Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Daniel Patrick Kessler (USA, 1956 - ) - The White House

 

Elezioni del Parlamento dell’Autorità Palestinese e Biden

di Vincenzo Rampolla

 

Mentre l'Amministrazione Usa dice di proteggere la società civile palestinese riducendo gli arresti di blogger e dissidenti, la leadership palestinese si muove in direzione opposta.

Mentre Biden afferma di voler rafforzare le organizzazioni della società civile palestinese, la dirigenza palestinese sta lavorando per serrare la sua presa su queste organizzazioni.

E non basta. Abu Mazen (Abbas), Presidente dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), Presidente dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), leader di Fatah, movimento politico e paramilitare palestinese parte dell'OLP e Capo dello Stato della Palestina dal 2008, invece di essere coinvolto e obbligato a legittimare le sue misure repressive e il suo regime assolutista, continua a essere aiutato finanziariamente.

È un dato di fatto.

Mohammad Shtayyeh, da due anni primo ministro dello Stato della Palestina, secondo il quotidiano The New Arab ha avuto una conversazione con un delegato dell’Amministrazione di Biden l’indomani dell’investitura. In particolare, Abbas ha riferito di essere disponibile a portare avanti un processo di pace giusto e ben disegnato, in grado di soddisfare le aspirazioni del popolo palestinese e il loro desiderio di libertà e indipendenza.

Da una nota interna si apprende che gli Usa stanno pianificando la ripresa degli aiuti finanziari incondizionati ai palestinesi a partire da aprile 2021. Ciò significa sostenere Abbas e i suoi collaboratori prima delle elezioni e consentire loro di intensificare la loro campagna di intimidazione contro qualsiasi candidato che si azzardi a chiedere riforme o la fine di una dilagante corruzione. Secondo un rapporto della Corte dei Conti dell’UE, tra il 2008 ed il 2012 sarebbero andati dispersi oltre $3 miliardi di aiuti alla Palestina. La Banca Mondiale nel 2010 ha denunciato l’esistenza di 13 mila impiegati statali fantasma, per non parlare delle imprese di costruzione e di pubbliche relazioni dirette da Yasser e Tareq, figli di Amina Abbas, moglie di Abbas, che hanno ottenuto contratti principali e secondari di milioni di dollari, nel quadro degli aiuti dell’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale (USAID) per sussidi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. In un’audizione tenutasi a luglio 2012 alla Commissione affari esteri della Camera dei Rappresentanti Usa, l’establishment politico palestinese è stato accusato di cleptocrazia cronica, con il dito puntato direttamente contro Abbas e i membri della sua famiglia.

Il Presidente Biden sta per iniettare nelle casse di Abbas una prima tranche di $100 milioni per sostenerlo a fare fronte a nuovi avversari politici, giovani e agguerriti e per continuare a mantenere il suo governo autoritario sui palestinesi. Una volta incassati, Abbas non rinuncerà a intensificare le misure repressive contro i rivali e i dissidenti del suo operato, per assicurarsi che lui e la sua fazione Fatah trionfino alle elezioni.

Le elezioni parlamentari palestinesi sono state fissate il 22 maggio 2021, mentre il voto per la presidenza dell'ANP è previsto al 31 luglio. Domenica il comitato elettorale centrale ha approvato 36 liste, il triplo di quelle del 2006, con il 93% degli aventi diritto al voto già registrati per votare, secondo Ghassan Khatib, ex ministro e ora Direttore del Centro Studi Jerusalem Media & Communication Centre. L’attenzione rimane comunque concentrata su 4 liste: quella unica di Hamas e 3 liste che si contendono l’elettorato di Fatah. Novità e incubo delle elezioni per Abbas è la vera sfida interna alla sua gestione monocratica delle organizzazioni con la lista emergente di Marwan Barghouti e Nasser al-Qidwa.

Il 31 marzo, a 24 ore dalla scadenza della presentazione delle liste elettorali, si è materializzata la peggiore delle sorprese per Abbas: l’apparizione di Marwan Barghouti, 61 anni, denominato il "Mandela palestinese". Dal carcere israeliano dove sconta cinque ergastoli come mandante di attentati terroristici contro militari e civili israeliani durante la Seconda Intifada, rappresentato nella lista dalla moglie Fadwa, ha presentato una sua lista insieme a Nasser al-Qidwa, nipote di Yasser Arafat, ex leader dell'OLP. La lista Qidwa-Barghouti per Abbas è una reale spada di Damocle, oltre a quella della Corrente democratico-riformista di Fatah di Mohammad Dahlan, potente rivale storico che dal 2011 vive in esilio ad Abu Dhabi. Obiettivo di Barghouti è preparare il terreno per un tiro mancino, in vista della candidatura diretta alle presidenziali di luglio.

In un promemoria interno presentato il 1° marzo dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken, si legge: Mentre ripristiniamo le relazioni degli Stati Uniti con i palestinesi, il corpo politico palestinese è a un punto di svolta mentre si avvia verso le sue prime elezioni da 15 anni.

Il promemoria reintroduce alcune delle questioni che le gestioni di George W. Bush e Barack Obama avevano sostenuto, come il rafforzamento delle istituzioni palestinesi, compresa la società civile e gli organi di controllo dei media. Oltre alla ripresa degli aiuti finanziari statunitensi ai palestinesi il documento sottolinea l’intenzione di promuovere le prospettive di una soluzione negoziata a due Stati. Invece di rafforzare il ruolo delle organizzazioni, la leadership palestinese sta ostacolando il loro lavoro imponendo severe restrizioni agli stessi palestinesi e invece di rafforzare le libertà pubbliche e portare la democrazia al suo popolo, sta punendo duramente chi disapprova le sue linee politiche.

Recentemente, le organizzazioni hanno espresso il loro fermo rifiuto ai tentativi della leadership dell’ANP di imporre severe restrizioni al loro lavoro. Tale reazione è nata dalle organizzazioni che stavano rispondendo a un recente decreto emesso da Abbas con l’obiettivo di trasformare di fatto le organizzazioni non governative palestinesi (ONG) in istituzioni controllate dal Governo. Nel decreto di Abbas alle organizzazioni si richiede di presentare al governo ANP un piano d'azione annuale e una valutazione del relativo budget.

Che significato ha questa richiesta?

Che le organizzazioni saranno costrette a lavorare per il Governo dell'ANP, non più secondo la loro visione, la missione, gli obiettivi o i programmi. In una dichiarazione congiunta diverse organizzazioni della società civile palestinese hanno dichiarato: Questo [decreto] mina la professionalità, l'indipendenza e la libertà dell'attività civica, compreso il suo ruolo di monitoraggio delle prestazioni dell'autorità esecutiva e il suo obiettivo di ritenere questa autorità responsabile delle sue violazioni. Questa legge per decreto è stata emanata nell'ambito di diverse leggi per decreto in corso che sono redatte in piena segretezza e a porte chiuse... La legge ostacola il diritto di riunione e di organizzazione oltre al diritto di esercitare attività indipendenti dai Ministeri e dall' autorità dell’Esecutivo... La suddetta legge per decreto viola la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (articolo 20) e il Patto internazionale sui diritti civili e politici (articolo 22), che conferma il diritto fondamentale di libertà di associazione, indipendenza delle attività e fonti finanziarie. Viola diverse risoluzioni emesse dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, tra cui la Risoluzione (22/6) del 21/03/2013, che invita gli Stati a non ostacolare l'indipendenza funzionale delle associazioni e a non imporre restrizioni alle potenziali fonti di finanziamento in un contesto discriminatorio.

Le repressioni di Abbas contro le ONG palestinesi si sono acutizzate durante i preparativi palestinesi in corso per queste elezioni generali e fanno parte della manovra di Abbas di ingraziarsi l'Amministrazione Biden e presentarsi come un leader che ha a cuore democrazia e elezioni giuste e corrette. L’elemento chiave è la disperata ricerca di finanziamenti statunitensi per preservare il suo regime e restare al Governo fino al suo ultimo giorno. I tempi scelti da Abbas per sferrare la mossa contro le organizzazioni non sono affatto casuali; con l’approssimarsi del voto l'85enne Abbas vuole assicurarsi di non essere avvelenato da critiche avverse a lui e al suo regime, teme che le organizzazioni che non sono direttamente sotto il controllo del suo Governo possano criticare  lui o il suo operato alla vigilia delle elezioni. Va sottolineato che nel promemoria di Biden vengono trascurate e totalmente ignorate le azioni repressive di Abbas contro le organizzazioni. Per questo Abbas si sente libero di estromettere qualsiasi palestinese che si azzardi a mettersi contro di lui o a sfidare le sue direttive politiche.

L'ultima vittima delle manovre del Presidente Abbas volte a sopprimere i suoi avversari è stato proprio Nasser al-Kidwa, ex Ministro degli esteri dell'Autorità Palestinese. È di pochi giorni, all'inizio di aprile, la sua espulsione da Fatah da parte di Abbas. Ha anche sospeso i finanziamenti dell'ANP all'organizzazione Yasser Arafat Foundation diretta da Kidwa. Ha poi sollevato Kidwa dal suo ruolo di Presidente della Fondazione e ha ordinato l'arresto di Qadri Ataya, la sua guardia del corpo. Hassan Asfour, ex ministro del gabinetto palestinese e editore di Amad, sito web di notizie palestinesi, ha denunciato le misure di Abbas contro Kidwa qualificandole di  bullismo politico. La rivalsa di Abbas è nata in risposta alla decisione di Kidwa di formare la sua lista per candidarsi alle elezioni. Kidwa è membro del Comitato Centrale di Fatah, il più alto organo decisionale della fazione di Abbas. Abbas è montato su tutte le furie perché Kidwa ha deciso di presentarsi con una sua lista separata insieme a Barghouti e non come parte della lista di Fatah capitanata da Abbas.

Insieme a Kidwa, anche un gruppo di funzionari di Fatah ha in programma di candidarsi con liste separate. I funzionari chiedono un cambiamento radicale del sistema politico palestinese, spronati dalla necessità di porre fine alla dittatura di Abbas. Le misure punitive di Abbas contro Kidwa mirano a dare un avvertimento a questi funzionari, se dovessero fuoruscire dalla lista guidata da Abbas. In parole povere, Abbas sta annunciando che chiunque lo sfidi, verrà espulso da Fatah e resterà senza aiuti finanziari e senza lavoro.

Rimane sempre l’incognita della data delle elezioni. Non sarebbe infatti la prima volta che le elezioni annunciate verrebbero annullate, esattamente come avvenuto per la riconciliazione tra Fatah e Hamas, le due fazioni avversarie che governano rispettivamente Cisgiordania e Striscia di Gaza, tuttora incapaci di trovare la via della pacificazione nazionale dai tempi della guerra civile del dicembre 2006 - giugno 2007. Via impensabile e inattesa, visto l’assurdo iato elettorale di 15 anni e lo strapotere di Abbas, insostenibile ormai sul piano internazionale.

Hamas si presenta con la lista Gerusalemme è il nostro destino e con il FPLP (Fronte Popolare di Liberazione della Palestina) respinge tutti gli accordi firmati tra Israele e l'OLP, inclusi quelli di Oslo del 1993. I due gruppi terroristici non hanno problemi a partecipare a un'elezione che si tiene sotto l'egida di tali accordi. Dicono che si sono impegnati a continuare la lotta contro Israele e non hanno assolutamente l’intenzione di riconoscere il diritto di Israele di esistere. Abu Zhuri, incaricato di Hamas, dice apertamente: Partecipiamo al voto per dichiarare guerra a Israele: la vera soluzione al problema è la Jihad, la guerra santa.

Oltre oceano, Ned Price portavoce del Dipartimento di Stato, il 1° aprile ribadisce in una conferenza: L’importanza dei partecipanti al processo democratico delle elezioni di rinunciare alla violenza e al terrorismo, riconoscendo il diritto di Israele di esistere.

 

(consultazione: khaled abu toameh - gerusalemme; jerusalem post; washington post; gatestone institute; sharon nizza - la repubblica esteri; the new arab - 1.2.2021)

 

 

Inserito il:22/04/2021 09:24:23
Ultimo aggiornamento:22/04/2021 09:33:47
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