Willem Roelofs (Amsterdam, 1822 - Anversa, 1897) - Meadow Landscape with Cattle
I fratelli Batista: una storia brasiliana
di Graziano Saibene
Joesley e Wesley Batista, sono figli di un macellaio del Goiàs (stato centrale del Brasile): in pochi anni sono riusciti a trasformare la macelleria del padre nella maggiore azienda del mondo nel settore delle carni, e dei prodotti derivati da allevamento animale (JBS s.a.).
Nel Goiàs, come in altri Stati del Brasile, l'allevamento del bestiame è l'attività di gran lunga più importante: ci sono enormi estensioni di territorio, dove i bovini possono pascolare fino al raggiungimento della dimensione adatta al macello, che viene eseguito nelle aziende frigorifiche, le quali si incaricano di suddividere e imballare i vari tagli, da distribuire successivamente sul mercato locale - freschi e/o surgelati -, oppure da esportare.
Quando, alla fine degli anni '90, i fratelli Batista cominciano ad occuparsi della modesta azienda del padre, - una macelleria con magazzini frigorifici di relativamente piccole dimensioni – intraprendono da subito tutta una serie di attività volte a estenderne sia le dimensioni che la diversificazione.
Joesley (il più sveglio e capace dei due) dimostra, da subito, di voler sfruttare al massimo una delle caratteristiche (purtroppo) dominanti in questo Paese, cioè la tendenza a corrompere e farsi corrompere; e la sfrutta per ottenere accesso a crediti e finanziamenti a tassi privilegiati, necessari alle acquisizioni, che, in breve tempo, fanno assumere all’azienda di famiglia dimensioni sempre più ragguardevoli, ed in continua crescita: all'inizio degli anni 2000 sono già il maggior gruppo frigorifico del Brasile.
I fornitori (gli allevatori veri e propri), vengono in pratica progressivamente cooptati, date le oggettive migliori condizioni di pagamento proposte, e cominciano ad abbandonare le altre aziende concorrenti, che, sentendosi alle strette, finiscono per svendersi ai Batista a prezzi di saldo.
L'obbiettivo è di creare la più grande impresa nel settore della distribuzione degli alimenti di origine animale - bovina, suina e avicola -, compresi i sottoprodotti, p.es. pellami ecc., senza disdegnare acquisizioni anche in altri campi, finanziario, tessile, moda.: fra il 2007 e il 2009 acquisiscono il controllo di Eldorado Brasil (cellulosa) e Alpargatas (moda e calzature, con prestigiosi marchi come Havaianas e Osklen, già distribuite in vari Paesi del mondo).
In poco tempo la J&F (holding finanziaria che incorpora JBS, http://jfinvest.com.br/) monopolizza il mercato brasiliano delle carni, e contemporaneamente si espande anche all'estero, cominciando dai paesi limitrofi (Argentina e Sud-America) e continuando soprattutto nei Paesi grandi importatori di carne (Cina, Stati Uniti, Europa).
Per fare tutto questo occorrono risorse in danaro, che i Batista ottengono dalle Banche pubbliche, come il Banco do Brasil, la Caixa Economica Federal, e il Banco Nacional de Desenvolvimento, tutti controllati dal Ministero del Tesoro e diretti da nominati politici; i quali ultimi vengono ampiamente ripagati con l'elargizione di generose tangenti, e finanziamenti delle costose campagne elettorali ai partiti sia della maggioranza che dell'opposizione che li hanno indicati.
Presso i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, i Batista godono di altissima considerazione, per essere dei veri campioni nazionali di esportazione e crescita dell'occupazione, a maggior ragione in periodi di crisi economica.
Tanto per dare un'idea: nel 2016 il bilancio del gruppo registra un fatturato di 59 miliardi di dollari, con 230.000 impiegati.
Ma il vero colpo di genio dei due Batista è stato quello di procurarsi con cura documenti incontestabili sulle varie operazioni di corruzione dei personaggi politici coinvolti; documenti che sono risultati utilissimi quando l'equipe della cosiddetta “Lava-jato” del giudice Sergio Moro, insospettita dalle loro disinvolte operazioni finanziarie, ha cominciato a investigarli seriamente.
Quando i PM si sono resi conto della bomba capitatagli in mano, hanno subito provato a negoziare con loro per ottenerne la cosiddetta “delação premiada”, per trasformarli cioè da indagati a collaboratori di giustizia. E siccome la posta é subito diventata altissima, e i soggetti ci sapevano fare e si muovevano con disinvoltura negli ambienti più altolocati, hanno provato ad usarli per filmare e registrare, con l'aiuto dei Servizi Segreti brasiliani e delle loro sofisticate attrezzature, le ultime fasi di alcune operazioni già programmate, per incastrare senza scampo le più alte cariche istituzionali, (compreso l'attuale Presidente Michel Temer!) in flagranti scene di corruzione o in dichiarazioni assai compromettenti: attualmente figurano coinvolti ben 1900 fra deputati federali, ed eletti nei consigli regionali e comunali.
Il premio negoziato abilmente dai fratelli Batista col giudice Sergio Moro, spalleggiato dal Procuratore Generale della Repubblica (PGR) Rodrigo Janot, è stato l'immunità assoluta in cambio di una multa di 10 miliardi di R$ (circa 3 miliardi di dollari), per i reati di corruzione attiva, e lavaggio di danaro.
E, come se non bastasse, alla vigilia dello scoppio della bomba mediatica che sarebbe inevitabilmente seguita alla pubblicazione delle registrazioni più compromettenti, i due grandi corruttori hanno portato a termine alcune operazioni di compra-vendita a termine sia di valuta straniera che di azioni del gruppo, che hanno fruttato loro una enorme quantità di plus-valore, in grado di ammortizzare sensibilmente la multa di cui sopra.
La popolazione brasiliana ha potuto accompagnare passo per passo tutti gli interrogatori che, in questi ultimi mesi, hanno costituito lo spettacolo di gran lunga più agghiacciante sulla vera essenza delle persone che in questi anni hanno condotto sia le istituzioni che le maggiori realtà produttive del Paese: la TV Globo ha dedicato giornalmente ampi servizi sulla vicenda, anche negli orari di massima audience, prima durante e dopo le trasmissioni più popolari.
Quello dei fratelli Batista è solo uno dei capitoli andati in onda, ed era stato preceduto da tutto il lungo processo chiamato “mensalão”, (scoppiato nel 2005, ma giunto a sentenza nel 2013) che per la prima volta nella storia brasiliana si è concluso con condanne pesanti e detenzioni a esponenti politici e colletti bianchi.
Sono poi seguite le complesse fasi del procedimento che ha portato all'impeachment della Presidente Dilma Roussef.
Poi è continuato lo show della cosiddetta Lava-jato comandata dal giudice Sergio Moro, che ha smascherato e condannato i protagonisti delle scandalose super-fatturazioni negli appalti pubblici, fra cui quasi tutti i grandi costruttori, i dirigenti della Petrobras, e i politici che li avevano indicati per ricavarne montagne di soldi.
E, alla fine di maggio 2017, c'è stata la prima condanna del mitico ex Presidente Lula.
La fine di questa storia potrebbe essere confermata solo tra qualche mese: per adesso è possibile e doveroso registrare che, malgrado tutto, la democrazia in Brasile resiste ancora, ed alcune istituzioni appaiono persino rafforzate.
Gravemente lesionata risulta però l'autostima dei Brasiliani, e soprattutto la credibilità dell'attuale sistema politico, che avrebbe bisogno di una saggia e puntuale riforma, che nessuno in questo momento ha la forza e l'autorevolezza di proporre.
I rischi all'orizzonte sono – come spesso accade in America Latina – l'apparizione di un “messia”, magari in divisa militare, o semplicemente fanatico portatore di valori etico-religiosi tipici di alcune chiese evangeliche alquanto diffuse e di successo, che porterebbe indietro rapidissimamente le grandi conquiste democratiche degli ultimi 40 anni di storia brasiliana (vedi Venezuela).
Intanto i due Batista, (che a quanto pare hanno dimostrato di avere un ottimo fiuto), si liberano velocemente di tutte le loro partecipazioni, cominciando da quelle nel continente sud-americano, con la manifesta intenzione di godersi in pace il frutto delle loro mirabolanti imprese, magari in qualche paradiso (tropicale e, ovviamente, anche fiscale).
E questo, più che una rabbia giustificata, desta nei loro conterranei una grande invidia.
Ma, a dimostrazione che, come già detto, le istituzioni in Brasile tengono ancora, non tutto fila sempre liscio come i due diabolici fratelli ed i loro collaboratori hanno meticolosamente progettato ed eseguito.
Il Procuratore Generale della Repubblica decide che l'ultima ardita operazione di speculazione fatta per “coprire” la prevedibile ricaduta sulle quotazioni del dollaro e delle azioni del Gruppo J&F, oltre ad essere manifestamente illegale (per insider trading), non rientra tra quelle perdonabili pattuite in cambio della collaborazione alla giustizia dei Batista. E li fa arrestare, provvedendo anche al sequestro della cospicua somma guadagnata con l'ultimo colpo.
Hanno passato l'ultimo capodanno in galera, anche se gran parte delle loro ricchezze sono, per il momento, al sicuro.
Chissà dove .....