmente con alcune trovate affidate ai media, spettacolari e nazional-popolari, come la sua apparizione in ristoranti frequentati da gente comune, per farne il Presidente del popolo. La sua ascesa non è contro il Partito, ma covata e modellata internamente al Partito stesso, di cui lui acuisce la presa sulla società, a cui lui restituisce centralità nella vita quotidiana dei cinesi.

La mobilitazione. Per capire cosa stia succedendo in Cina in questo momento, il segreto è simulare di affrontare situazioni eccezionali, qualcosa che non si afferri al volo, perché non si vive in una società collettivista, perché il momento è irto di ostacoli, perché si devono assolutamente risolvere problemi pratici, in cui all’individuo si offre un senso  di appartenenza a questa società, in cui forze latenti all’improvviso si accendono, si scatenano, si fanno carico del quotidiano sociale, e al contempo un’energia dall’alto, il potere, blocca le abitudini, trancia i livelli della gerarchia e assesta duri colpi fino alla base della società. 

Si devono risolvere problemi urgenti, a prima vista rischiosi e irreparabili. Molto rischiosi. È la mobilitazione. Non di massa proletaria, antiborghese, sempre più tecnocratica. È quella delegata ai quadri di Partito, ai tecnici, damerini costruiti e istruiti a risolvere i problemi. Per gli altri è la mobilitazione a non mobilitarsi, a stare calmi e fermi senza complicare le cose, finché il problema non si risolva. Lasciare funzionare il meccanismo. Non è un efficace modo di agire virtuoso, senza inceppare il sistema? dichiara Xi. Sì, efficacissimo e raffinato.

L’individuo ostaggio del potere. Il Congresso ha riconfermato la politica di zero covid e ha elevato Li Qiang a numero due del PCC, il politico più odiato dagli stranieri in Cina, additato reo della ferrea e scomposta gestione del lockdown di Shanghai, pur sostenuto dal popolo. Non ha colto il punto. Non c’è arrivato. Il cinese ha paura, teme la perdita del lavoro e del reddito, naviga ancora nella fase del chi ku (mangiare amaro) sperimentato nella storia, è esasperato perché la vita è nelle mani di ottusi portaborse, maldestri interpreti delle norme per non rischiare, funzionari che un tempo lasciavano perdere, violando anche le regole, ora perfidi arbitri. Chi prende iniziative? Nessuno, tanto poi cadono nel vuoto. Anche gli eventi culturali in città vengono bloccati, e andare al ristorante è un rischio. Dilagano disperazione, suicidi, aggressività e patologie psichiatriche.

Invecchiamento della popolazione e disoccupazione giovanile. Nell’economia cinese altri problemi si stanno accumulando. Esempi: l’effetto della guerra commerciale con gli USA e della museruola messa alle grandi aziende hi-tech. Conseguenza: esplosione della disoccupazione giovanile a livelli sconosciuti da decenni, specie nelle aree urbane, fobia della sicurezza, di ogni tipo, interna, esterna, alimentare, energetica, militare. È la chiave di volta della crescita economica. Come riattivare le basi della crescita economica, se sicurezza e sviluppo fanno a cazzotti? Al Congresso hanno esaltato il raddoppio cinese del volume dell’economia con crescita media del 6 %. Ancora per quanto la pacchia?

La Cina oggi. A che punto siamo, tre anni dopo l’insediamento di Xi? I maxi piani parlano di un deficit a oltranza, al 4% per il 2025, mai da 30 anni. Parlano anche di un tetto massimo delle obbligazioni governative per il 2025 pari a $1.628 Mld con un aumento di $ 398 Mld rispetto al 2024, per tappare il disavanzo. Insostenibile. La Cina aumenterà il proprio bilancio militare, il secondo più grande al mondo, 7,2% nel 2025 e Pechino prevede di spendere $245,7 Mld per la difesa, una cifra tre volte inferiore rispetto al budget di Washington.

Il Premier Li Qiang sentenzia: Se i dazi freneranno la crescita del Dragone, che notoriamente vive di esportazioni, allora saranno i grandi capitali stranieri a bussare alla porta, arricchendo la Repubblica Popolare. Pechino limiterà le restrizioni contro le aziende private, procederà a una rettifica globale della competizione involutiva e rafforzerà la fiducia delle imprese. Pericoloso. È il suo pensiero. Nulla di più rischioso di credere in quello che pensi.

La carta dell’AI. Uno degli assi su cui punta la Cina è l’AI, vera e propria sfida agli Usa.Goldman Sachs dichiara: Il rilascio del modello di DeepSeek, potrebbe essere sviluppato a un costo inferiore rispetto ad altre applicazioni […] un’adozione più rapida dell’IA generativa in Cina potrebbe tradursi in costi di manodopera inferiori e maggiore produttività, man mano che nuove attività fossero automatizzate.

La prosperità condivisa. Nella logica delle propagande opposte, esasperata negli ultimi tre anni, di Cina si può forse parlare solo in termini negativi, come incubo repressivo o, in alternativa, di società atipica, anomala, irregolare, squilibrata, agli antipodi di quella occidentale. Le peculiarità cinesi la rendono forse più potente, perché nel PCC, regno del Dragone vige, domina, sovrasta il fattore P, P come Politica insieme a un nuovo gioco o gara o sfida tra P come Partito e C come Capitale. Target 2035 è avverare la modernizzazione integrale per tutti, senza lasciare indietro nessuno, proprio nessuno. E il grande ringiovanimento della nazione cinese? Entro il 2049.

Sempre in attesa, affacciati al balcone, in bella vista.

 

(consultazione:  contropiano - novembre 2022 g.battaglia; g.gagliano. ottobre 2024 – il sussidiario.net; osservatorio globalizzazione; goldman sachs )

 

Inserito il:16/03/2025 17:28:34
Ultimo aggiornamento:17/03/2025 12:17:50
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