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Tre articoli sul conflitto in Israele, Libano e Palestina, costruiti a partire da informazioni colte nei luoghi degli scontri. Toccano due eventi recentissimi, il mandato di arresto di Netanyahu, da una settimana ufficialmente ricercato internazionale e il cessate il fuoco in Libano annunciato alla Tv israeliana dal Primo Ministro israeliano. I dettagli esaminati, i loro effetti e gli sviluppi possono aprire nuovi spiragli di crescita e evoluzione del domani delle Nazioni e della convivenza delle genti.
Benjamin Netanyahu, ufficialmente un ricercato internazionale
di Vincenzo Rampolla
21.11.2024
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha convalidato le richieste di arresto presentate dal procuratore generale Karim Khan nei confronti di Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant e Mohammad Deif per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel conflitto a Gaza: primo esempio di mandato di arresto nei confronti di esponenti di una democrazia occidentale, come viene comunemente definita Israele. Recenti sviluppi, tra cui l’apertura di indagini in Afghanistan (2020), l’emissione di mandati di arresto per esponenti del Governo russo nel conflitto ucraino (2024) indicano un deciso cambio di approccio e un ruolo della Corte nel condurre una lotta all’impunità in maniera indipendente e senza discriminazioni.
Che significa essere ufficialmente un ricercato internazionale? Non implica la sua colpevolezza e per l’emissione di un mandato di arresto, la CPI valuta se sussistono fondati motivi per ritenere (Articolo 61 Statuto CPI) che siano stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità. L’onere della prova diventa più alto durante il processo, per cui bisogna che la Commissione crimini dimostri ogni oltre ragionevole dubbio (Articolo 66 Statuto CPI). L’emissione di un mandato d’arresto tuttavia non è senza conseguenze. Tutti gli Stati membri dello Statuto della Corte hanno da oggi l’obbligo giuridico di collaborare per consegnare il Primo Ministro israeliano alla giustizia e sottoporlo a processo. Notevole il danno non solo alla reputazione, ma anche pratico: se egli viaggia nel territorio di uno degli Stati Parte, le Autorità saranno tenute ad arrestarlo. Punto.
Scoppia scomposta la reazione degli Usa che hanno fatto capire di non aver compreso le motivazioni alla base della decisione della Corte, mentre per Josep Borrell, commissario UE alla politica estera, la decisione vincola tutti gli Stati UE e la posizione della Presidente della CE von der Leyen e di alcuni Stati membri sembra molto più cauta. La Germania, al centro di pressioni politiche interne e internazionali per il sostegno militare ad Israele, non ha dato un parere netto. Anche la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni si è mostrata attendista, dovendo conciliare tra le contrastanti posizioni espresse dai membri della maggioranza di Governo. Va detto che all’emissione dei mandati della CPI si affianca il recente parere della Corte Internazionale di Giustizia, che ha accertato l’illegalità dell’occupazione israeliana e l’obbligo degli Stati di cooperare per porvi fine. Risultato in tale contesto? Da oggi sarà impossibile continuare a sostenere Israele attraverso l’invio di armi, senza essere accusati di complicità nel mantenimento di un regime di occupazione illegale, di segregazione razziale e aggiungo nel compimento ora di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Veniamo al sodo: di che si parla?
Può la Corte esercitare giurisdizione anche sui crimini commessi da cittadini di uno Stato che non è parte dello Statuto, come è il caso di Israele? Sì, emerge dagli articoli della CPI, che in questo caso segue il criterio della territorialità: è sufficiente che una condotta venga compiuta sul territorio di uno Stato Parte, come la Palestina, divenuta una Stato parte della CPI nel 2015; la Camera Preliminare della Corte ha accertato inoltre nel 2021 che si tratta effettivamente di uno Stato e che la giurisdizione si estende anche ai territori occupati, tra cui Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Per quanto riguarda i crimini commessi da Hamas sul territorio israeliano, la Corte è abilitata a esercitare la sua giurisdizione sulla base di un criterio ad personam (Articolo 12.2-b), che permette la giurisdizione sui crimini internazionali che siano commessi dai cittadini di uno Stato parte dello Statuto, indipendentemente dal collegamento territoriale.
Per le richieste di arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant va detto che i mandati di arresto non sono ancora stati resi pubblici. Ciò serve per mantenere la riservatezza e l’integrità delle indagini, nonché la protezione dei testimoni coinvolti. Le informazioni disponibili alla data attuale derivano da due comunicati stampa della Corte penale, uno relativo ai mandati emessi contro alti ufficiali israeliani e l’altro riguardante il capo militare di Hamas, diffusi sia nell’interesse delle vittime, sia perché alcuni dei crimini contestati sarebbero ancora in corso.
Gli elementi portati dal Procuratore fanno riferimento al periodo temporale che intercorre tra l’8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024 con Netanyahu e Gallant accusati di crimini di guerra, tra cui l’uso della fame della popolazione civile come metodo di guerra e gli attacchi intenzionali contro civili. Il diritto dei conflitti armati deve essere rispettato da tutte le parti coinvolte in un conflitto, anche quando il conflitto è iniziato perché uno Stato deve difendersi da un attacco armato altrui, come è il caso del conflitto a Gaza. La Corte ha valutato che esistono prove sufficienti per affermare che gli alti ufficiali israeliani avrebbero intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di elementi indispensabili alla sopravvivenza, tra cui provviste, acqua, medicine, carburante, elettricità, e aiuti umanitari forniti dalle organizzazioni non governative, senza che tali privazioni fossero giustificate da una chiara e distinguibile necessità militare, causando la morte di civili, compresi bambini, causata da malnutrizione e disidratazione.
Parla la terminologia adottata nel comunicato della Corte, che fa riferimento alla creazione di conditions of life calculated to bring about the destruction of part of the civilian population in Gaza. (Articolo 3, lettera c). I crimini per i quali è stato richiesto l’arresto si riferiscono al periodo di tempo che va fino al 20 maggio 2024. Le indagini in Palestina stanno proseguendo per altri crimini commessi non solo a Gaza, ma anche nelle altre aree rientranti nella giurisdizione della Corte, tra cui la Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Per la richiesta di arresto nei confronti di Mohammad Deif, il Procuratore Generale della CPI aveva originariamente richiesto anche l'arresto di tre leader di Hamas: Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, meglio noto come Mohammad Deif, Yahya Sinwar, ex capo di Hamas nella Striscia di Gaza, e Ismail Haniyeh, ex capo dell'Ufficio politico di Hamas. Le richieste per Sinwar e Haniyeh sono state ritirate, confermate dal loro decesso, mentre per quanto riguarda Deif, non ci sono ancora notizie ufficiali. In particolare Mohammad Deif è accusato di gravi crimini di guerra e contro l’umanità, tra cui omicidio, sterminio, tortura, stupri, altre forme di violenza sessuale, trattamenti crudeli, cattura di ostaggi, offese alla dignità personale.
I mandati d’arresto verranno eseguiti e i ricercati consegnati alla giustizia? Come procedere in pratica? La CPI non dispone di un proprio apparato esecutivo e dipende dalla collaborazione degli Stati per l’esecuzione degli arresti. Gli Stati, in base allo Statuto della CPI, hanno l’obbligo giuridico di cooperare per procedere all’arresto delle persone indicate e consegnarle alla giustizia (Articoli 86 e 89). Contravvenire costituisce un illecito (Articolo 87), per il quale la Corte può chiedere il deferimento dello Stato inadempiente all’Assemblea degli Stati Parte. Attualmente sono 124 gli Stati parte dello Statuto, il che rende la libertà di movimento internazionale di Netanyahu, Gallant e Deif molto più limitata. Tra i territori vietati rientrano tutti i Paesi membri dell’UE e la maggior parte dei paesi africani e del centro America, mentre resterebbero al di fuori di questo gruppo Stati Uniti, Russia, Cina e parte dell’Asia centrale e meridionale.
Nessun mandato di arresto emesso dalla CPI nei confronti di capi di Stato ha finora portato alla consegna dell’indagato alle autorità. Vale per Vladimir Putin, contro il quale è stato emesso un mandato d’arresto oltre un anno fa, ma che non è ancora stato consegnato alla giustizia penale.
Lo Statuto CPI non ammette amnistie per questi crimini. Netanyahu e Gallant vivranno il resto della loro vita da ricercati.
I mandati di arresto potrebbero segnare un significativo cambiamento nell’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti di Netanyahu, spingendo gli Stati a valutare l’adozione di sanzioni. L’Articolo 7 del Trattato sul commercio delle armi, al quale aderiscono Stati come Germania e Regno Unito, proibisce l’esportazione di armi se esiste il rischio che possano essere utilizzate per commettere violazioni del diritto internazionale umanitario, come quelle di cui è indagato Netanyahu, secondo le valutazioni della CPI.
In ogni caso, questi mandati di arresto rivestono un’indiscutibile valenza simbolica. L'accertamento, anche solo parziale, della responsabilità penale di un capo di Stato racchiude un valore intrinseco, indipendente dal fatto che l’imputato possa effettivamente comparire dinanzi a un’aula di tribunale: la giustizia internazionale è presente, determinata a seguire il proprio corso, e ribadisce che nessun potere è così grande da poterla eludere o superare.