Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Dale Turner (from New Smyrna Beach, FL - United States.) - Capitol Building Washington, DC

 

Gli americani più divisi degli europei sugli aiuti militari all’Ucraina.

Ci mollano la patata bollente?

di Achille De Tommaso

 

Critici circa la guerra in Ucraina, oggi, sono non solo i Repubblicani, ma anche una parte dei democratici.   Due settimane prima che gli americani si recassero alle urne, per il “mid term”, le linee di frattura nelle posizioni politiche sulla questione sono diventate evidenti, con ovvii risvolti sugli alleati europei. Le differenze di propensione alla guerra non sono solo quelle tra democratici e repubblicani; ma forti divisioni appaiono oggi anche all'interno del partito di Biden. Nel frattempo, i repubblicani hanno emesso l’avvertimento che non ci sarà un assegno in bianco per Kiev se riescono a strappare il controllo del Congresso a metà mandato. E l’Europa, sconcertata, non appare avere una sua strategia.

***

Il 25 ottobre 2022, trenta dei 100 membri del Caucus (*) progressista, del Congresso democratico alla Camera dei Rappresentanti, hanno inviato una lettera alla Casa Bianca, in cui chiedevano un cambiamento nella politica nei confronti dell'Ucraina; per incoraggiare una risoluzione negoziata e un dialogo diretto tra Washington e Mosca. La lettera è stata, però, ritirata poche ore dopo, con la giustificazione che era stata consegnata per errore; come ha affermato Pramila Jayapal, presidente del Caucus.

La missiva, scritta dalla fazione più di sinistra del partito, invitava Biden a intraprendere “vigorosi sforzi diplomatici” per un “accordo negoziato circa il cessate il fuoco” in Ucraina. La lettera affermava che i prezzi elevati di cibo e carburante negli Stati Uniti e l'aumento della povertà e della carestia in tutto il mondo sono stati causati dalla guerra in Ucraina, e esortava l'amministrazione a cercare "incentivi per porre fine alle ostilità, inclusa una qualche forma di sgravio delle sanzioni".  

Tuttavia, nonostante la lettera sia stata ritirata e la tempistica del suo rilascio sia stata criticata, i suoi firmatari non hanno indicato di essere in disaccordo con il suo contenuto. Il rappresentante della California Ro Khanna ha invece dichiarato: “Il nostro Paese non dovrebbe mettere a tacere o soffocare il dibattito circa l’opportunità di inviare armi all’Ucraina”. Infatti, mentre la guerra si trascina, e la spesa per gli aiuti militari aumenta, i dubbi all'interno del Caucus democratico hanno cominciato a emergere.  

In parte, come ha notato Khanna, questi dubbi in una certa misura riflettono quelli degli elettori, che suggeriscono che alcuni dei fondi inviati a Kiev potrebbero essere meglio utilizzati contro l'inflazione, e per gli aiuti sociali ai cittadini statunitensi che lottano per sbarcare il lunario.

Tra i repubblicani, poi, questi dubbi sono ovviamente amplificati.  A maggio, quando il Congresso approvò il più grande pacchetto di aiuti per Kiev, 11 senatori e 57 rappresentanti da parte repubblicana votarono contro. Interessante è che, coloro che si opposero al pacchetto di aiuti, chiesero un maggiore controllo sulla destinazione finale dei fondi, e sulle misure di localizzazione delle armi inviate in Ucraina; perché c’è il dubbio generato dalla corruzione in Ucraina.  

Sebbene la maggioranza dei repubblicani, in particolare tra la vecchia guardia del partito, sostenga l'assistenza all'Ucraina, è possibile che le elezioni di medio termine aumenteranno quindi in modo significativo il numero di membri del Congresso che sono contro ulteriori pacchetti di aiuti per Kiev.

La scorsa settimana, il leader della minoranza repubblicana Kevin McCarthy ha promesso che non avrebbe consentito lo stesso tasso di spesa per gli aiuti a Kiev se, come spera e suggeriscono i sondaggi, diventasse presidente della Camera, e, come tale, il numero tre nella linea di successione presidenziale. "L'Ucraina è importante, ma allo stesso tempo non può essere un assegno in bianco", ha affermato.

Al momento in cui scrivo, inoltre, le “news” riportano che Biden sta esortando Zelensky a trattare. Interessante poi l’atteggiamento di Elon Musk, che sta supportando l’Ucraina con StarLink. Ha affermato che sarebbe auspicabile che Zelensky si dia pace sulla Crimea, che è stata sempre terra russa.

E i cittadini americani cosa ne pensano?

In un sondaggio Reuters dello scorso agosto, poco più della metà degli intervistati affermava che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere l'Ucraina. Ma, un sondaggio più recente (**), di settembre 2022, fatto dal Quincy Institute, per conto dell’organizzazione Data For Progress, di sinistra, rilevava che "Gli americani considerano sia più auspicabile che la guerra in Ucraina finisca al tavolo dei negoziati, che sul campo di battaglia”. E c'è quindi un crescente scetticismo sull'approccio di Washington a questa guerra, “focalizzato circa aiuti militari, ma leggero sulla strategia diplomatica", come ha affermato Trita Parsi, vicepresidente del Quincy Institute. "Affermare, come fa Biden, 'aiuteremo l’Ucraina finché sarà necessario' non è una strategia, ma è una ricetta per anni di guerra disastrosa e distruttiva”. Ma d’altra parte i cittadini americani non si preoccupano molto degli affari esteri. Nel sondaggio Quincy, la guerra in Ucraina è l’ultimo dei loro problemi. E quel sentimento è giustificato. La guerra ha avuto un impatto molto minore sugli Stati Uniti rispetto al resto del mondo; perché lì ci sono meno prospettive di carenza di energia o di qualsiasi minaccia fisica diretta dalla Russia.

E l’Europa?

Ovviamente questo nuovo atteggiamento americano è motivo di preoccupazione nelle capitali europee, che sono più vulnerabili degli USA all'escalation dei prezzi delle materie prime, e alla carenza di energia. Ma l’Europa si comporta stranamente: se ascoltate infatti i leader europei, essi confermano il continuo supporto all’Ucraina. Ma nei fatti non è così: Christoph Trebesch, capo del team che compila l'Ucraina Support Tracker, ha affermato che i dati mostrano che gli impegni di aiuti militari europei per l'Ucraina hanno registrato una tendenza al ribasso dalla fine di aprile a oggi. Che sia un segnale non lo so, ma rilevo una crescente tendenza dei media USA a cominciare ad affermare cose tipo: ma l’Ucraina è Europea, perché non lasciamo l’Europa a svangarsela?”. Sorge quindi un dubbio: L’America ci ha imposto: “sanzioni, sanzioni, sanzioni”, “armi, armi, armi”, portandoci alla crisi più nera. Non è che adesso ci molla la patata bollente? Comunque grande confusione strategica all’interno di UE. E ancora una volta ci accorgiamo che ci servirebbe un Ministero degli Esteri Europeo, che si coordini con un Ministero della Difesa Europeo, per rendere la UE meno monca contro i grandi cambiamenti del mondo. Questa attitudine di certo non richiede solo il mero input politico, ma un radicale cambio di mentalità in Europa: da vittima degli eventi, e ancella degli USA, a fautore attivo di un futuro che si cerca di fare migliore. Un passo necessario, perché paesi come la Russia e gli USA non decidono improvvisamente di fermarsi. La loro area di arroganza cresce insieme alle proprie aspirazioni, e questo vale per la Russia come per gli USA, come per la Cina. Serve in Europa il passo federale, oggi più che mai, per reagire a un mondo che sta diventando sempre più instabile e sempre più insicuro. Sta diventando una questione di sopravvivenza, non di utopie. L’Unione Europea non può continuare a vivere come tassello, pedone, sulla scacchiera mondiale di altre grandi potenze. E spaccata al suo interno su questioni fondamentali.

Il mondo è anche conflittuale, ma conflitto non vuol dire necessariamente GUERRA, vuol dire far valere la propria voce. Vuol dire farlo in maniera costante, vuol dire farsi udire - con strumenti di ogni genere - e, soprattutto, vuol dire facendo politica a lungo termine, intervenendo come unitaria voce mondiale sui problemi e sulle cause che li provocano, in maniera razionale, tenendo a mente che dire di no alla Cina ha un costo, e bisogna esserne pronti a pagarne il prezzo; che dire di no alla Russia ha un altro costo, e bisogna esserne pronti a pagare il prezzo; e che, contemporaneamente, lo stesso vale quando si parla agli Stati Uniti.

Ogni attore ha una sua strategia, l’UE non ce l’ha.

°°°

(*) La parola “caucus” deriva, molto probabilmente, da un termine in lingua Algonquia – una tribù indiana che abitava il Nord America prima dell’arrivo dei colonizzatori – usato per indicare il “consiglio degli anziani“. I membri del Caucus non sono eletti, ognuno rappresenta se stesso in quanto appartenente al gruppo e portatore comunque dei propri interessi.

(**) https://www.businessinsider.com/new-poll-signals-americans-are-growing-tired-of-supporting-ukraine-2022-9?r=US&IR=T

 

Inserito il:09/11/2022 10:46:28
Ultimo aggiornamento:09/11/2022 10:52:55
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