Brice Marden (Bronxville, NY, USA, 1938 - ) - Event (2004-7)
Li abbiamo lasciati lavorare - 3
Terza e ultima puntata - Di Maio e i Grillini: Non ci resta che piangere
di Tito Giraudo
Riconosco di essere stato fortemente prevenuto nei miei giudizi sui Grillini.
Mi sono stati antipatici a pelle e quando qualche amico o conoscente si dichiarava un loro fan, mi riusciva difficile comprendere le motivazioni. Naturalmente, il mio è stato un meccanismo irrazionale poiché un Movimento che in pochi anni sale alla ribalta politica non è liquidabile con poche battute.
Faccio dunque ammenda cercando di farmi capire e nel frattempo capire…
Parlare dei Grillini non può prescindere da quello che erano ieri rispetto a quello che sono oggi.
Non si era mai vista una mutazione così rapida. Sono bastati due turni elettorali e un anno e mezzo di Governo perché coloro che si proclamavano: giovani, puri, innovatori, cambiassero radicalmente. Nati a sinistra, sono tornati all’alveo. In una cosa non sono cambiati: erano eterodiretti e lo sono tuttora.
Ci eravamo illusi che Beppe Grillo avesse mollato la presa, forse stanco delle sue creature poiché la totale insipienza del capo (ho vergogna di mettere la maiuscola), parlo naturalmente di Di Maio aggiunto ai troppi ex nullafacenti diventati improvvisamente parlamentari (anche in questo caso “p minuscola), hanno indotto l’ex fustigatore dei costumi (altrui) a tornare da dove era Partito: la sinistra (s minuscola dal momento che questi ultimi sono andati a Canossa).
Se devo essere obiettivo, le responsabilità di questa corte di miracolati e dei due reggitori esterni, non sono nulla confronto a quella fetta di intellighenzia italica che ha creato le condizioni perché costoro nascessero e si sviluppassero.
Diciamo la verità, gli intellò non hanno mai digerito la dipartita del glorioso (g minuscola) Partito Comunista. Quel burlone del Cavaliere, in pochi mesi distrusse la gioiosa macchina da guerra, costruì una Destra a trazione moderata, mise insieme il diavolo con l’ostensorio e li sbaragliò.
La cosa è ancora più risibile è che quello che è stato un imprenditore geniale, ora che possiamo fare un’analisi del suo ventennio, si può affermare che il politico non vale nemmeno una spanna dell’imprenditore. Nonostante gli si debbano riconoscere anche molti meriti condivide con la sinistra nazarenica il demerito se sono nati e prolificati i Grillini (per non parlare dei leghini).
Uno che si credeva il genio della comunicazione, qui ha toppato di brutto.
Chi sono dunque i padri e le madri che, da super progressisti non hanno fatto un figlio copulando allegramente, ma hanno adottato l’utero in affitto di un comico e come levatrice un “mattonzolo new age” informatico di mezza tacca?
In primis: la Magistratura forcaiola (m minuscola) che non contenta di aver distrutto i vecchi Partiti, partorì Di Pietro e quell’Italia dei Valori che la sinistra si affrettò di portare al Governo.
Poi: i giornalisti capitanati da Repubblica, non tanto per simpatia verso Grillo, quanto per l’odio viscerale verso Berlusconi che aveva avuto l’ardire di scalare il loro gruppo editoriale nato da un incauto regalo di Adriano Olivetti e sviluppatosi grazie all’intuizione scalfariana di cambiare il DNA dei Comunisti, persino di più di quello che nel 94 fece il Berlusca.
Anche la stampa cosiddetta borghese non è stata da meno.
Il 68 tra i tanti danni che ha fatto al Paese, ha riciclato i sessantottini (solo quelli di lignaggio) nelle redazioni dei giornali. Quelli che vedevano solo i ladri in casa socialista pensando che eliminati i craxiani sorgesse un nuovo sol dell’avvenire ma ritrovando …..il Cabibbo.
La nascita del PD officiata da uno dei due fratelli De Rege ex comunisti, per intenderci quello che non era mai stato comunista dopo aver fatto il segretario del PCI e il direttore dell’Unità, ha segnato l’ufficializzazione di questa nuova sinistra e dell’unione di due demagogie in politica, poiché agli ex trinariciuti si sono uniti i “cattolici de sinistra” che in quanto a vuota demagogia hanno sempre brillato, anche se ai tempi della DC parteciparono allegramente alla greppia.
Se poi a questi aggiungiamo il Sindacato, il quale dal dopo guerra in avanti, una giusta non l’ha mai fatta, se non quella di creare la casta sindacale (per fortuna in via di estinzione), possiamo capire come mai gli italiani in maggioranza, o si astengono, oppure votano colui che le spara più grosse.
Il tutto è stato complicato dalla Rete, che sicuramente cambierà in meglio il mondo ma che il suo uso in politica ha dato l’illusione alla “ggente” di poter contare, di essere nell’agorà ateniese, ritrovandosi in una piattaforma neanche tanto evoluta come quella pentastellata, credendola l’alternativa alla nostra scassatissima ma pur sempre, per ora, Democrazia Rappresentativa con annessi e connessi.
Quale è il metodo adottato? Prendere un problema complesso dando risposte semplicistiche e finalizzate al consenso.
Non sono così pirla da non sapere, cari amici futuristi che qualche volta spaccate il capello in quattro, che Berlusconi e Berluschini, gabellavano per riforme liberali: l’acqua tiepida, sconfiggevano pure loro la povertà, (il vero inventore dalla card dei poveri è stato proprio il Berlusca), per non parlare dei fantomatici aumenti delle pensioni di cui io e molti altri non ci siamo mai accorti.
Ma dopo aver dato a Cesare quel che fu di Silvio, devo dire che la destra berlusconiana, in confronto a quello che è stato il Governo giallo verde furono grandi statisti.
Di Maio è l’emblema del popolo grillino. Non mastica di storia, di geografia, in italiano è da matita rossa, l’inglese non lo sa e quando subentra al padre nell’azienda di famiglia non si accorge dei lavoratori in nero e degli abusi edilizi.
Per carità, tutte cose comuni alla maggioranza degli italiani ma non si pensava che costui potesse diventare: Vice Presidente della Camera, capo politico di un movimento diventato il Partito di maggioranza relativa, Vice Presidente del Consiglio e in contemporanea Ministro con due importanti dicasteri.
Ora, dopo aver portato il suo Partito a dimezzare i voti alle europee invece di dimettersi, ha ricevuto in premio il Ministero degli Esteri, sperando che almeno: faccia full immersion imparando l’inglese, scopra la differenza tra il Cile e l’Argentina e non si fidi più del “Che Guevara de nojaltri” informandosi della vera natura e soprattutto dei veri obbiettivi dei Movimenti contestatori in giro per il mondo.
Intendiamoci, prendersela con il Nostro è da carogne. Quando mai avremmo detto di no a tutto sto ben di Dio, gloria, fama, scorte, auto con chauffeur e (credo) agiatezza?
Io confesso di essere diventato Socialista perché la fabbrica mi stava stretta e in seguito non ho detto mai di no alle mie (piccole e scarsamente retribuite) scalate politiche e sindacali, per cui capisco il nostro azzimato ragazzotto. Gli scemi sono tutti gli altri.
Tornando all’intellighenzia di sinistra cui a suo tempo andava bene baciare la pantofola di Togliatti o peggio di Stalin. Quando i Piddini, alla disperazione, si sono decisi al compromesso con il Cavaliere, costoro hanno dato il via alla delegittimazione anche di questo Partito veramente mai nato.
Già, a pensarci bene, il PD è stato l’antesignano del Contratto Giallo Verde. Un compromesso, porta sovente alla sintesi anche virtuosa, un contratto dove ognuno fa salve le proprie prerogative porta al disastro.
Mai con la vecchia politica! Rovesceremo il parlamento come un calzino. Non siamo legati alle poltrone e dopo due mandati torneremo a casa. No a questa Europa. Sfido chiunque, alla luce dei fatti, a dichiarare che tra le tante incoerenze e cambiamenti repentini della politica in generale, quella Grillina le superi tutte.
Passare dalla Lega al PD facendo finta di consultare gli iscritti della misteriosissima e incontrollatissima piattaforma Rousseau, gabellando una scelta dettata dalla disperazione come una svolta politica, ritrovando in meno di una settimana l’originale matrice di sinistra, è da ricovero al padiglione dei neurodeliri in compagnia naturalmente di quegli scappati di casa del PD e di LEU.
Vi ricordate la scena allucinante dello streaming tra il filosofo reggiano Bersani e i Grillini? Le pernacchie pubbliche che a suo tempo hanno fruttato ai Grillini le simpatie italiote?
A proposito, dov’è finito lo streaming? La casa di vetro? Già nelle trattative con Salvini e ora con gli ex odiati Piddini sono diventati riservati, fanno le assemblee a porte chiuse. Insomma, sono come tutti gli altri……
Se per Salvini ho cercato, magari maldestramente, di analizzare e approfondire. Francamente, per i “five star” l’ho messa giù spiritosa, anche se come titolava un bel film con Troisi e Benigni:
Non ci resta che piangere!