Daniel Laisney (Ouest France, 1948 - ) – Les Gilets jaune – Acquerelle (2018)
I Gilets gialli (2) Rivendicazioni, Danni e Costi
di Vincenzo Rampolla
Le rivendicazioni
Senza struttura, senza leader e con richieste che riflettono le idee delle molteplici correnti interne: è questo il movimento dei Gilets gialli? Va visto per ciò che è, non per quello che non è. Può dirsi movimento? È piuttosto un aggregato di persone che si esprimono grazie alla forte spinta propulsiva del web, che organizzano raduni e proteste e che pretendono.
In assenza di un leader carismatico capace di mediare le dialettiche con la diplomazia, il successo è compromesso. Senza una voce forte e autorevole, decisa a intervenire , ad esempio, sulla violenza dei metodi di repressione adottati dalla polizia, non può affidarsi ai soli like della rete, alla brutalità e all’indignazione dei politici. Deve percorrere i cammini giusti, quelli obbligati per essere riconosciuto come movimento del suo tempo.
Farsi cavare gli occhi, mozzare le mani con pistole made in France, questo vogliono i Gilets gialli? È atto inaudito e eccessivo, più ispirato alle fantasie mediatiche che a una lucida visione della prevenzione nella guerriglia urbana. Era la prima cosa da fare: denunciare la violenza alla nazione. Che hanno fatto i Gilets gialli? Niente. Come si sono mossi i loro portavoce? Hanno subìto, pianto e incassato.
Sono o no un movimento? La palese complicità con frange estremiste inserite tra la folla conferma la mano libera concessa ai Gilets per agire in piena libertà, senza la coscienza dei danni e dei rischi del libero fare pur di fare. Fare cosa, dannazione? Appropriarsi di dieci sabati della nazione per essere ascoltati, per monopolizzare l’attenzione? A che pro? Mostrare che hanno inventato il movimento perpetuo e auto condannarsi alla distruzione?
Una delegazione portavoce fortemente contestata e composta da Priscillia Ludosky e Eric Drouet è comunque riuscita a consegnare una serie di rivendicazioni al Governo e ai membri dell'Assemblea Nazionale, diffusa poi ai media.
Le rivendicazioni, non riguardano solo i prezzi del carburante, ma anche quelli dei pedaggi, il controllo tecnico dei veicoli, il limite di velocità di 80 km/ora sulle strade secondarie e la proliferazione di radar stradali sempre più sofisticati.
Il cosiddetto movimento dei Gilets gialli cristallizza il massiccio malcontento nazionale legato al potere d'acquisto ridotto in briciole e il carburante è stata la goccia di troppo, la miccia che ha innescato il processo, guarnita da altre legittime richieste arrivate dal popolo. Detto terra, terra: che cz…vogliono ‘sti Gilets gialli?
L’inizio delle manifestazioni in strada
L’aumento dei prezzi dei carburanti è stato davvero la goccia? Alt. Facciamo i conti.
In euro costanti del 2018, il prezzo della benzina nel 1960 era di €1,60, sceso e poi salito a €1,80 nel 1979 -1980 e ancora giù per rimontare sopra €1,60 nei primi mesi del 2010 e ridursi a € 1,40 nel 2017. Nella settimana 4 -11 gennaio 2018 il diesel era a 1,37€, il gasolio a €1,39 e la super a €1,42. E allora ? Quanto pesa sulla vita dei francesi una variazione di centesimi del prezzo?
I prezzi del carburante sono il pretesto. È chiaro. Che c’è sotto?
In un mese la protesta si allarga con nuove richieste al Governo oltre il potere d’acquisto. Il 17 novembre, dai social si passa alla strada quando i Gilets gialli lanciano raduni in 600 città. Un tragico evento funesta la mobilitazione: in un blocco in Savoia, una donna muore travolta da un’auto.
-Molti nel movimento sono pronti a perdere la vita perché il nostro futuro sia migliore. - dichiara il 16 gennaio al Figaro Live Maxime Nicolle (Fly Rider per gli amici), bretone, 31 anni, portavoce della prima ora.
Nega le simpatie per l’estrema destra, si professa apolitico con 166.000 fanatici Gilets gialli su Facebook e aggiunge: - Ci sono persone che preparano una sommossa nazionale con armi. Per 9 settimane si è scherzato, sarebbe ora di finirla.- Qualcuno sostiene il movimento? Sì, i leader politici di destra e di sinistra: Marine Le Pen (Rassemblement National) e J.L.Mélenchon (France Insoumise). Chi l’avrebbe detto !?
Le rivendicazioni
A dicembre, per l’ala interna Gilets gialli liberi la principale rivendicazione del movimento è cambiare la Costituzione e con un Referendum di Iniziativa Popolare (RIC) istituire una democrazia diretta per permettere ai cittadini di proporre o abrogare una legge e dare un parere su questioni importanti. È il sistema elvetico, citato come esempio, viralmente condiviso durante l’Atto del 2 dicembre.
Pare che i Gilets gialli abbiano scordato che la Svizzera sia una Confederazione, ben lontana dal presidenzialismo. Nei due Atti successivi, nuove rivendicazioni si aggiungono, con la questione dell'immigrazione e una frangia dei Gilets si oppone al Global Compact on Migration, siglato nel frattempo dall'esecutivo francese.
Il 29 novembre, si chiude il menu delle rivendicazioni e una delegazione di 8 Gilets gialli, scelta d’urgenza e a titolo provvisorio dai portavoce del movimento, comunica un’ulteriore lista di 42 interventi in vari settori (trasporti, tassazione, sanità, prestazioni sociali, pensioni, istituzioni, lavoro, imprese, abitazione, servizi pubblici e locali).
Alla lista si incolla un altro pacchetto sull’aumento dei contributi sociali per i pensionati, la cultura, l'istruzione e la salute (con ampia parentesi su emergenze ospedaliere, soppressione dell'articolo 80 della legge di finanziamento della sicurezza sociale, paramedici e cancellazione della vaccinazione infantile per legge). Non basta.
Viene aggiunta un’appendice separata per una tassa sul cherosene e sull'olio combustibile, l’aumento del salario minimo contrattuale e l'abbandono della ritenuta d'acconto. Inclusa infine una serie di misure sulla forma del Governo, il matrimonio omosessuale, la cessazione volontaria della gravidanza e la pena di morte.
La statua dello Zuavo sotto il ponte d’Alma con indosso un Gilet giallo e al collo un cartello sulla riforma fiscale e sull’immigrazione parla da sé. In breve, tutto da rifare all’Eliseo: Macron segui la lista della spesa dei Gilets gialli!
La mediazione di Macron e il discorso alla nazione
Dopo le prime giornate di scontri e di tensioni, Macron decide di intervenire. A inizio dicembre annulla l'aumento della tassa sul carburante per l’intero 2019. Mossa in extremis la sua, palliativo per sedare le proteste e le manifestazioni non si fermano e si estendono a tutte le Regioni, passando per Parigi, la più colpita dagli scontri, con mobilitazioni e blocchi autostradali che causano vittime tra automobilisti e motociclisti.
Intanto il virus della politica contamina i Gilet gialli: è la spaccatura interna, da una parte le colombe (Gilets gialli liberi), frangia moderata, aperta al dialogo con il Governo, dall'altra l’ala radicale che ad oltranza vuole la piazza, animata da Drouet e Nicolle e fortemente corteggiata da Marine Le Pen, forte di un sondaggio per le elezioni europee al 24%.
Il 4 dicembre il movimento non recede e rappresentanti dei Gilets rifiutano di incontrare il Governo, colpiti da una moratoria di sei mesi per le imposte sui carburanti, manovra considerata insufficiente. Le promesse di Macron non accontentano tutti e lasciano la bocca amara. La politica ora è di casa, entrata dalla porta principale.
Il 10 dicembre Macron si rivolge alla nazione con un discorso televisivo seguito da 23 milioni di persone.
Annuncia un pacchetto di misure : aumento entro il 2019 di €100 al mese del salario minimo dei lavoratori (€1.521 lordi, €1171 netti), senza costare un euro in più per il datore di lavoro, il ritorno all'esenzione fiscale per gli straordinari, l'annullamento dell'aumento dei contributi sociali per i pensionati e l'esenzione fiscale del bonus di fine anno per le società.
Per l'evoluzione dei prezzi degli attuali salari orari, vale l’esempio dell’acquisto di sei litri di benzina nel 2018 per un'ora di salario minimo, contro i tre litri nel 1973.
Maestro nell’arte della demagogia, il Presidente francese definisce la collera dei Gilets gialli in un certo senso giusta, ma si oppone al ripristino della tassa di solidarietà sulla ricchezza.
Gli annunci di Macron sono tradotti nella legge del 24 dicembre recante misure economiche e sociali di emergenza. Valutate a €10,3 miliardi, le misure dovrebbero essere finanziate per la somma di €4 miliardi da un piano di risparmio, tra cui una tassa sulle giganti del Web e con la riduzione della spesa pubblica. Per i restanti €6,3 miliardi, deve chiudere gli occhi sul disavanzo di bilancio dal 2,8% al 3,2%, superiore al 3% stabilito da Bruxelles.
L’uomo è messo alle strette. Rischia lo sforamento del deficit e dei parametri di Maastricht e i Gilets continuano.
Grande dibattito nazionale, 15 gennaio 2019
- Voglio mettere fine alla contestazione con un dibattito nazionale, destinato a durare due mesi. - esordisce Macron. – Con questa consultazione voglio tracciare i desideri dei francesi intorno a quattro temi: pensioni, fiscalità, potere d’acquisto e servizi pubblici.-
In un borgo di 3.800 anime, Macron riunisce 600 sindaci della Normandia a Bourgtheroulde e annuncia l’inizio del dibattito nazionale sotto la regia di 5 garanti. Dalle 15.00 alle 22.00 per 7 ore, con una breve pausa, risponde a tutte le domande, con toni e modi familiari, non formali, senza giacca, in maniche di camicia tra la gente. Monopolizza il dibattito come se ci fosse un problema. Sa bene che è lui il problema e che si deve discutere su temi scelti solo da lui, non certo proposti dai Gilets gialli. Acca nisciuno è fesso.
E nessuno parla di lavoro e nei sondaggi, sempre bassa, la sua quota sale di 5 punti al 24%.
I danni
Dal 17 novembre al termine di otto sabati di chiusura dei negozi, di blocchi dei Centri commerciali e di distruzione delle infrastrutture urbane, prende forma una prima valutazione economica delle conseguenze dei raduni e delle proteste dei Gilets gialli.
A fine dicembre si parla di un costo di circa €1 miliardo. Il gruppo Vinci (strade, costruzioni e concessioni) per ogni mese ha stimato in decine di milioni di euro i danni sull'intera rete viaria.
A questi si sommano, per le 25 città maggiori coinvolte, 250 siti colpiti ogni giorno dai dimostranti con distruzione di sei edifici, di 33 veicoli di emergenza, di 15 interscambi e piattaforme di pedaggio e degrado di molte arterie, vandalismo a telecamere di sicurezza, pannelli, cartelli e rimozione di centinaia di tonnellate di spazzatura nei campi allestiti dai manifestanti. Le Ferrovie valutano danni in diverse decine di milioni.
Chi paga?
La fattura pare venga divisa tra lo Stato, le Amministrazioni locali e le Assicurazioni. Assicuratori e società private coinvolte possono rivalersi sullo Stato per finanziare parte dei danni, purché lo Stato accetti di pagare, in attesa di un disegno di legge ad hoc.
È scontato che i soldi per coprire i danni escano dalle tasche dei francesi, costringendoli a sottoscrivere un’adeguata assicurazione e creando un fondo di garanzia per le vittime di qualsiasi danno a proprietà pubblica o privata.
Per affrontare il danno diretto o i mancati incassi causati per finestre rotte, locali incendiati, negozi saccheggiati, saracinesche abbassate per sicurezza, gli assicuratori coprono il margine non realizzato dalla chiusura del negozio, ma il problema è che chi ci perde è il commerciante, qualunque cosa accada.
Si applica una franchigia deducibile, equivalente di solito a tre giorni con una garanzia chiamata impossibilità di accesso che permette di recuperare una parte del margine, a condizione che i locali siano isolati e distanti poche centinaia di metri dalla sorgente degli eventi.
Gli assicuratori sanno bene come proteggersi. A nessuno è passato per la testa di fare pagare un centesimo ai Gilets gialli: non hanno forma giuridica, non hanno un amministratore imputabile, sono una massa incontrollata di esseri con un gilet giallo e manifestano per rabbia, più che per volontà di fare e di andare avanti. E chi li tocca? Basta che non passino i limiti.
Le perdite economiche
Lo Stato. Perdita di 0,1 punti di crescita nell'ultimo trimestre 2018, annunciata lunedì dal Ministro dell'Economia. Bilancio catastrofico per Bruno Le Maire che al momento si è rifiutato di rivedere la crescita al ribasso per l'intero anno, prevista dal Governo all'1,7%.
Per il quarto trimestre la Banca di Francia ha stimato un tasso di crescita del PIL dimezzato allo 0,2% contro il precedente 0,4%.
Cancellare l'aumento della tassa sul carbone, registrata la scorsa settimana, ha avuto un peso stimato a €4 miliardi nel 2019. Altri dispositivi, come il raddoppio del premio per la conversione di fonte energetica, sono già stati votati.
Macron potrebbe ancora annunciare nuove misure lunedì sera e calcolando gli impegni previsti per la riforma, il totale è aumentato a €12-15 miliardi.
I Comuni. Il sindaco di Parigi valuta il danno a €3-4 milioni per arredo urbano, transenne e recinzioni tagliate, pannelli elettrici strappati, manti stradali rimossi. €1 milione per il degrado dell'Arco di Trionfo. Non ancora stimate le Tuileries, i negozi e le auto inservibili. In totale 175 finestre di pensiline e insegne pubblicitarie distrutte.
Il costo del danno dell'8 dicembre non è ancora noto. Tolosa, città particolarmente colpita, ha stimato a €1 milione il danno fino alla data, con un costo di almeno €300.000 per rinnovare la rete di trasporto pubblico locale.
I negozi. Il commercio è il settore più colpito a causa della chiusura dei negozi, molti per ragioni di sicurezza. Si sono registrati saccheggi a Parigi, Bordeaux, Tolosa e a Saint-Etienne un ipermercato è stato completamente incendiato. Blocchi stradali hanno impedito le consegne.
Per un mese e sabato scorso, l’afflusso ai centri commerciali francesi è diminuito del 16,8%. Nei precedenti sabati, il 1° dicembre la presenza era calata del 14% e il 24 novembre del 15%.
Dati preoccupanti nel periodo natalizio generalmente favorevole agli acquisti. A Parigi le Galeries Lafayette hanno avuto una perdita di decine di milioni di euro. Nel quartiere dell'Opera, in un mese perdita del 25-30% del fatturato. La distribuzione di massa ha stimato le perdite nelle prime tre settimane di proteste a circa €1 miliardo. I negozi di giocattoli hanno calcolato una perdita netta di €120 milioni.
Altri settori. Il turismo è un settore pesantemente colpito dalle proteste dei Gilets gialli. Il richiamo di Parigi è in caduta libera con cancellazioni in massa di turisti per le festività di fine anno. Il 4 dicembre, 35.000 pernottamenti erano già stati annullati per il mese, con un calo delle prenotazioni del 30-35%. L'effetto ha colpito anche i ristoranti, con perdite di fatturato del 20-50%.
Gli autotrasportatori, hanno avuto i camion bloccati nei chilometri di code creati dalle barriere e perdite operative del settore stimate in oltre €400 milioni in un mese. L'Associazione nazionale delle industrie alimentari ha registrato pesantissime perdite per l'intero settore agroalimentare per un ammontare di €13,5 miliardi.
Il Consiglio nazionale dei Centri Commerciali ha valutato a circa €2 miliardi le perdite per il commercio francese con calo di attività per le imprese in media del - 25%, e punte a -50%, - 70% e in alcuni casi a - 90%. Nel frattempo gli investitori stranieri stanno alla finestra: in una settimana, il CAC 40, indice della borsa di Parigi, ha ceduto il 5%.
Morti, feriti, arrestati
In totale 14 morti tra incidenti in auto e moto, negli scontri e ai blocchi stradali.
Tra questi una donna colpita in casa dallo scoppio di lacrimogeni mentre chiudeva le imposte e un’altra per infarto in uno scontro.
1.700 i feriti di cui circa 200 tra agenti, gendarmi e vigili del fuoco, per colpi ricevuti, aggressioni e intossicazione da lacrimogeni; un centinaio i feriti gravi e 10 gli invalidi permanenti per i colpi da flashball. Trasmesse da Nathalie 20 foto raccapriccianti dei volti delle persone devastati dai proiettili di gomma sparati a 360 km/ora.
Secondo i dati della Prefettura e del Ministero, 5.405 gli arresti su 25 città coinvolte in tutta la Francia, la metà rilasciati dopo il fermo.