Graziano Origa (1952 – Dolianova) – Ritratto di Marco Pannella - 1983
I Radicali del dopo Pannella
di Tito Giraudo
L’uscita di scena di un prim’attore del calibro di Marco Pannella, non può non porre interrogativi sul futuro del Movimento Radicale in Italia in quanto, Giacinto, detto Marco, è stata la guida incontrastata dei Radicali italiani.
Pregi e difetti di quel movimento risiedono tutti nella personalità dell’uomo che non sempre fu coerente nelle scelte tattiche, ma sempre lo fu nella difesa di un concetto fondamentale del Movimento: Non sarebbe mai diventato un Partito.
In genere, i nuovi Partiti nascendo inevitabilmente marginali si nascondono dietro un’immagine nebulosa per essere aperti al maggior numero di simpatizzanti, o meglio di “antipatizzanti”, dal momento che i Movimenti nascono quasi sempre dalla crisi del quadro politico generale.
Fu il caso del Fascismo. L’essere movimento gli consentì di raccogliere le simpatie più disparate. Quando però Mussolini si accorse che quella sua creatura era ingovernabile, tirò i remi in barca arrivando addirittura alle dimissioni. Erano i tempi dello strapotere dei Ras, incontrollati e incontrollabili. Erano serviti come braccio armato per contrastare i Rossi, ma poi rischiavano di alienarsi le simpatie di quella larga fetta dell’opinione pubblica moderata che reagiva alle follie del biennio rosso.
Il braccio di ferro tra il Duce e i Ras, si protrarrà con alterne vicende per tutto il ventennio. Sta di fatto però che sulla trasformazione da Movimento a Partito la spuntò Benito.
Altro caso molto più vicino a noi è il Movimento cinque stelle. Anch’esso nasce dalla crisi della partitocrazia. La sua trasformazione in Partito è evidente dall’adattamento del suo gruppo dirigente ai meccanismi partitocratici, alle leggi elettorali ma soprattutto ai media. Quando uscirà un vero leader, credo, rottamerà Grillo e assumerà come consulente Casaleggio Junior.
Pannella non ebbe mai la tentazione di trasformare in Partito il Movimento Radicale, adesso lo si capisce chiaramente.
Non è ancora chiaro quanto ci sia stato di ideologico e quanto di personale in tale scelta. Probabilmente entrambe le cose, in politica si sommano sempre le convinzioni dei leader con il “personale”…. spesso inconscio. Sta di fatto che Pannella ha guidato con mano ferma il movimento che non aveva creato, perché il radicalismo italiano è storico almeno quanto il liberalismo. Marco Pannella proveniva dal Partito Liberale del dopo guerra, tra i Liberali c’è sempre stato di tutto e di più, nel dopo guerra prevalsero le spinte conservatrici che naturalmente non trovarono d’accordo quei Liberali progressisti che gravitarono attorno ad Ernesto Rossi che, pur provenendo dal Partito d’Azione, fu tra i primi collaboratori del Mondo oltre tra i fondatori del Partito Radicale e da Mario Pannunzio che fu il fondatore e Direttore di quel settimanale.
Il moderno Partito Radicale nacque nel 1955, scissione del Partito Liberale. La nascita fu annunciata sul “Mondo” da un articolo intitolato: "Il resto è silenzio", apparso nel dicembre, circa la comunione d'intenti tra uomini di cultura liberale come: Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Aldo Garosci e i "nuovi radicali": Bruno Villabruna, Mario Pannunzio, Nicolò Carandini e Francesco Libonati. Scriveva: “Accomunati dal vincolo fraterno delle amare esperienze, non rassegnati, non perplessi, si accingono a costituire una nuova larga formazione politica che s'ispiri ad una concezione moderna e civile del liberalismo, a quella concezione che Benedetto Croce ebbe a definire: radicale” e poi, “in questo campo, i "padroni del vapore" non troveranno certo mercenari e staffieri pronti a vender le idee per un assegno mensile”.
Chiari i riferimenti al liberalismo crociano ma anche ad un netto progressismo.
Nel primo Direttivo del Partito troviamo anche due giovani interessanti: Marco Pannella ed Eugenio Scalfari.
Il Partito Radicale come tutti i Movimenti intelligenti in questo Paese non ebbe fortuna elettorale ma grande influenza politico culturale. Sulla falsariga del Mondo, nacque l’Espresso: il “giornalone” (per il formato lenzuolo che lo contraddisse) di cui Scalfari fu prima Direttore Amministrativo e poi Direttore vero e proprio.
Tra gli anni cinquanta e sessanta, scomparvero molti dei fondatori e purtroppo anche “Il Mondo” e a ruota: il suo fondatore.
Pannella, rifondò il Partito trasformandolo in movimento vero e proprio. La scelta fu di affrontare in temi civili che gli stavano a cuore in maniera trasversale. La doppia tessera dei Radicali divenne normale. Solo così Pannella poté avere sui suoi temi l’aiuto contemporaneo di due grandi nemici tra loro: Bettino Craxi ed Eugenio Scalfari, tanto che battaglie difficilissime come il divorzio e l’aborto poterono concretizzarsi in Leggi dello Stato. Altre furono le intuizioni di Pannella: i diritti delle minoranze, in particolare degli omosessuali, l’uso dei referendum come strumento di Democrazia Popolare, la fame nel mondo, il Partito Transnazionale, i diritti dei carcerati e tanti altri diritti. Di una vera e propria bulimia di diritti saranno accusati i Radicali pannelliani. Oggi molti di questi anche se non sono diventati Leggi dello Stato sono sicuramente patrimonio comune.
Pannella, nel 1993 fu tra i pochi a non cadere nella trappola di “mani pulite”, non perché non criticasse, anche aspramente, la partitocrazia e i sui abusi ma perché fu il primo a capire il pericoloso ruolo che la magistratura stava prendendo. Di fronte ad un Parlamento decimato e smarrito, Pannella fu l’unico a difendere veramente le sue prerogative, aimè, invano.
Difficile ipotizzare ciò che avverrà del Movimento Radicale, non mi pare ci siano eredi di rilievo, come tutte le forti personalità anche Pannella ha sempre fatto il vuoto attorno a se, l’unica eccezione è stata Emma Bonino, i dissidi degli ultimi tempi e soprattutto i problemi di salute accompagnati dalla non più verde età, hanno appannato la sua figura, soprattutto all’interno del mondo Radicale.
Ipotizzo che il vero scontra tra i due è avvenuto sul ruolo che i Radicali dovevano avere rispetto la Politica e i Partiti. Pannella tranne qualche digressione, ha sempre tenuto sostanzialmente fuori il suo Popolo dal potere e dal gioco della Politica, tutt’al più si è servito di Emma permettendo il suo inserimento (peraltro valido), nelle istituzioni e qualche volta nel Governo. Brevi flash e poi il ritorno a quell’autonomia dalla Politica che per Pannella è stata una costante.
Se abbia avuto ragione lui, è tutto da dimostrare. Certo, i risultati sui diritti civili sono sotto gli occhi di tutti. Io però sono propenso pensare che il radicalismo pannelliano ha impedito la crescita di un Partito che forse sarebbe stato indispensabile per arginare la crisi della politica e il successo del Grillismo. Ai posteri….